Kryuhm – Danze macabre tra i fuochi

Puoi aspettare per una vita l’esordio della tua band, e quando arriva, non pensi agli anni difficili che ti sei messo alle spalle, ma ti godi il presente e programmi il futuro e delle scorie del passato non resta quasi più traccia. Qualcosa del genere è capitato ai Kryuhm di Daniele “Ozzy” Laurenti, nati più meno venticinque anni fa e giunti solo lo scorso al debutto con “Only In My Mind” (Black Widow Records).

Ciao Daniele, da poco è fuori l’esordio dei tuoi Kryuhm, “Only In My Mind”, però la band esiste da quasi un quarto di secolo. Come mai ci avete messo così tanto a pubblicare la vostra opera prima?
La storia dei Kryuhm si potrebbe definire una sorta di “sfida” alle problematiche di vita. Chi ha dei sogni, spesso li mette nel cassetto per mille motivi: quando ero ancora giovane dovetti abbandonare le passioni musicali per turni di lavoro esasperati, bambini da far crescere, mutui da pagare..Raramente riuscivo a trovare le energie, il tempo e la costanza per dedicarmi al progetto. Aggiungo che spesso la storia delle band va avanti solo trovando la giusta alchimia tra i musicisti, se non arriva ci si imbatte nell’ennesimo stop… e nei Kryuhm è successo più volte.

Appunto, un anno importante della vostra storia è sicuramente il 2004, contraddistinto dall’uscita di Sinico e il conseguente stop di un lustro. L’attività poi viene ripresa nel 2009 e interrotta nuovamente, almeno sino al 2021. In questo lasso di tempo si sono avvicendati diversi membri e immagino che anche tu come persona sia cambiato rispetto alla fine dei 90, quando hai creato la band. Quanto dell’idea originale dei Kryuhm c’è ancora in questa edizione del 2022 e cosa invece è cambiato in meglio o in peggio secondo te? 
Bella domanda! Partiamo dalla storia: dopo uno sforzo economico per autoprodurre il nostro primo demo tape, abbiamo cercato di compattare la band a suon di concerti e serate ma le vie per arrivare al pubblico negli anni 90 erano molto più difficili di oggi con internet ed i social. Si poteva solo mandare il demo a case discografiche e le due-tre riviste del settore. Sinico ad un certo punto lascia la band ed arriva il primo scoramento, io e Brusaferro ripartiamo nel 2009 ma anche lì per problemi di lavoro Berton lascia. Il cambiamento vero e proprio è arrivato quando io ho variato modo di vedere le cose, prendendo in mano la band e cercando di sistemare tutto in maniera seria e professionale In quel periodo lascia anche l’ultimo dei fondatori per visioni diverse sul progetto. Ho messo su una nuova band  cercando obiettivi da raggiungere senza pensare ad altro. Dell’idea originale è rimasto il “sogno”, è cambiato totalmente invece il modo di lavorare, la mentalità ed il metodo, che è sicuramente più positivo ed appagante.

Al di là delle influenze storiche, c’è una band più recente che ti ha ispirato o dato degli spunti per “Only In My Mind”?
Ne ho molte in realtà. Anche se sono legato al sound del classico heavy metal, ascolto molto e di molti generi, dal progressive rock italiano degli anni 70 al dark sound made in Italy. Una band che mi affascina particolarmente sono i The Magik Way dell’amico Flavio Porrati, così come Il Segno Del Comando di Diego Bnchero. Ma potrei citarne moltissime, da Mater At Clivis Imperat di Samael Von Martin ad Incantvum di Vittorio Sabelli. Le seguo tutte e tutte danno lustro all’underground italiano.

Cosa c’è “solo nella tua mente”?
Nella mia mente c’è solo la “voglia” di recuperare il tempo perso, portare la nostra musica agli appassionati, tributare i miei musicisti preferiti e dare spazio a nuove collaborazioni con tanti artisti “amici”, che stimo e con cui condivido storie, idee e progetti… Credo molto nelle collaborazioni.

Effettivamente, nel disco appaiono in veste di ospiti Federico Dalla Benetta (Riul Doamei, Nero The Fall Of Rome) e John Goldfinch: come sono nate queste collaborazioni?
Con John ci eravamo sentiti negli anni passati, c’era la voglia di fare qualcosa assieme ed alla fine ci siamo riusciti! Federico lo conosco bene, per anni l’ho visto nei live club di Verona, mi ha impressionato il lavoro fatto con i Nero The Fall Of Rome e da lì la voglia di contattarlo per questa collaborazione.

I pezzi finiti nell’album sono il frutto delle diverse epoche della band oppure sono tutti recenti?
Ci sono tre pezzi del 2001, due del 2009 e tre del 2022. Ho voluto proprio inserire le varie epoche e formazioni dei Kryuhm per rendere, comunque, a chi ne ha fatto parte. Anche se, ovviamente, tutto l’album è stato registrato dalla formazione attuale.

Leggendo la tracklist, salta subito all’occhio l’unico titolo in italiano “Danze macabre tra i fuochi”. Questo pezzo rappresenta un esperimento che potrebbe portare a nuovi sviluppi per i prossimi album oppure si tratta di un pezzo isolato che non apre in modo definitivo all’uso dell’italiano nella vostra produzione?
Non è un’episodio isolato, anzi, posso anticipare che i Kryuhm faranno più pezzi in italiano e non solo: in un pezzo useremo anche delle frasi in lingua francese, oltre all’inglese ovviamente.

I brani come sono stati accolti dal vivo?
La dimensione live credo proprio che sia uno dei punti di “forza” dei Kryuhm, abbiamo una notevole intesa sul palco ed un groove non indifferente. Infatti i nostri concerti sono accolti molto positivamente dal pubblico. Vorrei citare quello tenuto a Genova recentemente dove abbiamo condiviso il palco con Blue Down e Vanexa. Siamo stati accolti con una vera e propria “magia”, il pubblico ci ha supportato da sotto il palco per tutto il tempo in maniera eccezionale!

In conclusione, apriamo una finestra sul futuro: c’è un pezzo di “Only In My Mind” che potrebbe rappresentare la base di partenza per il prossimo disco?
Per certi versi direi “Danze Macabre Tra I Fuochi”, ma non abbandoneremo le atmosfere di “In The Nightmare” o “The Evolution…

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