In Your Face! – Una fanza hardcore che ti arriva dritta in faccia

Qualche mese fa decisi di scrivere a Leonardo Lantini, un mio contatto FaceBook che mi aveva aggiunto qualche tempo prima. Lo feci perché volevo acquistare una copia della sua In Your Face!, fanza hardcore di cui era uscito il primo numero. Ordinata praticamente subito, mi arrivò dalla Sardegna con furore dopo qualche giorno. Devo dire che me ne sono innamorato immediatamente: si tratta infatti di una fanza dalla grafica accattivante e moderna, e dai contenuti molto interessanti, fra cui recensioni scritte con grande entusiasmo che vanno dall’hardcore più classico al grindcore più efferato, qualche intervista e pure degli articoli storici che parlano, fra gli altri, non solo della violentissima scena hardcore bostoniana dei primi anni ’80 (SSD, Negative FX, DYS e compagnia bella) ma anche del tour europeo che gli Youth of Today (uno dei miei gruppi del genere preferiti in assoluto!) fecero nel 1989, di fatto un momento fondamentale che segnò l’inizio di una nuova era, più orientata verso lo straight edge, dell’hardcore in Europa. In effetti, i gruppi straight edge, con i loro messaggi positivi che invitano a uno stile di vita salutare in modo da allontanare ogni cosa tossica dalla propria vita, trovano largo spazio fra le pagine di In Your Face!. Quindi, data l’alta qualità della fanza, dopo poco ho ricontattato Leonardo per proporgli una bella intervista (la mia prima per Il Raglio del Mulo, fra l’altro!) riguardo questo progetto, che condivide, come si vedrà, con altri 2 ragazzi. Quello che ne è uscito fuori è stata una interessantissima chiacchierata virtuale che adesso potete leggere dall’inizio alla fine.

Ehi ciao! Allora, partiamo con una domanda che più classica non si può: quando e com’è nata l’idea di creare questa fanza?
Allora, l’idea è venuta fuori nella primavera del 2020 ma era già in mente da tempo. Si inseriva nel progetto che c’è dietro la nascita di Cagliari Supporting Hardcore, di cui Claudio fa parte, ed è un ulteriore mezzo per diffondere il verbo hardcore in maniera differente ma con lo stesso identico spirito, fatto di condivisione e unione e l’intento di creare e non di separare o distruggere.

Perché avete voluto chiamarla proprio In Your Face!? E’ un nome che trovo molto efficace, anche per via di quel punto esclamativo che lo rende ancora più diretto.
Il nome è venuto di getto senza stare troppo a pensarci. Volevamo un nome non troppo lungo e che fosse d’effetto, qualcosa che fosse facile da ricordare e che, allo stesso tempo, ti si piazzasse in faccia, a muso duro, ed il fine pare sia stato raggiunto. Più persone, pur riconoscendo che non si tratti di un nome originale, almeno nel contesto HC, lo hanno ritenuto di grande impatto e la cosa ci ha fatto veramente piacere.

Com’è stato fare il primo numero? Per esempio, qual è stata la parte più facile? E quella più difficile?
Allora, partiamo dal presupposto che per tutti noi era veramente un salto nel vuoto totale. Nessuno di noi aveva mai realizzato un progetto del genere, quindi inizialmente le difficoltà son state tante, soprattutto sotto il punto di vista grafico, visto che non riuscivamo a trovare nessuno che riuscisse a materializzare la veste visiva della fanza che avevamo in mente io e Claudio. Sia l’idea di unire finalmente le forze e concretizzare una fanzine punkhardcore-centrica cartacea che la stilatura della maggior parte degli articoli che hanno composto il primo numero, son avvenuti durante il primo lockdown di Marzo 2020, dopodiché c’è stato un periodo di refrigerio del progetto proprio per la difficoltà materiale di trovare un grafico che facesse al caso nostro, il quale è arrivato finalmente con Guglielmo. A questo proposito ringraziamo il prezioso aiuto di Ivan (217, Ten A.M. Distro, Straight Opposition) per il prezioso supporto nella ricerca. Per quanto riguarda la parte più facile, sicuramente quella è stata il trovare contenuti. Sia io che Claudio avevamo un marasma di idee, scene di cui parlare, concerti che ci hanno segnato, gruppi da voler intervistare ecc. che aspettavano solamente di essere sputate su un foglio… e fortunatamente anche i canali non ci mancano!

Visti i contenuti, fra cui un articolo dedicato agli Youth Of Today e al loro seminale tour europeo del 1989, sbaglio o la ‘zine ha un orientamento straight edge? Siete tutti degli straight edge? Ritenete che i gruppi Sxe, Youth Crew e simili abbiano una marcia in più rispetto alle band Hc più “regolari”?
In Your Face! non ha nessun tipo di orientamento se non quello di portare avanti i valori intrinseci nell’hardcore e non segue nessun filone od orientamento. Solo uno di noi, Claudio, è straight edge ma questo non ha nessuna valenza con i contenuti che vengono inseriti nella fanzine poiché questi vengono sempre decisi tutti assieme seppur proposti singolarmente. Per quanto concerne, invece, le band Sxe, non crediamo abbiano una marcia in più, semplicemente hanno un modo di approcciarsi molto più emotivo rispetto ad altre che non lo sono, anche se poi è tutto soggettivo. Resta il fatto che ci sono band Sxe che, nonostante i loro scioglimenti avvenuti anni or sono, continuano a far parlare di sé, vuoi per l’aspetto sopraccitato o per i contenuti dei loro testi e per i messaggi proposti , e questo è più che positivo e altrettanto stimolante. Un po’ meno quando ci s’imbatte in reunion senza senso ove, magari, i membri che si presentano on stage non hanno più nulla a che vedere con gli argomenti trattati nei loro pezzi e/o non portano più avanti il pensiero straight edge. Ma questa è solo una semplice valutazione e non vuole essere, assolutamente, una critica nei confronti di nessuno ma, talvolta, coerenza e rispetto dovrebbero essere rappresentati fino alla fine e non solo all’interno dei testi di una canzone o in un messaggio lanciato attraverso un microfono anni prima.

Secondo voi, com’è l’attuale scena HC italiana? In quale direzione sta andando ed è in grado di competere a livello mondiale?
Sicuramente Claudio è più ferrato di me in questo campo, essendo io (mea culpa!) da sempre stato abbastanza esterofilo per quanto riguarda l’hc, ma non di certo per la mancanza di progetti validi nella penisola! Anzi, per quel poco che ho la possibilità di constatare asserragliato in questa fortezza in mezzo al mare o dalle sporadiche trasferte che faccio fuori dall’isola, c’è un grosso fermento. Mi vengono in mente nomi come Blvd Of Death, Fury Department, Caged, Short Fuse, Blair, Ira, Mind/Knot, Respect For Zero, 217, MUD, Fracture, Tuono e tanti altri. Proprio uno degli obbiettivi primari di In Your Face! è quello di scavare nell’underground isolano, nazionale ed internazionale per cercare di dare uno spaccato di attualità, strumento tramite il quale anche noi della redazione in primis ci teniamo aggiornati su tutto quello che succede in ambito HC. Purtroppo, a parer mio, l’unica cosa che manca ancora, l’ultimo ingrediente segreto, che potrebbe portare la scena italiana attuale allo stesso livello di fermento d’Oltremare è solamente il supporto costante e la creazione di connessioni solide che uniscano l’intera penisola, entrambi elementi che ogni tanto sembrano stati dimenticati.    

A livello musicale, sia nella scena metal che punk si sente spesso questa specie di mantra: “tutto è già stato detto e ormai non si può inventare più nulla di nuovo”. Quant’è vera questa frase, secondo voi? A parere vostro, c’è invece qualche gruppo che sta effettivamente dicendo qualcosa di originale nel panorama HC? Forse i Gulch, che sto praticamente adorando.
Personalmente penso che quella ridondante affermazione abbia un grande fondo di verità. Ma in fondo, l’importante nella musica non è mai stato quello di inventare, bensì la vera arte sta nel rimodellare ciò che già esiste, ibridare generi e dargli una forma familiare ma inedita. In campo hardcore negli ultimi tre anni e passa abbiamo miriadi di esempi a riguardo, oltre alla rifioritura di generi fino ad ora ostracizzati dagli hardcore kids duri e puri, come la ricomparsa di numerosi elementi nu metal (anche in band come i Knocked Loose) ma soprattutto del sempre demonizzato metalcore/post-hardcore alla maniera 2009-2012 (vedere gli ultimissimi fantastici lavori di Wristmeetrazor, If I Die First, Static Dress, Kaonashi, Dying Wish o Seeyouspacecowboy) che personalmente mi stanno facendo rivivere un piccolo momento nostalgico a lungo atteso. Ma in generale sono felice nel notare che, nonostante la mole veramente mastodontica di uscite in ambito hc e sottogeneri negli ultimi due anni, non c’è praticamente traccia di episodi davvero scadenti, stucchevoli o ridondanti e si respira una bellissima aria di sperimentazione e di voglia di abbattere gli inutili paletti estetici/sonori che purtroppo questo genere si porta dietro da fin troppo tempo, lasciando un terreno fertile per la proliferazione di innumerevoli progetti fantastici (come i succitati Gulch, dalla parabola purtroppo breve ma intensissima) [sì, in effetti si sono sciolti di recente. Peccato veramente.Flavio]. Penso personalmente che stiamo assistendo ad un vero e proprio rinascimento hardcore in full-effect, il quale spirito diverso dovrebbe insegnare a molti che questa sottocultura non si basa sull’avere le AirMax 90 o per forza nell’inserire un tupa-tupa, ma bensì su presupposti ideologici e su un’urgenza di fondo di liberarsi dalle catene del sistema e urlare il proprio sdegno al mondo, in qualsiasi forma. [qui faccio presente che sul primo numero c’è anche un articolo sugli stessi Gulch, scritto dal buon Luca Cescon che, oltre a far parte del collettivo Turin Is Not Dead, collabora anche con altre millemila fanzine/webzine come Punkadeka o Refuse/Resist. – Flavio]

Pensate che l’hardcore possa avere ancora un impatto rivoluzionario, sovversivo, nei confronti della società?
Assolutamente si! Ogni voce dissonante ha un potere e finché ci sarà ancora qualcuno ad incarnarne autenticamente la mentalità e a creare spazi dove poterne incanalare la forza catartica e sovversiva, l’hardcore avrà vita. Perché in fondo, che cos’è il punk hardcore se non una propensione umana naturale e uno specchio della lotta all’inalienabilità di certe lotte quotidiane che ognuno di noi combatte, tra quattro mura di cartongesso o della mente che siano, a cui semplicemente è stato dato un volto, un’estetica, un suono?! Ecco, questo dovrebbe essere il punk hardcore, non un’etichetta o un inutile club esclusivo dal quale escludere chiunque non è abbastanza “true”, tutti elementi che purtroppo costituiscono un campo minato evidente e parecchio presente.   

Oltre alla fanzine, fate parte di altri progetti (band, collettivi, festival…)? Se sì, ce ne potete parlare? Se non erro, alcuni di voi fanno parte del collettivo Cagliari Supporting Hardcore, vero?
Claudio fa parte di Cagliari Supporting Hardcore e, insieme al socio Michele, si occupa di organizzare eventi in ambito Hardcore/Punk su Cagliari e hinterland, e anche di supportare e coprodurre, ove possibile, nuove uscite di gruppi sardi e non. Leo sta all’interno del collettivo Deadship Crew e fa parte dell’etichetta Nothing Left Records, suona la chitarra nei Last Breath e negli Stigmatized, ed ha fatto parte dello Strikedown Collective nelle ultime due edizioni dell’omonimo festival. Infine, Guglielmo, ex batterista di Straight Opposition e fondatore dei 217, fa parte del collettivo Pescara Hardcore e si occupa di curare la grafica per flyers per eventi Hc e non, e di video con la sua Seventeen Graphics.

Ci volete parlare della vostra scena locale, quella sarda? Com’è messa in quanto a band, centri sociali, eventi, e così via?
Penso di non essere di parte quando affermo che la Sardegna fa da scrigno ad una delle scene più povere (anche a livello di ricambio generazionale o quantità di band, soprattutto di generi “estremi” ) ma allo stesso tempo più agguerrite della penisola. Purtroppo i limiti evidenti sono fondamentalmente tre: le barriere geografiche che in un certo senso ci isolano dal resto d’Italia, rendendo veramente complicata qualsiasi tipo d’interazione con quest’ultima (si pensi al viaggio della speranza e/o le spese che deve affrontare una qualsiasi band locale che vuole farsi un giro fuori dall’isola o, viceversa, qualsiasi promoter isolano che vuole organizzare una band di “fuori”), la guerra fra poveri che troppo spesso prevale sul supporto e che mina un’effettiva coesione e la creazione di una scena locale vera e propria (ma sembra che si stia vedendo una luce fuori dal tunnel) e, ultimo ma non per importanza, la mancanza effettiva di punti di aggregazione e/o live club che permettano di suonare. Ma tutto ciò non ha ostacolato la proliferazione e la nascita di collettivi come L’Home Mort di Alghero, di spazi autogestiti come Sa Domu (dove negli anni ho assistito ad alcuni dei live punk hardcore più belli ) e la formazione di una valanga di band che da anni resistono alle intemperie come Riflesso, For Different Ways, Delirio, Sangue, Regrowth, Dawnbringer, Waste Away, Il Mare Di Ross, Miscredente, A Fora De Arrastu, FCT, D.E.S., Mexoff, Lastbreath, Stigmatized, Almassacro, Earthfall, WAAR, Keep Complaining e tantissimi altri.

Del primo numero ne sono state stampate 100 copie e sono andate sold out in poco tempo. Vi aspettavate un simile riscontro?
Il primo numero è andato praticamente sold out in una settimana o poco più e la cosa ci ha gasato tantissimo anche se, a dirla tutta, non ci aspettavamo un riscontro simile. Abbiamo ricevuto veramente tante richieste in tutta Italia e siamo stati in grado di spedire alcune copie pure in svariati paesi europei. Sapevamo che si era creata una certa aspettativa sulla fanzine ma non credevamo di poterla considerare esaurita dopo poco più di 7 giorni dall’uscita. Siamo felici e orgogliosi di quello che siamo riusciti a realizzare e ringraziamo chi ci ha dato una mano con la realizzazione della stessa, attraverso recupero d’immagini e di scritti, nonché coloro che, ovviamente, hanno acquistato il primo numero, praticamente a scatola chiusa vista la nostra volontà di non voler “spoilerare” nulla in anticipo. Abbiamo avuto modo di prendere atto di quelle che saranno le modifiche da apportare ai prossimi numeri e siamo sempre aperti a qualsiasi tipo di consiglio o critica per il miglioramento degli stessi.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal secondo numero? Sapete più o meno quando sarà pronto o è ancora prestissimo?
Ovviamente non abbiamo assolutamente intenzione di dare info sui contenuti che ci saranno al suo interno (Aaaaaaaahhhhh!!!!), ma possiamo sicuramente comunicare che sarà un numero interessante e ricco e che avrà luce nel mese di Ottobre. Abbiamo deciso che la fanzine avrà uscita trimestrale, in modo da essere aggiornati sugli eventi inerenti il panorama hardcore e di darci il tempo opportuno per realizzare i contenuti che faranno parte dei prossimi numeri, sia dal punto di vista degli scritti che per quanto concerne l’aspetto relativo alla grafica.

E così siamo giunti alla fine dell’intervista. Ora siete liberissimi di dire quello che volete. Intanto grazie per la vostra disponibilità e per aver risposto alle mie millemila domande. Daje!
Innanzitutto grazie mille Flavio della pazienza e dello spazio dedicatoci, nonché dell’interesse sin da subito prestato al nostro progetto. Vorremmo approfittarne per ringraziare tutti coloro che ci hanno supportato sin dall’inizio del progetto, coloro che hanno preso il primo numero facendolo andare in sold out in meno di due settimane dall’uscita (superando di gran lunga le nostre aspettative) e coloro che hanno speso dei minuti preziosi del loro tempo per scriverci dei messaggi di feedback costruttivi per le prossime uscite. Detto ciò, speriamo che In Your Face! sia un piccolo spunto per tanti, soprattutto per le nuove generazioni che, purtroppo, a livello locale sono pressoché assenti in ambiti musicali estremi, a cimentarsi in piccoli o grandi progetti, che essi siano l’organizzare live, formare una band, mettere su una piccola label, redigere una fanza o qualsiasi attività che possa aiutare a far proliferare una scena locale finalmente varia e coesa, e che serva a catalizzare positivamente la rabbia nei confronti della merda che ci circonda! 

FaceBook: https://www.facebook.com/IN-YOUR-FACE-Hardcore-Fanzine-105289468457643

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