Insane – Wait and pray

Uno degli album di culto della scena italiana, accessibile oggi in versioni non sempre autorizzate, è “Wait and Pray” (2005) dei thrasher marchigiani Insane. Tra qualche mese, quel disco sarà disponibile in una nuova versione ufficiale, edita da High Roller Records, che non solo presterà una nuova veste grafica, ma anche una tracklist ricca di sorprese…

Ciao Dan (voce e basso), nel corso del 2021 la High Roller Records pubblicherà una nuova edizione di “Wait and Pray”, album d’esordio dei tuoi Insane. Particolarità di questa uscita è la presenza anche di ”Insolent Aggression”, disco che porta la firma degli Slaves. Ed è proprio da quest’ultimi che vorrei partire: come e quando sono nati gli Slaves?
Una ventina di anni fa, anno più anno meno, nello stesso modo in cui nascono centinaia di gruppi ogni mese. Dei teenager con molta voglia di fare casino, tanta ambizione e zero esperienza su come muoversi. Quest’ultima circostanza fa sì che la maggioranza di questi gruppi evapori nel giro di poco ma noi siamo riusciti a rientrare in quella piccola parte che ce la fa ad andare avanti e non mi sento di dire che è stato per un colpo di fortuna. Posso assicurarti che le difficoltà che ci siamo trovati a superare avrebbero abbattuto un toro scatenato. Devi essere estremamente determinato per rialzarti in piedi ogni volta, e sveglio abbastanza per imparare in fretta dai tuoi errori.

Cosa ricordi delle registrazioni di ”Insolent Aggression”?
Lo sporco della moquette nella cripta in cui lo abbiamo realizzato. Oltre a quello ricordo bene anche che era nostra ferma intenzione registrare un album completamente in analogico, su nastro magnetico. Qui apro una parentesi: in quegli anni stava esplodendo il boom della registrazione digitale accessibile a tutti, fenomeno che avrebbe aperto le porte nel giro di poco alla nascita dell’home recording fino a portarlo ad essere quel costume di massa che conosciamo oggi e di cui apprezziamo alcuni indiscutibili vantaggi. Solamente che, come spesso accade con una novità, si tende a perdere di vista un certo equilibrio di giudizio e così tutti erano lanciati ciecamente in quella direzione. La sola parola “analogico” d’un tratto aveva preso un’accezione completamente negativa, sinonimo di vecchiume e immondizia da rigattiere. Tutto doveva essere “digital art” dal sound, alle copertine dei dischi. A torto o a ragione, noi sentivamo di dover essere controcorrente. Era chiaro che il futuro era tracciato, ma noi volevamo dimostrare che un approccio ”old school”, come si direbbe oggi oggi, non era ancora da dare per morto. Così con un po’ di passaparola scoprimmo che un tale dalle nostre parti aveva ancora un vecchio Teac 80/8 abbandonato in un garage. Fu una vera e propria impresa riuscire a organizzare tutto tra logistica, registrazione, mix, passaggi su DAT, masterizzazione finale e vale la pena sottolineare che nessuno ovviamente ci regalò nulla; pagammo fino all’ultimo cavo spostato per ogni mezzo metro. Sicuramente non scegliemmo la strada più facile e comoda ma quella era la nostra “missione” ed eravamo determinati a realizzarla a qualunque costo. Credo che le condizioni in cui ci trovammo a realizzare quell’ album si rispecchino in tutto e per tutto nel risultato del disco: grezzo, imperfetto, ostinato e furioso.

Il passaggio da Slaves a Insane a cosa fu dovuto?
Fin dagli inizi, anche tra continui cambi di formazione, eravamo comunque sempre stati in quattro perché era ovvio che la nostra proposta era concepita per funzionare con due chitarre. Tuttavia nel 2003 dopo aver registrato i tre pezzi del demo ed essere stati contattati da Andi della BattleCry un chitarrista per l’ennesima volta lasciò; tutto quel continuo avvicendarsi di ragazzi al fianco di Luca era diventato snervante, non ne potevamo veramente più, ed era chiaro ormai che avremmo dovuto accettare l’idea di continuare in tre. Approfittammo dunque di quell’episodio per dare un taglio con quanto fatto fino ad allora e la cosa più significativa che ci venne in mente in questo senso era partire da un nuovo nome per il “nuovo” gruppo. Fu una decisione dettata dall’istinto del momento e con il senno del poi posso dirti che questa cosa ha causato ancora più confusione, anche per la sterminata lista di gruppi che si chiamano con lo stesso nome, ma a quel tempo era ciò di cui avevamo bisogno per darci una scossa mentale. Poi bisogna sempre considerare che stiamo parlando di un anno in cui MySpace ancora non esisteva, ci si connetteva ad internet con un modem da 56 Kb e Google era una cosa quasi per nerd. Noi non avevamo mai sentito nessun gruppo che si chiamasse Insane e credevamo che fosse il nome più originale del mondo!

“Wait and Pray” è stato pubblicato a metà anni 2000, in una fase storica in cui il thrash metal, dato per morto nei 90, stava riscuotendo nuovamente il favore delle masse grazie a band come Municipal Waste, Evile, Gama Bomb. Come mai non siete riusciti a infilarvi in quel filone, nonostante l’eccelsa qualità del disco?
Devo dirti la verità. Non conosco nemmeno uno dei gruppi che hai nominato. Per quello che ricordo, quando iniziammo a suonare nel 2000 la scena era interamente dominata dal power metal melodico in Europa, il black metal scandinavo e il nascente nu-metal e tutto il movimento crossover proveniente dagli USA. Sicuramente esistevano anche movimenti minori per tutti gli altri generi ma devo dire che non ci è mai interessato entrare in un filone o far parte di qualche giro. Siamo sempre stati lupi solitari e non abbiamo mai prestato troppa attenzione a quello che succedeva intorno a noi o guardare quello che facevano gli altri.

Il fatto che oggi il vostro esordio sia diventato un oggetto di culto, lenisce o acuisce il dispiacere di non aver dato continuità all’attività della band?
Niente di tutto ciò. Siamo soddisfatti di come sono andate le cose e di come si sono concluse. La band ha fatto il suo percorso, realizzato i suoi obiettivi ed il capitolo si è chiuso in maniera del tutto naturale. Non ho mai percepito “Wait and Pray” come un punto di partenza ma piuttosto come un punto di arrivo. Esattamente il punto in cui volevamo arrivare. Anche questa volta non scegliemmo la strada più comoda -avremmo potuto tranquillamente registrare in uno studiolo a due passi da casa e risparmiarci un viaggio intercontinentale sanguinoso sotto tutti i punti di vista – ma non avremmo mai realizzato quello che avevamo in mente. Vedi, il punto era quello di voler dare una fucilata in faccia a tutti. Una dimostrazione. Il rimando così stretto agli Slayer è voluto e chiaramente è qualcosa di unico ed è al tempo stesso il motivo del successo e del limite del disco. Ognuno può vederla come vuole ma alla fine ha un significato più profondo di quanto possa sembrare; non si è mai trattato di essere un semplice “tributo”. Ora con questo non voglio dire che sia trattato solo di un esperimento, ma di sicuro la band non era strutturata per continuare. Io penso che “Wait and Pray” vada visto come un album figlio del suo tempo, un tempo nel quale c’era il bisogno di mandare un messaggio, di dare certe risposte e dimostrare che era ancora possibile fare un certo tipo di musica in un certo modo. Il fatto che dopo vent’anni l’attenzione intorno al disco non sembri diminuire mi fa supporre che gli Insane abbiano dato risposte attuali ancora oggi.

Passiamo ora alla ristampa, nei comunicati che ho letto, non ho visto la data di pubblicazione di questa nuova edizione, puoi dirmela tu o non è stata ancora schedulata?
Sì, la pubblicazione è prevista per il 29 Ottobre e i preordini dovrebbero partire sei settimane prima quindi intorno al 17 Settembre.

Uno degli elementi distintivi di quel disco è la copertina slayerana, invece la nuova edizione avrà un nuovo artwork firmato da Velio Josto: come mai avete optato per un nuovo packaging?
L’idea di offrire una nuova copertina è stata della High Roller Records e subito ci è piaciuta molto. Era l’occasione ideale per prendere le distanze da tutte quelle edizioni e ristampe che ancora oggi girano senza alcuna autorizzazione o consenso da parte nostra. Ci sono parecchi sciacalli che hanno fatto e tuttora continuano a fare soldi con “Wait and Pray” millantando o rivendendosi “diritti” inesistenti. Questi speculatori si trincerano dietro l’effettiva difficoltà e dubbia convenienza di intraprendere azioni legali internazionali. Riguardo la nuova copertina credo che sia un’opera magnifica da un lato per l’evidente talento di Velio dall’altro per la sua capacità di trasmettere l’atmosfera del disco riuscendo tuttavia a mantenere un filo conduttore con il passato. Poi è chiaro che per qualsiasi cosa troverai sempre qualcuno che la vede al contrario di te (ricordo ancora le prese per il culo per la copertina originale quando uscì il disco) ma a noi va tutto benissimo così. Come all’epoca, è esattamente la fucilata in faccia inaspettata che ci piace dare.

Le tracce inserite nel disco sono quelle originali oppure sono stare rimasterizzate?
Abbiamo messo a disposizione le tracce originali alla label che poi si è occupata di inviare tutto a Patrik Engel dei Temple Of Disharmony per una restaurazione del materiale. Di sicuro qualcosa, specialmente nei pezzi più vecchi, avrà avuto bisogno di un restyling più pesante ma siamo curiosi anche noi di scoprire il risultato finale.

L’idea di inserire ”Insolent Aggression” a chi è venuta? Come mai non avete optato per una ristampa specifica di quel disco?
Sì, in realtà “Insolent Aggression” sarà pubblicato come album a sé stante ed anche qui l’idea è stata dei ragazzi della label. Mi verrebbe da dire che vista l’assenza di un sequel si sia optato per offrire un prequel e personalmente credo che sia un’occasione eccezionale per avere una panoramica migliore dell’evoluzione che c’è stata per arrivare a realizzare “Wait and Pray”.

Oltre a ”Insolent Aggression”, se non erro, nel disco ci saranno anche altre tracce bonus: di che si tratta?
Esatto, saranno presenti anche pezzi delle prime registrazioni, esperimenti e demo vari, tutte quelle idee primitive ed anche un po’ ingenue che oscillavano al confine del black metal degli inizi alla ricerca di una forma e di un’esperienza di cui abbiamo fatto successivamente tesoro.

Dopo aver parlato tanto del passato, vorrei chiudere aprendo una finestra del futuro: credi che la ristampa possa in qualche modo riemettere in moto gli Insane?
No, lo escludo; non avrebbe senso. Gli Insane hanno chiuso il loro ciclo – hanno fatto quello che dovevano fare, dimostrato quello che dovevano dimostrare e non c’è niente altro da aggiungere. Oltretutto ora siamo impegnati al 100% con il nostro nuovo progetto.

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