Lord Pezza – I colori della psiche

Lord Pezza con il suo stile psichedelico ben definito e riconoscibilissimo sta raccogliendo sempre più consensi tra gli addetti ai lavori: un numero crescente di promoter e band commissiona le sue opere per rendere più accattivanti locandine, copertine, loghi e merch.

Benvenuto su Il Raglio del Mulo, Graziano, o preferisci che ti chiami Lord Pezza?
Ciao, come preferisci.

Quando e perché a un certo punto della tua vita sei diventato Lord Pezza?
Si potrebbe semplificare tutto dicendo che la cultura psichedelica, nel momento in cui l’ho conosciuta, mi ha folgorato. Mi ha colpito inizialmente la prima ondata, quella californiana, ma poi districandomi all’interno di questo movimento ho capito quanto quest’ultimo abbia influenzato altre scene, dal punk al jazz per esempio, e questo non è successo solo in ambito musicale ma anche per le arti visive se solo pensiamo al nostro amato Prof. Bad Trip che forse è il capostipite di tale movimento in Italia. Lui ha mixato in maniera eccellente il movimento pshyco a quello punk politicizzato e sociale, oltretutto in bianco e nero. Ecco, da questo ha preso forma Lord Pezza.

Come è nato invece il tuo nome d’arte?
Ahahah… è una storia lunga ma proverò a sintetizzare il tutto. Un po’ di anni fa il termine “pezza lorda” è stato coniato da me e altri amici, con cui si era soliti ritrovarci in una putrida cantina/locale in quel di Ruvo di Puglia, e lo si usava per identificare un preciso atto e cioè quello di far attaccare sul soffitto, basso e a cupola, dei fazzoletti o stracci imbevuti di birra che magari ci era caduta sul pavimento… ovviamente lanciandoli, ecco quella era la “pezza lorda” e da un gioco di parole e anche un po’ per provocazione è stato commutato in Lord Pezza (e quindi il Signor Pezza).

Il tuo stile è una particolare rilettura della tradizione psichedelica: usualmente le opere grafiche di quella corrente sono ricche di colori, io invece mi sono imbattuto non solo in tue opere colorate ma anche in disegni in bianco e nero. Come mai hai maturato questo stile così particolare?
Come dicevo precedentemente, il mio primo contatto con tale corrente è stato proprio il primo periodo, quello tutto colorato e vivace, quello degli anni ’60-’70 nato a San Francisco per intenderci. Le cover-art e poster-art di quel periodo erano caratterizzate dalla forte presenza di più colori, basti pensare alle copertine degli album dei Jefferson Airplane o dei Grateful Dead o semplicemente alla Summer of Love, giusto per citarne alcune. Ma in realtà, la molla è scattata poco dopo aver conosciuto, ovviamente su carta, artisti come Rory Hayes che nel periodo anni ’70-’80 proprio a San Francisco ha prodotto fumetti e poster per la maggior parte in bianco e nero, volendo comunicare così l’irrequietezza del genere umano, la violenza, l’abuso di droghe, il mal di vivere, il non sentirsi appartenenti alla società in cui si vive. Possiamo citare anche lo stesso Andrea Pazienza per quanto lui abbia prodotto anche a colori, o il già citato Prof. Bad Trip. Ecco, il bianco e nero l’ho sentito mio, personale, e questa mia scelta deriva dal bisogno di comunicare una mia visione personalissima dell’esistenza, e cioè la vita e la morte, l’amore e l’odio, il positivo e negativo, il bello e il brutto, il bene e il male, appunto il bianco e il nero. Sono ormai passati 50-60 anni dall’esplosione della cultura psycho e tutto quello che noi ora possiamo fare con la nostra “visione” non è altro che un’evoluzione o devoluzione di ciò che è iniziato anni prima.

Ma si può essere a colori utilizzando solo il bianco e nero?
Ovviamente rispondo per me, diciamo che mi sento come uno schermo vintage a tubo catodico con solo bianco e nero.

Usi qualche tecnica pittorica particolare?
Niente di così tanto particolare, pennino, pennarello e penna gel bianca su foglio o su legno. A volte sperimento altre tecniche su altri supporti o con altri strumenti ma al momento sono solo esperimenti.

Nel 2018 per MiglioEditore è uscita una raccolta, dal titolo “EffettiCollaterali-La Fine”, nel quale ci sono un paio di tue illustrazioni: che me mi racconti di quella esperienza?
Il progetto “Effetti Collaterali-La Fine” è partito da quel fottuto pazzo che è Marcello Acido che per il suo primo volume, da lui prodotto con l’editoria “MigliorEditore”, ha voluto mettere insieme 25 artisti tra illustratori e fumettisti sparsi in tutto la penisola italica e appartenenti al circuito underground dando come tema la parola “Fine” che ognuno poteva interpretare ed illustrare con qualsiasi tecnica volesse in due tavole. Le tavole da me realizzate parlano delle gabbie che noi stessi ci costruiamo, come il lavoro ad esempio, e poi l’evasione da tali prigioni anche con l’utilizzo di sostanze alteranti per poter attraversare dimensioni dell’inconscio che a noi stessi sono sconosciute e forse solo per sentirci liberi. È stata una super esperienza anche perché c’è stata la presentazione del volume a Bologna al “Baumhaus” dove ci siamo conosciuti e abbiamo stretto amicizia. Tra i tanti che hanno preso parte al progetto cito solo alcuni come Inchiostro Lisergico, Marco Galli, Marcone Cirillo Pedri, Cati-Cardia, e lo stesso Marcello Acido. Un’esperienza che spero si ripeta al più presto.

Lavori spesso con il mondo della musica disegnando copertine, locandine e loghi. Come riesci a tramutare la musica in immagini?
Sì, ho disegnato qualche cover per gruppi musicali, come ad esempio per i Rainbow Bridge (quella volta a colori) a cui ho disegnato anche il logo (questa volta in bianco e nero) che il buon Fabio Chiarazzo, il loro bassman, si è pure tatuato… ahahah. Ma anche loghi per programmi radiofonici come “Rock Monkeys-FM-Controradio”, o anche per l’emittente radiofonica on-line e dj-set “Frequenze Pirata- I Love Radio Rock”. In questi casi ascolto, prima e durante la realizzazione del disegno, ciò che il gruppo suona e mi faccio ispirare dalla loro musica costruendo delle immagini che rispecchiano ciò che sento. Per le locandine il discorso è leggermente diverso perché dipende da ciò che si deve pubblicizzare. Sono più chiaro, se devo disegnare una locandina per una precisa band musicale allora vale il discorso fatto sopra, altrimenti se la locandina sponsorizza più gruppi e magari con generi diversi allora lì ci vado di mio. In ogni caso, per la maggior parte delle volte, mentre disegno la musica mi fa sempre da sottofondo.

Dove possono trovare i tuoi lavori i nostri lettori ed eventualmente contattarti?
I miei lavori sono quasi tutti visibili sul mio profilo Facebook. Purtroppo, sono un po’ avvezzo alla tecnologia ma credo che presto mi farò una pagina Facebook dedicata e forse chissà qualche altro profilo su altri social, vedremo. Comunque chi fosse interessato a contattarmi lo può fare, al momento, attraverso il mio profilo Facebook personale: Graziano Lord Pezza.

I tuoi progetti futuri?
Al momento sto portando in giro la mostra di illustrazioni dal titolo “Missione – Prove di Controllo Psycho-Sociale: codice Covid-19” che ho realizzato durante il periodo del lock down. Le tavole sono divise in psycho-obiettivi che raccontano momenti vissuti da me e da chi mi è stato vicino in quel lasso di tempo. Tutto ciò è stato racchiuso in un volume autoprodotto e rilegato a mano. A breve pubblicherò un altro volume, ovviamente autoprodotto, dedicato ad atleti che si sono distinti non solo per doti sportive ma anche per prese di posizione antifasciste e antirazziste in ambito politico-sociale e che hanno lasciato un segno significativo nel tessuto culturale. Dopo questi ultimi progetti ho in programma di illustrare le donne, quasi del tutto sconosciute, che alla scienza hanno dato tantissimo ma sono state oscurate dalla società maschilista, tra queste la più nota che vorrei citare è Marie Skłodowska-Curie. Tutto questo sarà frutto della collaborazione con Valeria De Leo, laureata in fisica.

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