I Sommo Inquisitore di Giuseppe Cialone, già noto per la sua militanza nei Rosae Crucis, arrivano al secondo capitolo di quella che si preannuncia, per il momento, una trilogia. “Aerarius Faber Artifex” (Elevate Records), pur se giunto a relativamente breve distanza da “Anno Mille” presenta alcune sostanziali differenze, ed è lo stesso leader dalla band ad evidenziarle nel corso della nostra chiacchierata…
Ciao Giuseppe, da poco il tuo progetto Sommo Inquisitore è arrivato al suo secondo capitolo, “Aerarius Faber Artifex”. Sapevi già ai tempi di “Anno Mille” che sarebbe giunto nel giro di un anno e mezzo il suo successore?
Il Sommo Inquisitore è un progetto che nasce in piena pandemia Covid, in quel periodo ho buttato giù parecchie idee e molti spunti che sono su “Aerarius” sono nati proprio in quei mesi , come parecchie idee che saranno sul prossimo. Diciamo che da subito ho avuto in mente di fare tre dischi e per ora siamo a due. Su “Anno Mille“ i pezzi sono molto più cupi e gli argomenti molto più “ecclesiastici”, “Aerarius” è un disco molto più veloce, forse più metal, del primo con argomenti più vari, anche se il tutto è sempre incentrato nel cupo medioevo .
Ora che hai due album alle spalle come Sommo Inquisitore, lo consideri ancora un tuo progetto solista oppure oggi lo ritieni una vera e propria band?
Io non son mai stato solo in questo viaggio, fin da subito con me c’è stato Andrea Mattei, un carissimo amico fratello e grandissimo polistrumentista. Erano anni che volevamo fare qualcosa insieme, ma non c’era mai il tempo. Lui suona tutt’altro genere e ha uno studio di registrazione, in quel periodo stava fermo ,così gli proposi l’idea e un po’ per gioco si è messo subito a lavoro. Io non sono un musicista, mi sono arrangiato a registrare a casa con il mio iPad tutti i pezzi fatti di voci sovraincise, qualche tastiera e basi di batteria. Poi man mano che gli mandavo i pezzi, cercavo di spiegargli le mie idee con le sensazioni che ogni brano doveva emanare all’ascolto. Andrea ha praticamente registrato e arrangiato tutto l’album centrando perfettamente quelle che erano le mie idee. Anche per il secondo dico è stato così, solo che avevamo già dei musicisti che nelle registrazioni del primo non c’erano, a parte Piero Aironi, già batterista già nei Rosae Crucis. Siamo un gruppo ben saldo e il fatto che la gente identifica il Sommo Inquisitore nella mia figura, è solo perché gli altri sono meno appariscenti: ma per me siamo tutti Inquisitori!
Come detto tra i due dischi non è trascorso molto tempo, potresti approfondire le sostanziali differenze tra i lavori, oltre a quelle già accennate prima?
Come ho detto prima secondo me i due dischi, anche se ambientati nello stesso periodo sono molto diversi. “Anno Mille “ è un disco molto cupo e tratta argomenti molto più riferiti alla chiesa di quell’epoca buia, sottolineando personaggi e temi che fanno da padrone nel periodo inquisitorio. “Aerarius Faber Artifex” è un disco più veloce, forse meno cupo, e anche più maturo nella parte compositiva dei pezzi, soprattutto perché, anche se la base dei pezzi e stata data da me e Andrea, tutti i musicisti ci hanno messo del loro. In “A.F.A.” cambia anche il costume dell’inquisitore, che nel primo disco è quello originale dei padri domenicani dell’epoca, mentre qui è reso più teatrale rivisitato in chiave metal .
Eymerich, il personaggio creato dal non mai troppo rimpianto Velerio Evangelisti, è stata fonte di ispirazione anche per “Aerarius Faber Artifex”?
In molti mi fanno questa domanda, ma purtroppo devo confessare che, con mia grande ignoranza, ho cominciato a leggere la saga di Eymerich solo dopo aver scritto sia il primo che molti pezzi del secondo disco. Ho conosciuto Eymerich grazie ad un amica che con suo grande stupore rimase senza parole quando mi regalò il primo libro della saga e scoprì che io non ne sapevo assolutamente nulla salvo chi fosse se non il vero Eymerich, inquisitore vissuto nel tardo medioevo. Ho sempre letto libri storici sull’argomento, ma il più delle volte non sono romanzi ma saggi medievali. Eymerich è stata una meravigliosa sorpresa che mi ha aperto molte porte a livello compositivo di testi e devo dire che rivedo moltissimo di lui in quello che scrivo, pur non avendo conosciuto assolutamente la saga. Ed è la stessa amica (Francesca Messali) che mi ha dato l’idea di contattare William Angiuli, doppiatore che interpreta Eymerch negli audiolibri della saga, per chiedergli di interpretare il prete esorcista che recita l’inizio di “Legione“, settimo pezzo dell’album. Una persona fantastica, che si è resa subito disponibile e che dà un tocco incredibile al brano. Molto probabilmente ci sarà un Nicolas Eymeric nel prossimo disco!
Possiamo considerare in qualche modo Sommo Inquisitore una concept band?
Beh, sì, direi proprio di sì! Il Sommo Inquisitore è un progetto nato per parlare del male della chiesa nel suo periodo più buio. Ho sempre desiderato trattare argomenti medievali, cosa che già facciamo con i Rosae Crucis, ma in maniera diversa.
Il progetto è tutto rivolto al passato, ma le vicende che narri sono una metafora per descrivere i nostri giorni?
Tutti i testi che scrivo hanno un doppio significato. Molte volte scrivo testi riferiti al presente che poi basta cambiare qualche nome ed eccoci immersi nel medioevo. Anche se l’uomo è andato avanti e ormai la tecnologia la fa da padrona su tutto ciò che ci circonda, credo che in fondo il mondo in se è sempre lo stesso. Un tempo c’era l’inquisizione, ma pensi sia finita? Ci sono popoli che ancora praticano la lapidazione e torturano legalmente le proprie donne, purtroppo le religioni in generale sono un pretesto per esercitare potere su i più deboli e questa cosa non finirà mai. L’inquisizione esiste ancora, ma ha altri nomi .
Una sguardo sul tuo passato è il titolo dell’opera, una sorta di tributo alla tua famiglia, giusto?
“Aerarius Faber Artifex” è la scritta che campeggia scolpita sulla pietra all’entrata del mio laboratorio. Ho sempre lavorato il metallo fin da bambino e sono molto fortunato che oggi, quello che è sempre stato il mio passatempo preferito, sia il mio lavoro. Devo tutto a mio padre scomparso per colpa del Covid, mi ha trasmesso l’arte della cesellatura e della lavorazione del metallo tutto rigorosamente a mano come si faceva un tempo. Questo disco l’ho dedicato a lui,anche se sicuramente non lo avrebbe sentito, non amava molto la mia musica,però non mi ha mai ostacolato in questo mio percorso. Io praticamente vivo nel mio laboratorio, dove sono circondato da martelli, pece, scalpelli, come nelle botteghe medievali di un tempo. A volte vengono le scuole a vedermi lavorare e, quello che per me è la normalità, per gli altri è un tuffo nel passato. Amo il mio lavoro, lavorerei anche se fossi miliardario!
Ho visto il video tratto da “Aerarius Faber Artifex”, come è nato?
Il video di “Aerarius” è girato totalmente nel mio laboratorio. È diviso in due parti, una mentre forgio e lavoro il ferro e l’altra mentre canto vestendo i panni dell’inquisitore. La parte dove forgio è praticamente il mio lavoro e non c’è nulla di finto, i ragazzi di Video sono stati bravissimi e hanno colto in pieno l’atmosfera che volevo uscisse fuori da questo lavor . Era praticamente scritto che facessi il video di questa canzone nel posto in cui la canzone stessa ha preso vita e a cui è ispirata. Del resto, “Aerarius Faber Artifex” parla proprio del mio laboratorio, dei gesti che quotidianamente faccio e di tutto ciò che mi circonda. Ho avuto il video in mente fin da subito e penso renda perfettamente l’idea del pezzo stesso.
Hai parlato di una trilogia, dobbiamo aspettarci a breve un altro disco oppure questa volta dovremmo aspettare un po’ di più per il nuovo capitolo della saga?
Un altro disco è già in programma. Ho scritto alcuni pezzi, ho già in mente sia il titolo che la copertina, ma penso che ci vorrà un po’ prima che venga alla luce. Attualmente sto lavorando insieme ai ragazzi dei Rosae Crucis sui nuovi pezzi, perché è da parecchio che non esce qualcosa di nuovo, anche se facciamo parecchi live. Oggi la vita del musicista non è affatto facile, gli impegni lavorativi la famiglia e tutti i piccoli problemi che giornalmente ognuno di noi affronta, ci tengono spesso lontani da quelli che sono i sogni musicali. Comporre, registrare e far uscire un disco non è facile a meno che tu non sia un musicista a tempo pieno, cosa che noi non siamo, Senza contare che, a volte, quello che per te è il disco del millennio, per gli altri non è nulla di che, e allora è anche difficile trovare qualcuno che ci crede come te e che ti dia la possibilità di andare avanti, come ha fatto la Elevate con noi e che non ringrazierò mai abbastanza .
