Rossometile – Gehenna

Ilaria Bernardini ci ha condotto nella personale “Gehenna” costruita dai campani Rossometile, un raffinato inferno in cui il male si nasconde nei curatissimi e seducenti dettagli…

Benvenuta su Il Raglio del Mulo Ilaria, con “Gehenna” siete arrivati al settimo sigillo, con quali aspettative vi approcciate a questo traguardo?
Sappiamo di avere in mano un ottimo album e ci aspettiamo il giusto riscontro, che difatti stiamo già avendo. Le aspettative sono certamente la crescita di interesse intorno al nostro progetto e il passaggio in circuiti musicali importanti in grado di offrire nuove possibilità per la band, ma da un punto di vista più “interiore” ci aspettiamo che “Gehenna” apra in noi una nuova strada artistica da percorrere per i prossimi album, una strada che ci mostri la visione dei Rossometile che verranno.

Negli ultimi anni avete un ritmo costante, pubblicate un disco ogni biennio: come vi spiegate questa cadenza e, soprattutto, in passato cosa vi ha impedito di essere così puntuali con le uscite?
I numerosi cambi di formazione che abbiamo affrontato ci hanno impedito di portare avanti il progetto con continuità. Siamo stati bravi a resistere e la nostra perseveranza ci ha premiati, infatti la stabilità che abbiamo raggiunto ci sta consentendo di lavorare con regolarità a tutte le fasi: composizione, registrazione, pubblicazione, promozione e live.

In questi anni il vostro approccio compositivo in qualche modo è cambiato?
Il metodo effettivo è rimasto sostanzialmente lo stesso, ma da quando sono entrata nella band (2019) la fase compositiva è diventata molto più ragionata. L’approccio alla composizione di un nuovo album passa attraverso una lunga riflessione circa l’immaginario che deve esserci dietro l’album e che dovrà svilupparsi tra i vari brani. Soltanto quando questa visione ha iniziato a delinearsi, comincia la fase di scrittura vera e propria. Questo approccio ci sta permettendo di dare una veste unica all’album, sia da un punto di vista concettuale che di sound.

Qual è la peculiarità che distingue “Gehenna” dai suoi predecessori?
Sicuramente il sound massiccio e definito. I dischi precedenti hanno tracciato un percorso di ricerca dell’identità Rossometile; in quest’ultimo disco pensiamo di aver raggiunto la nostra versione finale o quantomeno di aver definito la direzione che vogliamo perseguire con la band, direzione che era stata già determinata da “Alchemica” e “Desdemona”, i suoi due predecessori.

Quale significa si cela dietro al titolo “Gehenna”? Ha in qualche modo dei rimandi con la stretta attualità?
Il titolo ci è arrivato quasi per caso, mentre riflettevamo sul significato globale che volevamo dare all’intero lavoro. Parlavamo di tormenti, dolori, trasformazioni e di come fosse necessario attraversare l’inferno per poter riuscire alla fine a raggiungere il paradiso. Quando siamo incappati in questo termine, l’abbiamo trovato non solo poetico e in linea con le nostre preferenze (i nostri dischi hanno tutti un nome al femminile), ma anche estremamente emblematico di tutte le tematiche che volevamo racchiudere nel lavoro. Non ha rimandi all’attualità vera e propria, si tratta di un termine biblico che appunto veniva utilizzato come metafora dell’inferno, il protagonista indiscusso di questo ultimo disco.

Invece, gli argomenti trattati nei testi mi sembrano abbastanza vari, oppure c’è un collegamento tra loro che a me sfugge?
Abbiamo spaziato tra varie situazioni e argomenti, ma tutti i brani hanno come fondamento le tematiche della passione e del tormento da essa derivante, siano esse situazioni drammatiche (vedasi “Magdalena”, la donna giustiziata per aver seguito la sua vera natura passionale e bruciante, o “La Rosa d’inverno” che tratta di un amore perduto e finito ancor prima di essere vissuto) o di estrema passione (come “Pasionaria”, che riassume ed omaggia la vita colma di passione e dolore della pittrice messicana Frida Kahlo, o “Valhalla”, che illustra il fervore della guerriera vichinga che pregusta la battaglia alla quale dedica ogni fibra del suo essere).

Il video che ha accompagnato il singolo “Sangue e seduzione” è di una qualità che difficilmente si vede nei prodotti italiani e non sfigura di certo nei confronti delle produzioni internazionali, chi se n’è occupato?
Da qualche anno per i nostri videoclip ci rivolgiamo ai Kinorama Studios, uno studio specializzato in videoclip del nostro genere, con i quali abbiamo instaurato un ottimo feeling. Ogni nostra collaborazione con loro porta qualcosa di bello e di nuovo alla band e la chimica perfetta che si instaura con i ragazzi di Kinorama mentre giriamo fa sì che ogni volta escano risultati magistrali. Per “Sangue e seduzione” poi ci siamo anche avvalsi della collaborazione di due attrici e cosplayers, Veronica Messina e Alessandra Galafate, che si sono prestate a interpretare le mie mogli in una rilettura del personaggio di Dracula che ha fatto da sfondo a tutto il video. Siamo molto orgogliosi dei risultati ottenuti e seguiranno molte altre collaborazioni con Kinorama che non vediamo l’ora di attuare.

Seguiranno altri singoli?
Sì, almeno due. Da poco abbiamo pubblicato anche “Gehenna”, la title track, accompagnato da un altro video. Entro la fine dell’anno contiamo di far uscire almeno altri due videoclip e forse qualche lyric video.

Siete pronti a partire in tour o per il momento non avete date in programma?
Siamo prontissimi, abbiamo già fatto alcune date tra Lazio, Campania e Basilicata. A breve annunceremo gli impegni estivi, tra i quali alcuni al nord, e ci prepariamo a organizzare un bel po’ di date per l’autunno.

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