Ospite di Mirella Catena ad Overthewall, Maethelyiah cantante dei The Danse Society.
Come inizia la tua carriera musicale? C’è stato un episodio specifico che ti ha convinta ad intraprendere questo percorso?
E’ iniziata per puro caso. In realtà da piccola volevo fare la cavallerizza ma mia madre aveva il terrore dei cavalli e allora non c’è stato verso. Mi sono quindi riversata sulla danza classica e ho iniziato a 4 anni e mezzo. A 5 anni è stata la mia prima volta sul palco. Con la musica è iniziata quando a 12 anni sono arrivata in Inghilterra per la prima volta. Avevo degli amici nuovi che suonavano in un gruppo punk. Il bassista collassò e loro erano disperati perché avevano un concerto la sera dopo. Io vidi il basso buttato da una parte e a orecchio avevo subito trovato le note dei loro brani. Mi hanno subito notato e siccome le parti erano molto facili, mi hanno preso nel gruppo e ho suonato la sera dopo con loro. Ho amato quel concerto profondamente e da allora non ho potuto smettere di militare in gruppi metal, goth, rock, anche se poi sono passata alla voce principalmente.
Hai collaborato con tantissimi nomi di spicco della musica italiana ed estera, nel 2011 diventi la frontwoman dei The Danse Society, una delle band storiche della scena post-punk e dark wave inglesi. Com’è avvenuto l’ingresso nella band?
Se la fortuna aiuta gli audaci deve davvero considerarmi un’eroina perché ne ho da vendere. Sono finita con i Danse Society per caso. Era dicembre 2010 e mi era venuta voglia di ascoltarli, allora mi sono messa a cercarli su Youtube. Mi sono imbattuta in un video live che faceva davvero orrore per via dei suoni pessimi, però ho notato tra i commenti uno che diceva che si stavano riformando, al che mi è venuta la curiosità e li contattai sulla pagina Facebook. Mi aveva allora risposto una persona che gestiva la pagina. Al tempo volevo intervistarli per una rivista on line che poi non ho avuto modo di concretizzare, e dopo avermi risposto che avevano registrato interamente il nuovo album della riformazione, il cantante era sparito. Poco dopo, la stessa persona, notando dal profilo che sono cantante mi ha chiesto se mi sarebbe interessato entrare in contatto con loro per rimpiazzare Steve Rawlings e io ovviamente ho detto di sì. Da li abbiamo iniziato a scambiarci i file musicali ed è così nato “Change of Skin”, il primo album dalla riformazione. Poi è pure scoppiato l’amore col Chitarrista Paul Nash che ho successivamente sposato… un po’ come il film Sposerò Simon Le Bon negli anni 80, ma questo è un altro paio di maniche! Evidentemente oltre alla fortuna anche cupido ci ha messo lo zampino.
Oltre a cantare, nei TDS sei anche autrice dei testi. Quali sono le novità che hai portato in questa storica band?
I miei testi parlano molto di fantasmi e di intrecci metafisici principalmente. Con Paul Nash tendiamo ad accomodarli con le tracce inserendo anche riferimenti a problemi sociopolitici che attanagliano il genere umano. Il tutto poi condito con gli arrangiamenti del gruppo diventa un minestrone davvero saporito.
So che in in questi mesi stai lavorando alla colonna sonora di un film. Vuoi darci qualche dettaglio?
Il film si intitola “Upside Down” ed è scritto e diretto dal regista Luca Tornatore. A dir la verità con lui siamo tornati sulla scena del crimine perché è la seconda volta. “Upside Down” è un film davvero forte perché tratta di tematiche importanti come la discriminazione verso le persone affette da sindrome di down e il modo in cui la società spesso le vede come in difetto. I temi discriminatori sono sempre stati una cosa di cui mi occupo come volontariato a livello giuridico (ho una laura in legge conseguita apposta) e quindi ho sentito il tema molto vicino al cuore. In “Upside Down” io e Paul come Blooding Mask abbiamo quindi composto due brani, “L’Incubo” che aprirà il nuovo album di Blooding Mask “Autopsy of a Dream”, e “The End of Days”. Il primo film invece al quale abbiamo provveduto musica è stato “St@lker” nel 2013, e precisamente con una versione più aggiornata del celebre brano “Come Inside”. Inutile dire la mia emozione quando nel mezzo del film si vede la scena del cinema e parte il nostro brano. Brividi… anche solo a pensarci!
Tu vivi in Inghilterra, come avete affrontato la pandemia e com’è la situazione riguardo gli spettacoli dal vivo?
E’ stata un’autentica carneficina. Eravamo di ritorno dal festival belga di Porta Nigra il 7 Marzo 2019 quando passato il tunnel siamo finiti dritti in lockdown. Io sono sicura di aver beccato il covid quando stavamo andando in Belgio infatti, perché avevo una stanchezza molto anomala e il fiato corto sul palco, cosa mai successa prima. Ricordo che guidavo perfettamente nei limiti di velocità e i membri del gruppo mi prendevano in giro come se guidassi da novantenne. Io sono stata al gioco ma ero davvero sfinita! Arrivata poi in Belgio non ricordo neppure di aver messo la testa sul cuscino. Paul ha contratto il covid appena siamo tornati ed è stato malissimo per due settimane. La prima era bianco come un cadavere pieno di dolori e si alzava a mala pena, ma respirava bene e allora l’ho lasciato dormire e nutrito tenendolo d’occhio costantemente. Per il resto era tutto un aprire le finestre e passare la vaporiera tutto intorno casa. Mio suocero purtroppo morì la settimana successive perché il governo inglese sciaguratamente lasciò che i malati di covid venissero spostati dagli ospedali alle case di cura, inclusa quella dove si trovava lui. Abbiamo poi avuto qualche amico deceduto e molti contagiati. In ogni caso non possiamo davvero chiamarlo lockdown perché da noi era uno scherzo, ognuno faceva davvero come gli pare, fintanto che non ci si allontanava spropositatamente da casa. Avevamo l’ora d’aria come i carcerati ma siccome nessuno controllava, con la scusa che il tempo è stato stranamente molto bello, eravamo tutti al mare.
Avete avuto la possibilità di esibirvi dopo il lockdown?
Noi, con Inertia, Black Light Ascension e The Frixion siamo stati i primi pazzi ad andare in tour esattamente a lockdown calato. La gente aveva paura. Mi dicevano tutti che ero una pazza perché non mi posso vaccinare e che mi stavo imbattendo in una missione suicida. Il batterista Tom e il tastierista Sam si sono ritirati poco prima del tour per paura di contrarre il virus nonostante fossero vaccinati. Sono stati rimpiazzati in meno di due settimane dal tour da Jonathan Housbey alle tastiere e Dylan Ryley alla batteria. Il bassista Jack purtroppo stava male e anche lui è stato rimpiazzato (ma solo temporaneamente) da Billy Bostanci. Io francamente alla paura preferisco vivere. Osservo le precauzioni, non mi ammucchio, osservo le necessarie norme igieniche naturalmente, anche se qualche abbraccio dopo concerto non l’ho rifiutato. Alla fine come dicevo prima, la fortuna aiuta gli audaci!
Cosa c’è nel futuro di Maethelyiah?
Tantissime cose. Non ho ancora deciso se altri studi seguiranno la mia laurea. Di sicuro ho troppa musica nuova per pensare a molto altro. Continuo la mia attività di volontariato legale verso vittime di violenza domestica e per i diritti degli animali. Forse ci scapperà un nuovo libro. In futuro vorrei dipingere ma nell’immediato ci vedo solo musica, concerti e creazioni video. La devo smettere di fare troppe cose perché mi piace anche dormire.
Dove i nostri ascoltatori possono seguirti?
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A presto su Overthewall!
Grazie mille, come artista e come ascoltatrice
Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 4 Ottobre 2021