Dopo quasi 13 anni di silenzio, i Bloz tornano con il nuovo album “Lacrime Perse“, un lavoro che segna, non un semplice comeback, ma un’evoluzione musicale tra elettronica e influenze variegate. Abbiamo parlato con Doddo e Ruggiero Paolillo per scoprire cosa li ha spinti a riprendere il cammino insieme…
Benvenuti, dopo quasi 13 anni di silenzio, cosa vi ha spinto a riprendere il progetto Bloz?
Doddo: Ciao Giuseppe, grazie a te per lo spazio e il tempo che ci stai dedicando per questa intervista. Come dicevi, sono passati quasi 13 anni e, nel frattempo, io e Ruggiero Paolillo abbiamo portato avanti altri progetti musicali. Il ritorno dei Bloz, però, è nato quasi per caso. Ci siamo incontrati per strada, proprio come due vecchi amici che non si vedono da tempo – un po’ come gli “sposini di Cellammare”, per usare una battuta che ci fa sempre sorridere. Parlando del più e del meno, gli ho fatto ascoltare un brano strumentale che avevo composto tempo prima. Gli è piaciuto così tanto che ha sentito subito l’urgenza di scriverci sopra un testo e trasformarlo in una vera e propria canzone. In pochissimi giorni – due, tre al massimo – è nata “Inferno”, un brano che, pur non essendo finito nell’album, è stato la scintilla che ha riacceso in noi la voglia di riprendere in mano il progetto Bloz. Nel giro di un mese avevamo già scritto e registrato tre nuovi brani. Da lì non ci siamo più fermati.
“Lacrime Perse” segna un ritorno all’elettronica con influenze molto variegate. Come avete lavorato alla fusione di questi diversi elementi sonori?
Doddo: L’elettronica è sempre stata la colonna portante del progetto Bloz, la sua anima. Le varie influenze che si sentono nel nuovo album sono semplicemente il riflesso delle nostre esperienze personali e artistiche, maturate in questi 13 anni in cui abbiamo seguito percorsi diversi. In questo tempo abbiamo avuto modo di confrontarci con altri generi musicali, di ascoltare tanto e di apprendere ancora di più. Per questo motivo, la fusione tra i diversi elementi sonori non è stata né forzata né studiata a tavolino. È venuta fuori in modo naturale, quasi istintivo. I brani che abbiamo creato sono come frutti selvatici: sono nati spontaneamente, senza che ci ponessimo limiti o confini stilistici.
Perché avete deciso di tornare a scrivere i testi in italiano?
Ruggiero: Scrivere in italiano per noi è stato un ritorno alle origini, ma anche una scelta naturale. Sentivamo il bisogno di esprimerci in modo più diretto, più vero, senza filtri. L’italiano ci permette di comunicare emozioni e concetti in modo immediato, più vicino alla nostra realtà e a chi ci ascolta. Dopo anni in cui avevamo sperimentato con altre lingue, ci siamo resi conto che solo l’italiano poteva darci quella connessione profonda con le parole e con le storie che volevamo raccontare. È stata una scelta istintiva, ma anche consapevole, perché volevamo che la nostra musica parlasse chiaro, senza mediazioni. E poi ti dirò, mi sto divertendo davvero tanto a incastrare parole e rime, a giocare con la lingua per trovare il suono giusto e il significato che colpisce. È diventata quasi una sfida creativa che mi dà una carica pazzesca ogni volta che mi metto a scrivere.
Rispetto ai vostri primi lavori, come è cambiato il vostro approccio alla composizione e alla produzione musicale?
Doddo: L’approccio è cambiato radicalmente rispetto a 13 anni fa. All’epoca avevamo tanto, anzi, tempo illimitato da dedicare alla musica, oggi invece ci siamo dovuti adattare a ritmi e impegni diversi. Per fortuna, la tecnologia ci è venuta incontro e ci ha permesso di lavorare in modo più flessibile ma comunque efficace. La composizione spesso nasceva da continue conversazioni quotidiane su WhatsApp, tra messaggi vocali e idee lanciate al volo. Proprio lì, in quelle chiacchierate, prendevano forma i brani. Poi, in un secondo momento, io mi mettevo al lavoro nel mio studio per costruire l’arrangiamento e curare la produzione. Una volta stesa la base, ci ritrovavamo insieme per affinare i dettagli e rifinire ogni brano fino a trovare il suono giusto.
C’è un brano dell’album che ritenete particolarmente rappresentativo della vostra evoluzione artistica?
Ruggiero: Sì, ci sono diversi brani che raccontano il nostro percorso artistico, ma se dovessimo sceglierne uno in particolare, diremmo “Goccia di rugiada”. È un pezzo in cui si fondono influenze dance, rock e metal, a testimonianza della nostra voglia di sperimentare e superare i confini di genere. Ma oltre all’aspetto musicale, questo brano ha per noi un significato profondo, perché affronta un tema che ci ha toccato molto da vicino negli ultimi tempi: la violenza sulle donne. Con “Goccia di rugiada” vogliamo lanciare un messaggio forte a tutte le donne che subiscono abusi, esortandole a spezzare le catene che le imprigionano e a ritrovare la libertà e la dignità che meritano. Per noi, la donna è l’essere più bello e prezioso che esista, e questo brano è anche un modo per onorarla e difenderla.
Dopo anni di drum machine, cosa ha significato per voi il ritorno di Ruggiero Scassano alla batteria?
Ruggiero: All’inizio non avevamo assolutamente in mente di tornare a suonare dal vivo. L’idea era semplicemente quella di realizzare un album, lavorare in studio e basta. Ma, ascoltando i brani finiti, è nata spontanea la voglia di immaginarli su un palco, di sentire come sarebbe stato suonarli dal vivo. Così abbiamo iniziato a provare in sala, e ci siamo resi conto subito che aggiungere una batteria vera avrebbe dato ai pezzi un sound molto più aggressivo, più potente. A quel punto ci è sembrato naturale richiamare in servizio il nostro caro amico e storico batterista, Ruggiero Scassano. Lui ha accettato subito con entusiasmo, sposando il progetto senza esitazioni. Devo ammettere che le prime prove con lui sono state davvero emozionanti. Ritrovarlo dietro alle pelli dopo tanto tempo ci ha fatto sentire un’energia incredibile – eravamo felici, carichi, e soprattutto consapevoli che stavamo ricreando quella magia che ci univa fin dall’inizio.
Come pensate che il pubblico storico dei Bloz reagirà a questo nuovo sound?
Doddo: Siamo davvero curiosi di vedere come reagirà chi ci ha seguito fin dall’inizio. Sappiamo che il sound è cambiato, si è evoluto, ma allo stesso tempo crediamo che chi ci conosce ritroverà comunque l’essenza dei Bloz. L’elettronica, le atmosfere intense, le chitarre pesanti, certe sonorità dark… sono tutti elementi che ci hanno sempre caratterizzati e che anche adesso fanno parte del nostro DNA musicale. Speriamo che il pubblico storico possa apprezzare questa nostra evoluzione e percepire la sincerità con cui abbiamo realizzato questo nuovo lavoro. Non abbiamo voluto stravolgere tutto, ma semplicemente far emergere ciò che siamo oggi, con un sound che ci rappresenta al 100%. e poi siamo aperti anche alle critiche, fanno parte del gioco e ci aiutano a crescere. Ma una cosa è certa: ci abbiamo messo il cuore, come sempre.
Avete in programma di portare “Lacrime perse” in giro? Ci saranno elementi scenici o visual particolari nei vostri live?
Ruggiero: Assolutamente sì, abbiamo tutta l’intenzione di portare Lacrime Perse dal vivo. Anzi, stiamo già fissando le prime date, e possiamo anticipare che suoneremo il 27 aprile a Barletta, al Bohèmian Rock Café. Non vediamo l’ora di salire sul palco e condividere questa nuova fase del progetto con il pubblico. Per noi il live non è mai stato solo “salire e suonare”. Ci è sempre piaciuto curare ogni dettaglio, dall’abbigliamento alla presenza scenica, per creare un’esperienza che sia anche visiva, oltre che musicale. Anche questa volta stiamo lavorando su un nuovo look e su elementi che rendano i nostri concerti unici e riconoscibili. È una parte fondamentale della nostra identità, e non abbiamo nessuna intenzione di metterla da parte.
Guardando al futuro, pensate che questa reunion porterà a nuovi album o avete preso questa esperienza come un ritorno temporaneo?
Doddo: In realtà abbiamo già iniziato a lavorare al prossimo album. Siamo pieni di idee, di spunti, e abbiamo già diverse bozze in cantiere. Quindi no, non si tratta affatto di un ritorno temporaneo: il nostro obiettivo è continuare a portare avanti il progetto Bloz, scrivere nuova musica e vivere nuove esperienze, sia in studio che dal vivo. Questa reunion ci ha dato nuova linfa, ci ha fatto riscoprire quanto ci divertiamo a creare insieme e quanto ancora abbiamo da dire. E finché ci sarà questa voglia e questa ispirazione, non abbiamo intenzione di fermarci.
