I nostrani Irreverence tornano alla carica con un nuovo EP intitolato “Scapegoat” a due anni di distanza dall’ultimo “Still Burns”. Uscito perla tedesca STF Records questo EP è solo un “assaggio” di ciò che si vedrà nella prossima release, ne parliamo con Ricky, cantante/chitarrista e membro fondatore della band insieme a Davide, attuale drummer.
Benvenuto Ricky e grazie per questa intervista! Siete una delle band più longeve dell’Underground italiano e la storia parla per voi, puoi tuttavia parlarci di quando e come è nata la band, anche per chi ancora non vi conosce?
Grazie a te per lo spazio che ci stai dedicando! Certamente, la band nasce nel 1995 dalle ceneri degli Extreme Aggression, che formammo insieme ad alcuni amici dell’epoca e dalle cui costole nacquero due formazioni, noi e gli Hellstorm (R.I.P). Fu la classica band “start-up”, inizialmente eseguivamo più che altro cover, ma abbiamo avuto modo anche di far uscire una demo tape. In seguito allo scioglimento decisi di formare gli Irreverence e la prima persona che contattai fu proprio Davide che ai tempi si era seduto dietro la batteria solo un paio di volte. Il resto, appunto, è storia.
La prima cosa che emerge immediatamente all’ascolto di “Scapegoat” è la produzione, davvero molto potente e chiara! A chi vi siete affidati?
Per la quarta release consecutiva ci siamo affidati alle sapienti mani di Carlo Meroni presso i suoi ADSR Recording Studios a Busto Arsizio. Con Carlo siamo amici da diversi anni ed è dall’uscita del nostro live ufficiale che lavoriamo con lui in fase di produzione. Come sempre ha svolto un lavoro eccellente, e siamo assolutamente soddisfatti di quanto è venuto alla luce con questo EP. Come del resto di tutte le produzioni che abbiamo fatto con lui.
“Scapegoat” è stato realizzato grazie anche all’ausilio dei nuovi membri della lineup, puoi parlarci un po’ di loro?
Certamente, il nostro nuovo bassista Andrea (Sangalli) proviene dalla scuola punk/hardcore e ha militato in diverse band del genere, ultima in ordine di tempo i Calibro9, combo milanese hardcore. Marco (Colombo), nuovo chitarrista, ha un estrazione più classic metal, sia in fase compositiva che esecutiva pur avendo militato, nella sua ultima esperienza precedente all’ingresso nella band, negli Ancient Dome, techinical-death combo lombardo. Entrambi hanno portato con le loro rispettive influenze una ventata d’aria nuova all’interno della band, anche e soprattutto grazie al fatto che sono decisamente attivi sotto l’aspetto compositivo.
Il vostro sound si rispecchia ampiamente nel thrash metal, a tal proposito vorrei chiederti quali sono le band che fungono da muse ispiratrici per le vostre release?
Decisamente sì, le nostre radici musicali affondano nel thrash metal classico da sempre. Nel corso degli anni il nostro stile si è evoluto godendo di “contaminazioni” che provengono da altri generi che seguiamo e apprezziamo molto come hardcore, death metal e classic heavy metal. Per rispondere alla tua domanda tra le nostre maggiori influenze ci sono Sodom, Kreator, Slayer, Exodus, Death e Motorhead. Anche se la lista, ovviamente, sarebbe molto più lunga.
Facendo riferimento al songwriting, chi di voi è il principale compositore?
Storicamente il principale songwriter sono io. La mia idea però è quella di coinvolgere tutta la band in fase compositiva ed è quello che provo a spingere ogni qualvolta siamo in fase compositiva. Cosa che già in “Scapegoat” è avvenuta in quanto la title-track è stata scritta a quattro mani da me e Marco (chitarrista).
Le tematiche dei vostri testi sono a sfondo sociale, posso chiederti di cosa trattano?
Hai detto bene, sono tematiche legate al sociale, l’unico vero messaggio che ci proponiamo di diffondere con la nostra musica. Nello specifico, nel caso di “Scapegoat”, le liriche sono un vero e proprio attacco frontale al concetto di deità e di quanto si insinui e condizioni la vita e la condizione sociale e umana. Causando danni enormi, minando l’equilibrio già sufficientemente precario della condizione umana.
Come nasce un vostro brano? Quali sono i vari steps per la realizzazione dello stesso?
Il processo compositivo avviene al 90% in sala prove. Siamo sempre stati e sempre saremo prima di tutto una band rock’n’roll, quindi per definizione una band “live”. Scriviamo, componiamo e arrangiamo in sala prove, partendo da quelle che sono idee maturate e composte singolarmente, ma lavorandole a otto mani.
Puoi anticiparci qualcosa sulla nuova release? Avete già in mente come verrà strutturata? E quali, secondo te, saranno le principali differenze con l’ultimo “Still Burns”?
Al momento non abbiamo ancora un’idea chiara e definita di quella che sarà la nostra prossima release, pur essendo in una fase piuttosto avanzate in termini compositivi. Si tratterà di un full-length, questo è fuori dubbio. Così come è fuori dubbio che conterrà “Scapegoat” tra le songs della tracklist. Ma al momento ci stiamo concentrando più che altro sulla stesura dei brani, il resto verrà a tempo debito. Ti basti pensare che abbiamo cambiato il 50% della line-up rispetto a “Still Burns”, e anche solo questo garantirà un approccio e un sound completamente differente.
Vorrei chiederti come state vivendo, sia come band che anche come persone, questo periodo davvero particolare al quale ormai tutti noi ci siamo (volenti o nolenti) abituati e che credo cambierà non poco le nostre abitudini.
Più che come lo stiamo “vivendo” la parola giusta è come stiamo “sopravvivendo” a questo periodo. Come band cerchiamo di tenerci attivi con tutte le attività promozionali che stiamo seguendo insieme al nostro management (Cerberus Booking) e alla nostra label (STF Records). Contestualmente, come detto, stiamo componendo molto materiale utilizzando tutto quello che la tecnologia (e i rari momenti in cui arriva il “liberi tutti”) ci consente di fare. E’ dura stare lontano dai palchi e dalla sala prove per una band come noi, ma per fortuna abbiamo molti progetti e attività che ci permettono di non avere cali di tensione.
Siamo giunti alla fine, ti ringrazio davvero tanto per la tua disponibilità, concludi pure come vuoi…
Grazie mille a te per il tempo e lo spazio che ci hai dato! Non posso che concludere augurandomi di conoscerci di persona, bevendoci una birra e commentando un nostro show… Il prima possibile.
