Cani Sciorri – Atletica 75

“Atletica 75” (Overdrive), l’ottavo album dei Cani Sciorri, ascolto dopo ascolto si rivela un disco ammantato di nostalgia ma comunque capace di introdurre delle novità nel sound della band di Fossano

Benvenuti, con “Atletica 75” arrivate all’ottavo album della vostra carriera, guardando indietro nel passato, giusto per rimanere in tema con l’atletica, avreste mai immaginato di tagliare questo traguardo?
Ciao, e grazie mille per l’interesse. Sinceramente non abbiamo mai pensato quanti dischi potevamo registrare, diciamo che ogni disco è un traguardo, ma una volta superato e lo si suona un po’ in giro, iniziamo a pensare al disco successivo. Ci piace suonare in saletta, stare insieme, sbevacchiare qualche birra e andare a suonare in giro. Dopo più di 20 anni l’entusiasmo è sempre lo stesso e credo che continueremo fino a che avremo le forze per farlo. Quindi speriamo di tagliare altri traguardi: il prossimo sarà il decimo disco: andiamo in doppia cifra, ahahahah!!!!

Restiamo sul titolo, cosa significa?
Nel 2021 è mancato il padre di Cher, il nostro chitarrista/cantante. Lui ha subito espresso il desiderio di dedicargli il nuovo disco e noi ovviamente non ci siamo tirati indietro. Suo padre era uno sportivo ed è stato il fondatore della società di atletica nella nostra città, Fossano, in provincia di Cuneo. Questa associazione si chiama tutt’ora “Atletica 75”. Ci piaceva molto, ha un suono vintage e retrò come piace a noi ed era perfetto per accompagnare la foto di copertina che ritrae proprio il padre di Cher in una gara di corsa in montagna negli anni ’70.

Il disco è stato condizionato dalla pandemia che vi ha “costretto” a fare tutto con calma, almeno rispetto ai ritmi frenetici che avevate avuto sino a quel momento. Con il senno del poi, lavorare in questa maniera si è rivelata un’esperienza positiva oppure, terminata questa parentesi, tornerete alle vecchie abitudini?
E’ vero la pandemia ci ha costretto a rallentare e a lavorare sulle canzoni in modo diverso. Siamo molto soddisfatti del risultato e probabilmente l’arrangiamento ne ha giovato. Siamo una band molto istintiva, spesso le canzoni nuove escono fuori in una prova, poi le sistemiamo con calma, ma in poco tempo mettiamo in piedi quasi un album. Quando le canzoni non girano le accantoniamo velocemente e se ci mettiamo troppo a trovare una quadra su un giro, un passaggio, una struttura, significa che non funziona e andiamo oltre. Magari poi qualcosa salviamo e lo recuperiamo successivamente per un’altra canzone. Molte canzoni sono nate da giri archiviati in precedenza e han poi preso direzioni totalmente diverse. Ad oggi non sappiamo rispondere con precisione alla tua domanda, lo capiremo solo quando lavoreremo al nuovo materiale. Siamo però sicuri che l’esperienza di “Atletica 75” ci è servita e sicuramente daremo maggiore importanza agli arrangiamenti e alla pre-produzione. Manteniamo però l’urgenza di fare cose nuove e metterci in gioco, anche su territori musicali a noi meno familiari. Ci divertiamo come dei ragazzini ed è questa la cosa più importante.

Al di là dei ritmi di lavoro, quali sono le novità contenute in “Atletica 75”?
Effettivamente qualche novità c’è rispetto ai dischi precedenti. Partiamo dal singolo “Cambogia Zio”. Forse un brano così non lo avevamo mai fatto: suona estremamente “pop” (passateci il termine, abbiamo una concezione un po’ strana del pop, ahahah) ma il brano ha una bella pacca e un bel muro di suono. Una specie di ritorno alle origini dei nostri ascolti da teens, strofa ritornello e via. Un miscuglio tra Nirvana, Placebo, Deftones… chi più ne ha più ne metta, un po’ di melodia non fa male, se usata con equilibrio. Abbiamo poi “Libera Me” dove Cher e Giacco, invertono gli strumenti in un brano piuttosto veloce e dal gusto HC 80s. Non era mai successo in passato e ci siamo divertiti: esperimento riuscito. In saletta lo abbiamo sempre chiamato “Caninvertiti”, ahahahah. Un’altra canzone piuttosto fuori dai nostri schemi è “Riesling”. Tempo storto, dinamiche più soft e un richiamo al primo emo anni 90s. La struttura poi si evolve fino ad aprirsi e a dilatarsi in modo più sonico e imponente. Il ritornello è una bella dichiarazioni d’intenti: “Sputo sulla città che mi controlla”. Ci piace proprio come una buona bottiglia di Riesling. Infine, non possiamo lasciare fuori “Austin’s Famiglia”. Una canzone a cui teniamo molto perché c’è Kevin dei Cherubs. Rappresenta molto per noi, soprattutto ora che abbiamo appena finito il tour europeo insieme a loro e tutte le sere Kevin la cantava sul palco con noi. Dopo le registrazioni era rimasta senza parti vocali, avevamo già l’0idea di fare un featuring. Scrivere a Kevin è stato immediato e immediata la sua risposta: in due giorni ci ha fatto avere la sua voce, mandata a Dave, mixata e voilà! Ascoltare quella canzone la prima volta è stato emozionante. Tnx Kevin!

Una novità è sicuramente il ritorno in Italia per le registrazioni, rispetto agli ultimi lavori che vi avevano condotto negli USA. Come è stato lavorare in casa, anche se con l’ausilio di Dave Curran degli Unsane?
Comodo.. ahahahah… aldilà degli scherzi, ci mancava usare i nostri strumenti. Negli Stati Uniti ci affidavamo al materiale dello studio o che ci imprestavano gli amici americani, tutta roba bellissima e che suonava da paura, ma con la propria strumentazione è sempre diverso. Lo studio era a pochi minuti da Fossano ed è di una band amica i Flying Disk che ovviamente ringraziamo. Francesco, il bassista, è stato con noi e ha fatto da assistente a Dave. Abbiamo scelto di vivere però tutti insieme e abbiamo pernottato in un ostello in centro città. Ci piace vivere le registrazione come una fotografia del momento e stare insieme crea quello spirito da gita scolastica che aiuta la riuscita delle prese. Che dire di Dave? Una persona incredibile. Ci siamo capiti alla velocità della luce e ha ripreso totalmente ciò che siamo. Dave ha vissuto quei quattro giorni insieme a noi e abbiamo condito il tutto con ottimo cibo e fiumi di vino e birra. Avremo un sacco di cose da raccontare del dietro le quinte, ma è meglio che restino riservate… ahahahah!!!

Da “Cambogia Zio” è stato tratto un singolo con relativo video, che mi ha ricordato alcune pellicole nostrane anni 70, come “Cani Arrabbiati” di Bava. Di chi è l’idea?
Rispondo io (Daniel, batteria). Intanto grazie. Amiamo quell’immaginario cinematografico anni ’70, e crediamo che dalle nostre copertine emerga piuttosto bene come anche dai video precedenti, tipo “Settanta” e “Kevin’s Birthday”. “Cambogia Zio” nasce piuttosto velocemente. Era luglio e parlando con Overdrive serviva il video del singolo entro i primi di settembre per anticipare l’uscita del disco. Mi sono sempre occupato io dei video dei Cani, sono appassionato di cinema e da tempo sto cercando di entrare in quel mondo. La scelta del brano era ovvia, la canzone ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo singolo. L’idea del video mi è venuta mentre ero al lavoro e un ragazzo della struttura psichiatrica stava guardando un canale di musica in tv. Passa un videoclip che non vedevo dagli anni 90, mi sono bloccato davanti al televisore e mi son detto: “Cazzo, sarebbe figo fare una roba simile, con Cher protagonista mantenendo però il nostro stile grottesco!”. Una sorta di parodia, ma non dico di quale video si trattava, che parta il gioco e scriveteci se indovinate. É davvero molto facile e soprattutto non c’entra nulla con noi. In pochi giorni ho scritto la sceneggiatura, ho recuperato la “El Camino”, preparato ciò che serviva e organizzato il tutto. Abbiamo girato un sabato mattina a metà agosto e in quattro ore avevamo finito le riprese. Ci siamo divertiti come matti e credo che vedendo il risultato lo si possa immaginare. Un grazie gigante va a Giulio Morra per avermi aiutato nella realizzazione e nel montaggio. Il finale poi non saprei, è uscito così, non ricordo nemmeno come, volevo riutilizzare in qualche modo la stramba coppia “nazi-fetisch” di “Kevin’s Birthday” e nel video dovevo far fermare la macchina… pensa e ripensa ed ecco un finale assurdo, surreale, politicamente scorretto e un po’ blasfemo.

Come è andato il tour europeo di supporto ai Cherubs?
Dobbiamo ancora riprenderci! Non tanto dalla stanchezza perché quella con una buona dormita la si recupera subito. Dobbiamo ancora riprenderci dal terremoto emotivo di questa esperienza. Con i Cherubs ormai c’è un legame fortissimo. Già nel 2017, quando abbiamo fatto il primo tour con loro, avevamo capito che vivevamo solo molto distanti, ma alla fine eravamo molto simili. Da quel momento ci siamo incontrati ogni anno in Texas come a casa nostra. La pandemia ha fermato questo, ma fortunatamente abbiamo recuperato. Erano quattro anni che non ci vedevamo, è stato bellissimo e soprattutto è stato come se quei quattro anni fossero volati via in un attimo. 6715Km in furgone, 14 date in 21 giorni e 6 paesi europei attraversati. Tutto è andato a meraviglia: ogni data, ogni città vista, ogni persona incontrata ci hanno regalato dei ricordi bellissimi. É faticoso da affrontare, ma è un’esperienza incredibile e per noi che amiamo suonare dal vivo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, se poi lo fai insieme a Kevin, Brent e Pete (new entry, ma immediatamente entrato a far parte della famiglia), beh… tutto prende una forma diversa. Sul palco sono devastanti, un muro che ti pettina, senti la loro passione che si trasforma in pura energia e ti fanno capire in un secondo perché amiamo ancora fare questa cosa. Viva i Cherubs!

Avete altre date in programma?
La prossima data è il 10 novembre allo sPazio 211 di Torino con gli amici carissimi di lunga data e di molte festacce i Treehorn, abbiamo un po’ paura di cosa possa succedere nel ritrovarci tutti e sei insieme.. ahahahaha, ma non vediamo l’ora di tornare sul palco!!!!

Live a parte, quali sono le vostre prossime mosse?
Suonare dal vivo resta sempre la priorità. Ci piacerebbe fare ancora un videoclip tra qualche mese e magari iniziare a pianificare un ritorno negli Stati Uniti. Vedremo! Grazie mille…. ascoltateci e venite sotto il palco dopo, sicuramente, ci berremo una birra insieme.

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