Tornano sulle colonne virtuali de Il Raglio del Mulo gli Ataraxia, che avevamo intervistato in occasione della pubblicazione di “Quasar”. “Pomegranate – The Chant of the Elementals” è l’ennesima riprova che, nonostante la band abbia alle proprie spalle una carriera più che trentennale, la vena creativa degli Ataraxia è ben lungi dall’esaurirsi.
Bentornati, ai tempi dell’uscita di “Quasar” nella nostra intervista definiste quel disco una “terapia in musica”: in parte o in toto descrivereste così anche il nuovo lavoro “Pomegranate”?
Ogni album che realizziamo e lasciamo fluire attraverso di noi è un atto terapeutico, la musica stessa può essere un deliberato o inconscio atto terapeutico sia perché le frequenze portano energie di qualità sia perché i contenuti sensoriali e spirituali ci aiutano a fare esperienza e conoscere meglio se stessi. “Pomegranate” è un abbraccio appassionato di elementi naturali, figure mitologiche e floreali, mondi e parole magiche e sensuali. Un “viaggio-terapia” in musica.
E’ azzardato affermare che “Pomegranate” è forse uno dei vostri dischi più istintivi?
E’ un album profondamento sentito e voluto, abbiamo vissuto i nove mesi della sua gestazione in profonda concentrazione e libertà espressiva. I brani sono nati come per magia uno dopo l’altro in studio e nel nostro rifugio alchemico, la sala prove. Tutto è fluito naturalmente, istintivamente. I nostri archetipi zodiacali e le nostre caratteristiche personali differenti ci hanno guidato a dipingere col suono, canalizzare o interpretare questo o quell’elemento e fra noi abbiamo vissuto una comunione creativa libera, profonda, condivisa. Insieme abbiamo potuto realizzare il tutto come tante gocce singole che si fondono in un solo mare. Purificati e nuovi, abbiamo avuto accesso a vari regni in un tripudio di prati fioriti, profumi, colori, sensuali sussurri, essenze, cori aurorali ed arie incantatorie. Ma poi l’entropia ed il chaos del mondo in cui stavamo vivendo ci ha spinto ad inanellare un nuovo ordine di purezza adamantina anche se per giungervi abbiamo dovuto attraversare la pelle di caverna del dio Dioniso, fino ad essere calamitati nel suo mondo minerale, animale, umano e divino. Certamente, è un disco istintivo ma un istinto filtrato da intuito, percezioni e sensazioni sottili.
Il disco ha un sottotitolo, “The Chant of the Elementals”, possiamo quindi definirlo un concept?
Certamente. E’ una corsa poetica attraverso i quattro elementi aria, acqua, terra e fuoco (ognuno dei brani ne porta le frequenze in musica) per arrivare alla Quinta Essenza, il quinto elemento che li incorpora tutti e li trascende. Il fuoco bianco di cielo ci ha portato alla fusione con” Hlara Aralh” (primo brano), portatore del coraggio del cuore (coraggio= agire col cuore). Il dispiegarsi delle note ci infonde un senso di libertà e leggerezza onnicomprensivi e pervadenti. Le lingue di fiamma cristallo che purificano senza bruciare ci avvolgono e ci portano al sentire più puro, istintivo e vivificante. Il viaggio alchemico dell’eroe, il viaggio di tutti noi, prosegue e si inoltra nell’elemento terra rappresentato dal profondo del bosco e dalla danza cosmica del cervo. “Oruphal” (secondo brano) ci conduce nell’underworld al cospetto della nostra ombra che è necessario guardare, accogliere ed integrare. Quali bestie sanguinanti e sfinite, ci troviamo in bilico tra un portale mistico ed uno strapiombo. Intorno a noi crepacci sulfurei, montagne e segrete spiagge. Poi irrompe il vento e ci trasforma in quarzo di luna. Un nuovo movimento alchemico ci accompagna dalla nigredo all’albedo dove ci accoglie “Ozoonhas” (terzo brano), spirito elementale che ci attraversa come aria per un passaggio in alto. Siamo antenne? Raggiungiamo ogni volta il punto più alto per farci canali di frequenza, ci eleviamo in spirale attorno al caduceo di Mercurio per risettare il nostro DNA e muoverci tra gli astri. In alto, nelle lunghe notti d’estate, contempliamo le stelle. Le silfidi, spiriti elementali dell’aria, ci ispirano insufflando in noi l’intelligenza sottile. Dalle altezze agli abissi uterini, tra spirito e materia, avvolti dalle correnti liquide di “Nevenhir” (quarto brano), spirito elementale dell’acqua. Nei fondi abissali seminiamo doni e facciamo crescere piante sonore, appariamo e spariamo con ali leggerissime ricamando sogni. Quali cellule stellari rimaniamo espansi e sospesi prendendo forme magiche e sorridendo dentro. Poi si accede all’ultima fase del viaggio, la Rubedo. Siamo nel campo mentale superiore, “Aura Magi” (settimo brano) In questo spazio l’etere dipinge distanze siderali, ci dà potere di visione, la capacità di comunicare con ogni cosa e con le forze divine degli intramondi. E’ un passaggio iniziatico di rinnovamento e pace intensa, una mistica carezza. Contempliamo i misteri, forme che si manifestano, e siamo fuoco sottile avvolto da carni mortali. Il viaggio sonoro si conclude con una outro che ci catapulta di nuovo nella materia delle origini come creature rinnovate.
Cosa simboleggia il melograno in questo contesto?
Il melograno è un simbolo potente, certi miti raccontano che sia nato dal sangue di Dioniso che feconda la terra (Dioniso è una delle due divinità a cui è dedicato un brano dell’album), inoltre è uno dei frutti sacri ad Afrodite insieme al melo (Afrodite è l’altra divinità a cui è dedicato un brano), Persephone, regina del mondo ctonio sotterraneo ed inconscio, il mondo dell’ombra ne mangia alcuni chicchi per diventare da fanciulla a donna consapevole grazie anche alla guida di Ade. Il melograno è un frutto afrodisiaco e le spose greche intrecciavano i capelli coi suoi rami. Il frutto è simbolo di prosperità e fortuna e rappresenta anche il micro ed il macrocosmo, dentro al globo del frutto tanti altri piccoli globi. Questa pianta era anche diffusa nei giardini dell’antico Egitto poiché resisteva alla siccità e quindi denotava forza. Era anche attributo della Grande Madre nel mondo mediterraneo, colei che da la vita, è fertile e colei che la toglie. Spesso si trova questo frutto nelle decorazioni pittoriche del rinascimento, anche nella Madonna con la Melagrana di Botticelli appartenente alla scuola neoplatonica fiorentina. Abbondanza, vita/morte, energia vitale, fecondità, la rappresentazione dell’universo stesso, del “così è in alto come in basso”. Abbiamo sentito forte questo richiamo.
Restando in termini di simboli, nella copertina risalta il rosso in un mare di luce: in qualche modo ha un significato recondito anche questa scelta?
E’ sorprendete come tutto sia legato da un fil rouge senza che neppure ce ne accorgiamo o lo pianifichiamo. Tutto avviene in un flusso incredibile di intenti inconsci e magici senza essere preventivato. Abbiamo scelto di realizzare il servizio fotografico in un giorno qualsiasi e quel giorno c’era la luce dorata perfetta nelle nostre colline e Francesca ha scelto il rosso apparentemente per caso e si è trovata immersa in dettagli dello stesso colore che punteggiavano la natura e alberi di melograni attorno a noi offrivano i loro frutti maturi. Ci siamo accorti di essere in un quadro che ha ispirato i brani prima che fossero scritti, abbiamo iniziato a comporli a novembre e in quel giorno di settembre tutto era già racchiuso negli scatti fotografici che poi sono diventati copertina e parte dei booklet. Il rosso vivace e variegato del melograno porta la vita, il codice del nostro sangue, della passione, del coraggio, vitalità che fluisce nella luce dell’equinozio, una luce di balance, equilibrio in cui 12 sono le ore diurne e 12 quelle notturne e 12 è un numero magico poiché dodici sono i mesi, gli archetipi zodiacali, etc. Abbiamo scattato le foto durante l’equinozio d’autunno 2021 e l’album esce a celebrare l’equinozio d’autunno del 2022. Inoltre l’oro è un colore alchemicamente importante, è la pietra filosofale, estrarre oro dal piombo, estrarre la Quintessenza della nostra dimensione animica dalle scorie della materia pesante. L’etichetta poi ha scelto di realizzare i vinili in colore oro e oro marmorizzato nero. Abbiamo il ciclo del sole ed ogni elemento che si sposa a questa creazione.
Ritenete che tutti i vostri ascoltatori siano in grado di decodificare la vostra arte per goderne al meglio oppure credete che ci siano più livelli di percezione di un vostro disco, ognuno diverso ma ognuno comunque soddisfacente allo stesso modo?
La tua domanda esprime intelligenza sottile e sensibilità. Esiste un inconscio collettivo, un mondo archetipale dove esistono elementi in comune a tutti gli esseri umani ma esiste anche l’individualità che riesce a volte a sganciarsi dalle norme culturali, dagli “stampi” emozionali e reattivi a cui siamo sottoposti e che ci hanno plasmato sin da pochi anni dopo la nostra nascita. L’arte e la musica in particolare riescono a bypassare tutto questo se ci si affida liberamente e consapevolmente a questo flusso. Credo i nostri ascoltatori siamo soliti abbandonare ratio e cultura dominante per accedere a quel mondo superconscio o spirituale in senso lato che porta ad un ascolto musicale che diviene un ascolto interiore, un viaggio alla scoperta di se, dei propri luoghi dell’interiorità a cui la musica e la natura da cui siamo ispirati fanno da specchio. Quindi, certo, chi entra in risonanza con la nostra arte trova e scopre sempre codici personali ed universali per assimilarla e viaggiare, ci sono più livelli di percezione e anche sensazioni differenti ma ognuna di queste è buona e giusta per la persona che la vive. Sono tanti i sentieri che portano ad un luogo speciale, alcuni più irti, altri delicati e plananti, altri scoscesi ed impervi, altri densi di dolcezza e colori anche se tutti arrivano alla stessa Sorgente.
Nel 2020 avete festeggiato il vostro trentennale in un momento storico molto particolare, in qualche modo gli avvenimenti legati alla pandemia hanno sancito un prima e un dopo oppure per voi le cose sono tornate più meno sui soliti binari dopo un periodo di assettamento?
In tutta sincerità niente torna mai sugli stessi binari, diciamo pure che i binari ci stanno stretti e che abbiamo sempre preferito aprire nuovi varchi e sentieri nei boschi sonori che ci hanno accolto e che abbiamo scoperto strada facendo. Inoltre, per la legge dell’ottava, ogni cosa che si ripete avviene sempre ad un’ottava diversa a seconda di ciò che abbiamo appreso, delle debolezze, dei punti di forza, delle scoperte, delle paure e del coraggio che abbiamo dimostrato ed esperito la volta precedente. Per confrontarci con esperienze così forti, stimolanti e sfidanti, per non rimanere annichiliti o passarci in mezzo da ciechi, sordi ed evitanti col rischio di finire in altre esperienze simili come in un loop di un girone dantesco, abbiamo scelto la creatività. Ad un certo punto ci siamo concentrati, aperti alle infinite vie della creazione ed abbiamo deciso di realizzare questo album. Immersi in un universo di idee, sensazioni, percezioni e stimoli artistici abbiamo dato un senso a tutto ciò che accadeva “originando” un mondo nostro di Bellezza, Armonia e Grazia che potesse essere condiviso e potesse essere un dono per noi e tutti coloro che ci ascoltano e ci ascolteranno.
Avete delle date in programma a supporto del disco?
Avevamo una serie di date in previsione (anche se non facciamo mai specifici tour legati ad un album, ogni nostro concerto è una “dimensione” a sé, preparato ad hoc a seconda del luogo che ci ospita, del nostro stato d’animo e di tanti altri fattori), purtroppo alcune sono saltate per problemi organizzativi dell’ultimo minuto, avremmo dovuto suonare in un grande festival in Romagna, un altro in Umbria e via dicendo. Saremo in Germania ad un festival legato al sole a fine novembre e faremo un concerto semiacustico nel giardino di una casa colonica in forma semi privata (ad invito) il 1 ottobre (per chi fosse interessato a prenotare un posto può scriverci via Facebook). E’ in preparazione un tour oltreoceano nel 2023 inoltrato dove spesso siamo richiesti e dove per questioni di forza maggiore abbiamo dovuto rimandare negli ultimi due anni. La dimensione dal vivo è un rituale, un atto magico profondamente condiviso tra noi ed il pubblico, un pubblico attivo con cui si scambiano correnti energetiche. Essendo stati molto impegnati nell’ultimo anno in studio di registrazione e con i vari artisti che hanno collaborato alla parte visiva di “Pomegranate”, abbiamo ora un po’ di tempo per preparare una performance ad hoc, provare i brani nella versione live e realizzare un video da proiettare ai concerti come supporto immaginativo.
Di solito siete molto prolifici, loro dimostra la vostra cospicua discografia. Mi incuriosisce sapere, in chiusura: nonostante abbiate rilasciato da poco un disco, state già lavorando a dei nuovi pezzi?
In questi mesi siamo stati molto impegnati con la realizzazione di alcuni video ed un video documentario ispirati a “Pomegranate”. Giovanni, il nostro tastierista, ama molto il lato visivo oltre che musicale di un nuovo concept e quindi ci siamo immersi nella natura selvaggia dei nostri Appennini per evocare i 4 elementi alchemici presenti nell’album tra fiumi, pareti rocciose, laghi, cascate e boschi. Ogni elemento che vediamo “fuori di noi” è anche dentro di noi, quindi frequenze sonore e frequenze cromatiche si mescolano per portarci ad aprire “portali” che ci permettono di cominciare e proseguire il viaggio. Questi sono i link dei primi due video, “Nevenhir”
e “Hlara Aralh”
Inoltre questo album esce in numerosi formati (due formati in vinile, due formati in CD) ed ognuno ha un proprio ricco booklet di immagini e scritti ed il vinile include anche un vero e proprio artbook 30×30 realizzato in collaborazione con Insetti Xilografi (visita la pagina instagram di insetti_xilografi) e Nicolas Ramain (il nostro grafico) che contiene numerose opere pittoriche ognuna a tema con un brano e gli scritti poetici di Francesca che hanno ispirato poi i testi ed il concept. Questo book è una piccola opera d’arte. Quindi siamo ancora pienamente immersi in questa atmosfera ed è un po’ prematuro gettare il seme per un nuovo concept album poiché è necessario fare un po’ di spazio come tra un respiro ed un altro, una stagione ed un’altra, una nota e la seguente. Siamo inoltre impegnati nella realizzazione di un brano esclusivo per una serie di un amico americano, The Sorrow, e Francesca ha cantato due brani del prossimo album di Autumn Tears sempre in uscita per The Circle Music nella primavera 2023. Ad ogni modo qualche suggestione è già presente, vediamo come si modulerà nei mesi e nel tempo a venire. Come diciamo spesso, ogni cosa è già scritta dobbiamo solo portarla sul piano della materia “condensando” ciò che per ora è sul piano energetico e sottile.

Un gruppo leggendario, bravissimi. Complimenti per l’intervista.
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