Falling Giants – Whirlwind Hymns 

Esordio con vista sul Wacken per gli italiani Falling Giants. “Whirlwind Hymns” è un album che, pur reggendosi su solide basi doom\sludge, non si nega escursioni a passo di bradipo nei meandri dei generi più oscuri del metal…

Salve ragazzi, da poco siete arrivati all’esordio con “Whirlwind Hymns”, ma dietro questo disco c’è una storia che inizia nel 2016, vi andrebbe di riassumerla velocemente?
Grazie mille per l’intervista (Il Raglio del Mulo è un nome stupendo). Abbiamo iniziato nel 2016 con l’intenzione di suonare stoner metal, ci siamo presto resi conto di non avere le giuste esperienze ma di poter apportare molte altre influenze a noi congenite. Siamo riusciti a produrre una demo per introdurre un secondo chitarrista che ha rinforzato il sound e con lui abbiamo prodotto un EP e uno split. Il lavorio continuo ha portato i nostri sforzi a questo nuovo primo album completo. Per questioni personali il secondo chitarrista ha lasciato la band e lo abbiamo sostituito ad inizio 2023 con un altro, molto valido e con la giusta mentalità.

Oggigiorno siamo abituati a gruppi che a pochi mesi dalla nascita già hanno un esordio fuori, nel vostro caso ci sono voluti sei anni, anche se avevate già pubblicato lo split con i Grodek. Sentite che questi tempi lunghi di gestazione sono stati utili oppure rimpiangete di non averci impiegato meno?
I tempi lunghi sono stati necessari e, a nostro avviso, proficui. Ci siamo sempre preposti l’idea di rendere commistioni e influenze quanto più fluide possibili. Siccome, le nostre influenze non sono poche, il lavoro è stato lungo prima di trovare una amalgama. Sicuramente, se non ci fosse stata la pandemia, l’album sarebbe uscito un annetto prima almeno.

A proposito di tempi lenti, avete una predilezione per il doom e lo sludge, anche se contaminato con altri generi. Come mai avete trovato proprio in questo genere musicale la vostra dimensione ottimale?
Il doom e lo sludge sono due generi non necessariamente a sonorità calde o fredde, ma anzi, si prestano ad entrambe le modalità. Avendo tanto influenze gelide, come il black o il gothic, quanto bollenti, come il death o lo stoner/psych, avevamo bisogno di un perno mediano sul quale basarci. Appena notato, abbiamo iniziato a provare e provare fino a gestire al meglio possibile i vari passaggi di “clima”. Inoltre il doom e lo sludge fungono da ancore di salvataggio per non perderci troppo tra le note e non diventare un gruppo avantgarde o prog. Esistono gruppi che hanno sperimentato molto pur rimanendo legati al classico, pensate ai Melvins o ai Voivod o ai Neurosis che hanno solcato svariate influenze ma nessuno li ha mai definiti avantgarde. Hanno un qualcosa che gli impedisce di perdersi in se stessi e noi cerchiamo quel tipo di sperimentazione.

A questo proposito, le note promozionali che accompagnano il disco contengono una lunga sfilza di influenze, band appartenenti ai generi più disparati: quando si hanno così tante ispirazioni differenti come si fa mantenere comunque la strada maestra senza correre il rischio di strafare?
Non sappiamo onestamente se siamo troppo ambiziosi o meno, questo spetta al pubblico decretarlo. Riteniamo inutile concepire l’idea “noi suoniamo il genere X” quando noi non siamo limitati al genere X. Riteniamo fondamentale far emergere delle personalità più che delle definizioni giornalistiche (i generi sono delle idee che assolvono allo scopo della catalogazione). Non escludiamo la possibilità di essere caotici e sconclusionati o magari raffinati e originali, ma che almeno siano giudizi rivolti a persone e non al carnevale dei generi e sotto generi di cui il metal è ammorbato. Lo sludge e il doom sono per noi delle ancore per non perderci troppo nel caos.

“Whirlwind Hymns”è un concept album?
Non è un concept album. Abbiamo messo insieme dei pezzi con una lunga gestazione e ci siamo accorti poi che erano caratterizzati da un tema che abbiamo sempre perseguito, l’aria e il vento. Quello è il filo conduttore di tutto l’album.

In qualche modo l’idea che c’è dietro al disco si ricollega al nome della band?
No. Non c’è collegamento diretto tra il tema dell’album e il nome della band. Il nome della band è per noi un ispirazione tematica, questo è vero, ci piace ispirarci liricamente all’idea del crollo del “gigante”, di un qualcosa di immenso che si infrange e soprattutto che sia metaforico. Altro nostro pallino è il seguire tematiche atmosferiche e stiamo cercando di dare un ordine basato sui quattro elementi alle nostre composizioni. Le nostre prime composizioni rappresentano il fuoco (presto vedranno una seconda pubblicazione in compilation), “Whirlwind Hymns” l’aria e da un po’ stiamo componendo pezzi ispirati alla Terra.

Per “Hopediver” avete rilasciato un lyric video. Come mai avete scelto proprio questo brano ed è vostra intenzione lanciare altri singoli?
La scelta non è stata nostra, ma del nostro regista, Michele Bellantuono, che ringraziamo per il suo stupendo lavoro. Abbiamo rilasciato un video ufficiale, “Fall Meditation”, sempre da lui scelto e diretto.

Avete delle date in programma?
Attualmente no. Speriamo di trovarne qualcuna, anche se il panorama attuale è abbastanza scarno in Italia.

Come vi immaginate il vostro futuro?
Suoneremo al Wacken di fronte a 80.000 persone. Dopo aver detto ciò mi sento ancora sedicenne almeno per un secondo.

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