“Il Domenicano Bianco” (Nadir Music) è fuori da qualche settimana e sembrano ormai lontani i tempi in cui i fan de Il Segno del Comando dovevano trepidare per ascoltare qualcosa di nuovo della band genovese. Da “Il Volto Verde” in poi, i liguri, con la precisione di un orologio svizzero, hanno realizzato un full length ogni cinque anni (senza dimenticare “…Al Passato, Al Presente, Al Futuro… Live In Studio”, l’EP split con Mortiis e Freddy Delirio And The Phantoms e le partecipazioni in progetti vari). Ma non solo, Il Segno ha trovato finalmente una buona continuità dal vivo...
Ciao Diego (Banchero), ci ritroviamo in un periodo positivo per Il Segno del Comando, nel giro di un anno avete pubblicato uno split con Mortiis e Freddy Delirio And The Phantoms e oggi tornate con il vostro nuovo studio album, “Il Domenicano Bianco”. Intanto, mi sembra che abbiate trovato anche una buona continuità dal vivo. Sei contento di come sta girando il mondo de Il Segno? E’ il vostro momento migliore?
Sì, caro Giuseppe, penso che questo sia un momento particolarmente positivo per Il Segno del Comando. Per arrivare a questa fase è stato necessario un lungo percorso di maturazione che è iniziato nel 2017 grazie all’esperienza dell’autoproduzione dell’album “…al passato, al presente, al futuro… Live in Studio”. La nostra squadra si è progressivamente allargata grazie all’ingresso di collaboratori che oggi sono fondamentali e che fanno la differenza. A poco a poco si sono create le condizioni per spiccare un importante salto di qualità. Siamo cresciuti molto dal punto di vista professionale in ogni ambito della nostra struttura e abbiamo progressivamente tagliato i fili invisibili che ci tenevano legati ad una dimensione impoverente. Ovviamente la strada da fare è ancora tanta. Non ci aspettiamo successi particolari perché siamo ben consci di appartenere ad un mondo fatto da piccoli numeri, ma il solo fatto di poter disporre di una buona autonomia e di essere circondati da persone che lavorano con entusiasmo (e senza ambivalenza) è già un traguardo enorme. I progressi sono stati tanti e la band gode di una vitalità che in passato sembrava impossibile da raggiungere.
Visto che non ne abbiamo parlato in quel momento, ti andrebbe di fare un passo indietro e tornare allo split con Mortiis e Freddy? Che mi dici dei vostri due brani?
Sono molto soddisfatto dei brani che abbiamo inserito nello split. Quel materiale è frutto di una ricerca precisa dal punto di vista atmosferico. Il nostro sound è caratterizzato da un ventaglio di influenze piuttosto ampio. In quella circostanza abbiamo fatto in modo che emergesse solo una parte di esse: la parte che meglio si adattava al contesto. La ricerca della sintesi è un esercizio che, per noi, si rivela sempre stimolante! La musica di uno dei brani è stata scritta dal nostro Roberto Lucanato che sta dimostrando grande talento e maturità in ogni ambito in cui gli si chieda di esprimersi.
De “Il Domenicano Bianco” me ne avevi parlato ai tempi della pubblicazione de “L’incanto dello Zero”, dicendomi che avevi in cantiere un EP dedicato proprio a quel libro. Come mai quello che doveva essere un EP è diventato un vero e proprio album?
L’intenzione iniziale era quella di realizzare un EP, ma, durante la fase di scrittura e arrangiamento del materiale a nostra disposizione, ci siamo resi conto di avere minutaggio sufficiente per realizzare un full lenght, così abbiamo cambiato obiettivo. Sono contento di aver optato per questa scelta. A posteriori posso affermare che si sia rivelata la soluzione migliore.
Come già detto, siete alla terza opera di Gustav Meyrink che tramutate in musica. Per questo disco avete lavorato sul libro alla stessa maniera delle volte precedenti oppure avete cambiato approccio?
La parte tematica è stata arricchita molto dal lavoro di ricerca, approfondimento e rielaborazione coordinato da Cristian Raimondi, mentre Paolo Puppo ha svolto una vastissima opera di sviluppo grafico/simbolico. L’approccio è rimasto quello del passato, ma con la possibilità di usufruire degli ampi contributi di questi due importanti collaboratori.
Torniamo al disco, una delle novità più evidenti è la fine della storica collaborazione, almeno nelle vesti di casa discografica, con la Black Widow Records. Come siete approdati alla Nadir Music?
Siamo approdati alla Nadir Music parecchi anni fa e l’amicizia con Paolo, Tommy e Federico è maturata nel corso del tempo (decisiva è stata, in tal senso, l’esperienza vissuta ai tempi della registrazione de “L’Incanto dello Zero”). Diciamo che, col tempo, abbiamo capito di essere sulla stessa lunghezza d’onda sia dal punto di vista lavorativo sia dal punto di vista umano. La Nadir Music è costituita da persone molto solide dal punto di vista professionale ed estremamente leali nel modo di rapportarsi.
L’etichetta ha fatto le cose in grande, oltre all’edizione in CD e in vinile, è in vendita anche quella limitata veramente ricca di materiale. Ti andrebbe di descriverne i dettagli ai lettori?
La Nadir Music ha assicurato massimo supporto in tutte le fasi della produzione. Non si sono risparmiati! L’edizione limitata è stata prodotta direttamente dalla band e consiste in un box rifasciato da carta nera con il logo della band impresso a caldo in color oro. All’interno sono presenti il vinile in edizione limitata; il CD prima edizione (lo specifico perché è già arrivata la ristampa con un dettaglio differente sulla copertina); un superbooklet con tavole grafiche di Paolo Puppo, scritti di Cristian Raimondi (il tutto dedicato al romanzo di Meyrink) e un enigma da risolvere con un premio in palio; un bassorilievo pittorico realizzato a mano; un certificato di autenticità con la numerazione. Come dicevo poco sopra, il CD è andato sold out in poche settimane, mentre il vinile è in via di esaurimento (in alcuni negozi sono entrambi ancora sicuramente reperibili). Della limited edition, descritta qui sopra, restano ormai pochissime copie.
Cosa simboleggia la maschera contenuta nel box?
La maschera (bassorilievo pittorico) del boxset simboleggia il Domenicano Bianco meyrinkiano in procinto di materializzarsi infrangendo la barriera dell’iniquità.
Dal vivo lascerete uno spazio dedicato alla trilogia oppure i brani verranno eseguiti in alternanza con il resto del repertorio?
Nella tua domanda c’è un’ottima idea a cui non avevo pensato. Valuterò la possibilità di strutturare i prossimi spettacoli dedicando un adeguato spazio a tutta la trilogia nella quale questo album si colloca.
A proposito, di live, avete date in programma?
Stiamo lavorando su molti fronti diversi, ma attendiamo le dovute conferme prima di rendere noti gli eventi. La prima data in programma sarà il 9 dicembre all’Angelo Azzurro di Genova. A partire dal 2024 cercheremo di suonare in tutti i contesti utili a divulgare la nostra musica.
