Gli Ancillotti sono di nuovo qui, forse con il disco più robusto della loro già solida discografia. “Hell on Earth” (Pure Steel Records) è una fotografia sullo stato dell’arte del metal classico nel 2020: un album che, senza stravolgere la lezione del passato, si dimostra fresco ed abrasivo. Bid e Bud ci hanno parlato della loro ultima fatica dal nome quasi premonitore…
Direi di iniziare dal titolo, “Hell on Earth”, quanto mai profetico in questi giorni…
Bid – Eh sì, il titolo però era stato scelto da tempo: il nostro pianeta ancora prima di questa pandemia non se la passava tanto bene in generale. La vita di tutti giorni è una corsa continua, si hanno comportamenti senza un minimo di valori, ingiusti, falsi e scorretti, Per cosa poi? Per uno spicciolo, una posizione in più in alto rispetto a quella di chi ti sta accanto. “Hell on Earth” è la nostra rivoluzione contro tutto quello che non ci va bene (poi ognuno è libero di sentire cose diverse), per noi è anche proteggere la nostra libertà sia come band che come individui. Credo che, nonostante, il titolo, la musica di questo disco faccia arrivare alla gente un messaggio positivo.
Quando avete iniziato a lavorare sui nuovi brani?
Bid – Alla fine del tour a supporto di “Strike Back”, per lo più tra il 2018 e i primissimi mesi del 2019, se non ricordo male. Sono stati tutti brani scritti appositamente per “H.o.E.” e non “rimanenze di magazzino” o scarti dei precedenti. Anzi avevamo anche la nostra classica rock ballad, ma per il momento abbiamo deciso di accantonarla. I primi brani composti furono “Till The End” e “Firewind”, che ci mostrarono la strada da seguire e l’impronta da dare. Poi “Another World” e via via tutti gli altri brani, carichi, potenti, veloci e densi di groove: questo per noi è “Hell on Earth”.
Per i testi vi siete affidati alla penna di Giovanni “John” Cardellino, cantante de L’Impero delle Ombre, come mai avete fatto ricorso a una “consulenza esterna”?
Bud – Giovanni in realtà, più che consulenza esterna, è in realtà un caro vecchio amico, e quando venne il momento di pensare ai testi di questo ultimo lavoro degli Ancillotti, il nostro storico autore nonché amico, James Hogg ci disse che per cause di forza maggiore questa volta non ci sarebbe stato! A quel punto ho chiesto a John se gli andava di scrivere un testo per noi, che poi son diventati due, tre ed infine tutti i quelli del disco. Ci teniamo a ricordare, inoltre, che comunque James Hogg ha curato il corretto uso dell’inglese, la grammatica dei testi di John e mi ha seguito nella corretta pronuncia in studio di registrazione.
L’Impero delle Ombre qualche anno fa hanno pubblicato un brano, “Dr. Franky”, ispirato al celebre romanzo della Shelley. Nel vostro disco troviamo la traccia “Frankenstein”, come mai questo libro ha influenzato e continua a influenzare band metal?
Bud – “Frankenstein” è frutto dell’ispirazione di John, ha preso spunto dal romanzo della Shelley per sviluppare una metafora sulle attuali difficoltà relazionali: il “mostro” che prende vita da pezzi assemblati di cadaveri e rianimato dal suo creatore tramite l’energia dei fulmini è conscio d’aver nuova vita ma non ha il cuore, è incapace di amar. Questo crea un vuoto dentro di lui! Come vedi, partendo da un classico dell’horror romantico si può spaziare per raccontare problematiche reali. Poi i romanzi come Dracula di Bram Stoker o E.A.Poe, Lovecraft ecc., sono classici potenti e immortali, perfetti per l’immaginario heavy metal!
Restando in ambito heavy metal, il genere – soprattutto nella sua forma più classica – è stato ben codificato e ha una propria storia: come si può 2020 attualizzarne il sound senza snaturarlo?
Per attualizzare il metal nel 2020 non credo esista una ricetta ben precisa, a parte la produzione che è molto importante e fa la differenza, perché esalta il risultato. L’esperienza, la passione e l’onestà credo siano le chiavi, molto più delle contaminazioni, se parliamo di classic metal.
Da anni siete sotto Pure Steel Records, un’etichetta tedesca. La Germania è ancora il primo mercato per le vostre sonorità, in termini competitivi credete di esservi affidati una label crucca vi abbia in qualche modo portato un valore aggiunto rispetto a quello che avreste avuto con una corrispettiva italiana?
Bid – Sicuramente. La PSR lavora in modo professionale, cura tutto nei minimi dettagli senza lasciare niente al caso. Per questo album ci ha dato un supporto straordinario, credono molto in noi, il loro ufficio promozionale in Europa e America ha fatto un lavoro incredibile. Il disco è arrivato ai quattro angoli del pianeta, è stato trasmesso dalle più importanti rock radio in America e Europa, abbiamo ricevuto recensioni entusiastiche dai più importanti magazine di tutto il mondo, Italia compresa. Gli addetti ai lavori (radio, magazine, carta stampata) vogliono conoscerci, ci chiamano per interviste e tutto il resto. Insomma, siamo molto contenti di “H.o.E.” e del successo che sta ottenendo, ma un ringraziamento va anche alla nostra etichetta la PSR.
Rimanendo in Germania, su “Hell on Earth” sento delle influenze Grave Digger, soprattutto nei brani più tirati. Per una band come la vostra, con una solida storia alle spalle e uno stile ben definito c’è ancora spazio per le influenze esterne?
Bid – Noi ascoltiamo un po’ di tutto e, se un’ispirazione è valida, perché no ? Tu senti i Grave Digger, altri Judas Priest, altri Accept, altri Saxon ecc. Gli anni passati sulla strada insieme hanno forgiato un nostro sound molto riconoscibile potente e compatto, un giusto mix tra passato e i tempi nostri di cui andiamo fieri e, senza peccare di presunzione (chi ci conosce sa come siamo), diciamo che suoniamo come gli Ancillotti!
Bud – Sì, è vero, abbiamo avuto un sacco di accostamenti al metal teutonico di Accept, Primal Fear, Grave Digger! Guarda non so che dirti, abbiamo semplicemente pigiato di più sull’acceleratore, abbiamo abbondato di pezzi rocciosi e “in your face” con il contributo di una produzione potente e cristallina, alla “tedesca”, se vuoi (da lì le similitudini probabilmente oltre che la nostra label), di Gabriele Ravaglia nel suo studio ad Alfonsine per la parte strumentale. Freddy Delirio, degli FP studios di Lucca, si è occupato alla grande delle mie parti vocali.
Infatti, rispetto alle vostre opere passate, ho particolarmente apprezzato la voce, questo miglioramento è dovuto a particolari studi fatti da Bud ultimamente o è semplicemente variato il vostro approccio in fase di registrazione?
Bud – Grazie per l’apprezzamento sulle parti cantate, sono contento che ti siano piaciute particolarmente. No, non ho mai studiato canto, è tutta esperienza forgiata ascoltando i dischi di grandi band. A mia volta, ci ho messo l’esperienza maturata calcando i palchi da una vita! Infine, vorrei citare il lavoro di mastering di Jacob, grosso nome che ha lavorato coi big europei del metal.
Al di là della grande retorica sula “famiglia metal”, lavorare con dei parenti è un vantaggio o uno svantaggio?
Bid – Quest’anno ricorre il nostro decimo anniversario e la formazione è sempre la stessa, vorrà pure dire qualcosa. Noi siamo tutti sullo stesso livello e ci rispettiamo, parliamo tutti la stessa lingua musicalmente parlando, abbiamo tutti lo stesso sangue. Ciano è un fratello (di sangue), questo secondo me fa la differenza, quando siamo in giro, stiamo insieme e montiamo su un palco succede qualcosa di sorprendente che non so spiegare: noi insieme, anche alla nostra insostituibile crew, siamo davvero una grande famiglia metal.
Altro tasto dolente, l’attività live: siete essenzialmente degli animali da palcoscenico, come gestite la frustrazione derivante dell’avere un album pronto e non poterlo proporre dal vivo?
Bid – All’inizio ci siamo buttati sul bere e sul mangiare, è stata dura… ah ah. A parte gli scherzi, noi abitiamo in Toscana, Ciano in Emilia, non è stato possibile vederci in questo periodo. A breve potremo incontrarci di nuovo e ci metteremo sotto per costruire il nuovo show. Non è stato e non è un bel momento per lo spettacolo in generale, ma vogliamo essere positivi e appena ci sarà la possibilità noi ci faremo trovare pronti per portare in giro la nostra musica e incontrarci finalmente all’Hell on Earth Tour !!
Siete tra i musicisti più scafati della scena italica, cosa vi sentite di consigliare alle nuove leve?
Bud – Di suonare, divertirsi, crederci sempre, semplicemente! Non credere di suonare per sfondare, dando il culo e l’anima all’ultimo trend, siamo in Italia non sfonderai probabilmente e non ti sarai divertito! Suona col cuore… e, come dicevano i Rolling Stones in un loro brano, “It’s only rock’n’roll… but i like it!”

Foto di Luca Bernasconi