I Void sono una band barese che ha pubblicato da poco il proprio esordio discografico con un interessantissimo album dal titolo “Poem of an Ordinary Man”. Un concept album maturo, che ai primi ascolti, tutto sembra fuorché un disco d’esordio. La band è formata da Marco Mittica, voce e pianoforte, Luca Presicci, chitarre e cori, Alessandro Ragone, basso e cori e Christian Renna alla batteria. Abbiamo intervistato il chitarrista della band.
Luca, come nasce la band Void, e cosa vuol dire esattamente il vostro nome?
I Void nascono dalle ceneri di un vecchio progetto del 2013. C’era tanta musica rimasta a prendere polvere e dopo una breve telefonata che ho avuto con Marco, il cantante della band, decidiamo di ricontattare Alessandro per rimettere su la band stessa. Christian era intanto già stato contattato in precedenza da Alessandro con la proposta di riprendere a suonare. Quindi è venuto naturale fissare una prova, quasi per gioco, ma alla fine eccoci qui, oggi, a pochi giorni dalla presentazione ufficiale del nostro primo disco. Il nome vuole essere un richiamo al vuoto che attanaglia l’essere umano moderno, la scarsa propensione all’empatia in una società di relazioni umane prive di contenuti, frenetiche, usa e getta, la tendenza vuota del perdere i contatti, persino con le battaglie da affrontare, diventando passivi alle stesse. Una critica, un grido di rivoluzione! Ecco spiegato il significato del nome Void.
Il vostro album dalla scheda sembra sia un concept-album, di cosa parla?
Esatto! “Poem of an Ordinary Man” vuole essere la storia di un uomo comune e della sua vita stravolta da un giorno all’altro dai drammatici eventi della guerra. Un percorso di ricongiunzione con sé stesso a ogni costo. È un album scuro e deciso con temi duri e decisi. Tutto comincia con la perdita del figlio, una corsa disperata per la propria salvezza. Ripercorrere ogni passo ed essere tormentati da ogni momento prima dell’inevitabile (il brano “The Drone”). Il dolore della partenza e la rabbia della vendetta per coloro i quali gli hanno portato via qualcuno di caro e che allontaneranno il protagonista dai propri cari accecato dalla sete di colmare un vuoto incolmabile (“The Call”). In guerra è difficile capire i perché. Ci sono ordini da eseguire e contraddizioni da ignorare da qualunque parte tu stia. Essere pedine derubate della propria libertà ha un sapore amaro ma un sapore di consapevolezza delle proprie scelte (“The Pawns”). Alla guerra ci si abitua. Sembra un paradosso ma vivere sul filo del rasoio diventa un quotidiano. Tutto sta nel non dimenticare i propri sogni e le proprie speranze, i motivi per i quali si è lì, in prima linea a rischiare il tutto e per tutto (“The Fight”). Quell’uomo qualunque ormai è cambiato. Costretto, arroccato e circondato dal nemico in un bunker è lì pronto a giocare il tutto e per tutto. L’unico pensiero è che il martirio possa essere più di quanto lui possa sperare (“The Underdark”). Il lieto fine esiste ma purtroppo non sempre. Tutti i motivi per combattere e per portare avanti un desiderio di giustizia possono essere spazzati via da un singolo colpo. Un mercenario è stato incaricato di dare la caccia al protagonista ed eliminarlo. Un colpo, un sogno infranto (“The Mercenary”). Il protagonista non ha più modo di reagire: occhi aperti e sguardo fisso verso qualcuno che sta ricoprendo una fossa. Tanti a fianco a lui: tutti insieme, seppur soli (“The Grave”). Un uomo qualunque ha iniziato la sua storia, una storia qualunque, ma poco importa. Resta solo l’ultimo pensiero, luce e il calore degli occhi del figlio: sono di nuovo insieme (“The End”).
Come è andata la lavorazione del disco? In che genere musicale identifichereste il vostro sound?
Il disco è stato scritto in pochi mesi; abbiamo scoperto un’alchimia compositiva senza precedenti, nonostante tutti noi avessimo esperienze pluridecennali in altri contesti e addirittura in altri generi, ci siamo ritrovati probabilmente più maturi e con le idee ben salde: voler suonare un rock di larghe intese, con sì, un evidente approccio stoner, ma a tinte moderne nonostante un’ossatura classica. Tutto col fine di arrivare a qualsiasi tipologia di ascoltatore. Ambizioso, ma puntiamo davvero a riuscirci. Se dovessimo etichettarci in toto, ci vediamo in un alternative/stoner rock. L’album è stato registrato, mixato e masterizzato, da Marco Fischetti al Death Star Studio di Cassano delle Murge.
Dove è possibile ascoltare il disco o comprarlo e seguirvi come band?
“Poem of an Ordinary Man”, è già disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitali (Spotify, Amazon Music, YouTube, Apple Music) e su tutti gli store digitali per l’acquisto.
Presenterete il disco live a breve, dove?
Il 14 ottobre prossimo ci sarà un release party del disco al Garagesound Club di Bari, per l’evento saranno finalmente disponibili copie fisiche per gli amanti del buon lettore CD e anche per valorizzare la tematica trattata in musica, con un concept artwork. Prossimamente il disco sarà stampato anche su vinile per i veri nostalgici e gli appassionati, cui troverà spazio il lato più figurativo del concept.

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA SU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 4 OTTOBRE 2023