Gli Starship 9 ci hanno dato in (anti)pasto 4 tracce inedite nel loro nuovo Ep “Hot Music”, patrocinato dalla Cinevox Record / Metaversus Pr, da sempre un marchio di garanzia quando si parla di sonorità “cinematografiche”.
Benvenuto Ernesto, l’approccio con il vostro EP “Hot Music” è senz’altro retrò, con quella gomma da cancellare – un tempo oggetti da collezione – a forma di musicassetta. Poi si passa alla musica, e quella sensazione di “passato” resta. Da cosa nasce questa vostra fascinazione per un mondo, soprattutto musicale, che non esiste più?
Quando si fa musica ci si racconta, e questo sound che noi amiamo definire “senza tempo” deriva dalle nostre esperienze, musicali e non, da ciò che ci è più familiare perché è stato coltivato negli anni. In questo senso tutto deriva dal passato: se poi ci riferiamo a un mondo in cui si sentono ancora gli strumenti vibrare e non ci si ferma solo al primo ascolto, siamo felici di farne parte e di aver interiorizzato quelle emozioni. E in più c’è il piacere di suonare insieme.
Ovviamente, questa riscoperta del vintage non interessa solo voi o gli ascoltatori di ogni genere musicale, ma anche altri fenomeni artistici dalla moda all’architettura. Si tratta semplicemente di malinconia per tempi forse migliori, che molti non hanno neanche vissuto per motivi di età, oppure è sintomo di una mancanza di idee recenti altrettanto potenti?
Di questi tempi tutto è replicabile, c’è molta tecnica e competenza in qualsiasi campo, con la possibilità di richiamare con un click qualsiasi ricordo o suggestione vintage a cui ispirarsi. L’impressione è che il meglio sia stato già scritto. Oggi si tende a rielaborare elementi stilistici essenziali, quindi c’è meno fantasia in senso stretto. La bravura sta nella scelta di cosa andare a recuperare, intercettando le affinità con il presente. I tempi moderni sono più volatili, usa-e-getta, e dunque per le nuove generazioni il modus vivendi “analogico” è una bella scoperta, piena di contenuti, anche se l’iper-produzione di questo periodo, soprattutto nella musica, un po’ ci disorienta.
Il vostro amore per il cinema quando è nato e quando poi è passato dalle immagini ai suoni di quelle colonne sonore che hanno dato tanto lustro al nostro Paese?
Il cinema è l’arte del sogno, va oltre l’intrattenimento, e la musica amplifica le immagini e le ambientazioni, in una modalità non traducibile nella realtà. Sarebbe bello se esistesse il commento sonoro delle nostre giornate qualsiasi! Un tempo la qualità delle colonne sonore è stata quasi “sproporzionata” rispetto al film, soprattutto quelli di serie B, oggi di culto. Diciamo che a partire dai cartoni animati dell’infanzia e dai primi western / commedie all’italiana che passavano in tv, siamo stati sempre molto affascinati da sigle e sonorizzazioni e abbiamo subito avuto, in tempi non sospetti, la curiosità di andare a capire cosa ci fosse dietro. Da lì le scoperte dei vari Micalizzi, Morricone, Stelvio Cipriani e l’amore per i temi romantici dei film, che hanno da sempre impreziosito i nostri ascolti, anche quando, per intenderci, in giovinezza suonavamo (insieme) heavy metal.
Molti di quegli autori che voi amate – Morricone, Piovani, Goblin – hanno inciso per la Cinevox, la vostra attuale etichetta. Cosa avete provato quando avete sottoscritto il contratto con la casa discografica romana?
Entrare nel loro catalogo è stato senz’altro motivo di orgoglio, con una punta di patriottismo – quello sano che non guasta (di questi tempi è bene precisarlo).
“Hot Music” mi pare di capire che sia una sorta di antipasto del prossimo album, ma contiene comunque “Roma inferno e paradiso” che richiama una canzone, “Cinema Roma”, del vostro precedente lavoro. Come dobbiamo considerare questo EP ,un ponte tra presente e passato oppure una fotografia della vostra attuale dimensione?
Il primo album era una sorta di “best of” perché era una selezione di brani composti in diversi anni, e si può riscontrare una certa eterogeneità tra loro, pur nel nostro stile. Questo nuovo EP è un’istantanea dell’ultimo anno, difficile sotto tanti punti di vista ma abbastanza produttivo per noi. È stata una operazione spontanea, non ci andava di aspettare la stesura di un intero album visti i nostri tempi biblici, ed è stato tutto relativamente veloce. Vorremmo completarlo con una seconda parte, sempre “Hot Music”, che poi potrebbe essere considerato un’opera unica.
Vi andrebbe di descrivere velocemente i pezzi contenuti nell’EP?
Volentieri! si parte da “Roma Inferno e Paradiso”, una cavalcata cinematica strumentale “poliziottesca” ma anche romantica, piena di riferimenti per gli amanti del genere; “Maya Girl“ è il pezzo più leggero musicalmente, potenziale singolo, ma con un testo piacevolmente pesante perché è la dedica di un padre a una figlia che ha generato forti attacchi di commozione al suo autore; “Favourite Woman” è una storia d’amore dal sapore lounge/easy tempo cucita su un personaggio femminile; “Lights Out” ha un’anima più elettronica rispetto agli altri brani, mantiene la voce vocoderizzata dalla chitarra – un po’ un nostro marchio di fabbrica se parliamo di elementi originali – e alterna momenti acustici a spunti synth-pop, sempre rigorosamente sognanti.
Perché un titolo come “Hot Music”?
Avevamo la gomma-cassetta originale, e il titolo era già pronto. Ci dava un senso di compilation negli espositori degli autogrill nei pressi dei bagni, con le cassette scolorite dal sole, tipo la serie “Mixage”. Un’uscita sensazionale che scotta.
Vi siete avvalsi dell’opera di altri musicisti nella realizzazione di “Hot Music”, li potreste presentare?
I musicisti ospiti sono prima di tutto amici che avevano già collaborato con noi, quindi è stato facile trovare subito l’intesa, quasi alla prima “take”, come una vera band. Abbiamo Marjorie Biondo alla voce in “Favourite Woman”, poi la batteria di Marco Rovinelli, il piano elettrico del maestro Dario Zeno e il sax di Davide Alivernini. Inutile dire che senza le loro performance non sarebbe stato questo il risultato, ma ci piace pensare al nostro duo come un’entità “espandibile” senza far venir meno la nostra essenza.
Potete anticiparmi qualcosa del vostro prossimo lavoro?
Stiamo lavorando appunto alla seconda parte, tenendo presente che si tratta dell’altro lato della cassetta, precisamente quello A, perché la copertina riporta – volutamente – il lato B. Anche questo, nella nostra idea, sarà composto da 4 brani, che vorremmo finire entro l’anno, i primi demo sono in linea con le suggestioni dell’EP, ma non sono escluse sorprese!
