Moonoises – Black beyond

“She – The Void” (These Hands Melt / Metaversus PR), il primo full-length degli italiani Moonoises, evidenzia il background variegato dei membri della band pugliese. Un’opera che parte da una base post-punk e si arricchisce di sfumature metal di stampo goth e dark.

Benvenuti ragazzi, “She – The Void”, il vostro primo album completo, è disponibile dall’otto marzo su These Hands Melt. Vi andrebbe di ricapitolare i passaggi salienti che hanno anticipato questa uscita?
Il disco è nato in modo spontaneo, quale naturale prosecuzione di “Chasm”. Avevamo le idee chiare sin dall’inizio, quindi non abbiamo perso tempo nel definire una direzione stilistica o un amalgama studiata a tavolino. Forse l’unico evento imprevisto, in negativo, per quanto concerne la scrittura del disco, è stato il Covid. Procedevamo spediti con la composizione dei brani ed il lockdown ha segnato una brusca battuta di arresto nella fase di rifinitura. Nel merito della storia del gruppo invece abbiamo dovuto superare lo scoglio dell’abbandono di Fabio, il nostro batterista, a registrazioni ultimate. Una vicenda che nonostante non abbia influito sulla programmazione dell’uscita di “She – The Void” ha comunque rappresentato uno stop forzato, da cui fortunatamente ci siamo ripresi con l’innesto di Ivan che sta dando al sound Moonoises una decisa sferzata metal.  

Quello che colpisce è la varietà di sotto generi che spuntano fuori durante l’ascolto, però nonostante questa disomogeneità di influenze, il sound resta sempre coerente. E’ stato difficile creare questo tipo di amalgama?
Ricollegandoci alla risposta precedente. “Chasm” è il primo brano che abbiamo scritto insieme ed è un po’ il canovaccio del nostro modo di comporre: ognuno ci mette del suo, vediamo come le influenze e i gusti interagiscono e aggiustiamo il tiro alla ricerca dell’atmosfera che pensiamo possa comunicare il brano. Crediamo che la nostra poliedricità dipenda dalle diverse esperienze che abbiamo avuto prima di approdare ai Moonoises. James e Marco provengono entrambi dai Fading Rain, un’esperienza darkwave e post-punk che li ha resi praticamente quasi telepatici e ancora prima di suonare insieme, avevano comunque parte di background in comune, avendo militato entrambi in formazioni black metal, James nei Full Moon Ritual e Marco nei Cold Moon. Tony ha portato l’elasticità interpretativa, pur provenendo da una band hardcore, gli Ingraved, ha sposato totalmente la matrice oscura dei Moonoises che gli ha permesso di “sfogare” il suo amore per gli ascolti oscuri: Type O Negative, My Dying Bride e Christian Death, alcuni dei nomi principali che lui ha riportato nei Moonoises in modo personale. Fabio si è formato in ambito post-rock con gli Eight Bilion People, rivelando anche grande attitudine ritmica, merito di ascolti variegati che spazio fra tantissimi generi, difatti il disco è ritmicamente ricco di spunti diversi che hanno contribuito al nostro sound “apolide”. Tutte queste influenze si sono riversate in “She – The Void”, creando questa sorta di Idra musicale.

Oggi come definirete il vostro sound e quanto è vicino a quello che vorreste avere?
Forse potremmo definirci una commistione fra darkwave, post-black, death rock e incursioni doom. Con l’arrivo di Ivan il nostro sound è cambiato ulteriormente. Ivan ha un solido trascorso black metal e i nuovi brani, attualmente stiamo buttando giù il terzo, hanno un’anima più violenta ed estrema, ancora più marcatamente black e doom. Il sound attuale mantiene sempre le coordinate tipiche di ciò che ha caratterizzato i Moonoises finora. Tuttavia il background e le influenze più prettamente death/black metal di Ivan alla batteria si percepiscono nel suo approccio ai brani del CD, in sede live, e nella stesura del nuovo materiale. 

Che ruolo ha rivestito “Chasm” rispetto all’evoluzione che vi ha condotto a “She – The Void”, un semplice passaggio interlocutorio oppure una palestra formativa per giungere al risultato sonoro immaginato quando avete messo su la band?
Come detto in precedenza, Chasm è stato il nostro primo vagito, è il test che ci ha fatto dire: “ok, abbiamo le idee, abbiamo il feeling, possiamo fare quello che vogliamo”. Le intuizioni di “Chasm” le ritrovi in tutto “She – The Void”, tanto l’aggressività black di “Chasm” quanto le aperture melodiche di “Fail Again”.  

Potendo puntare su un solo brano per convincere i nostri lettori a dare un ascolto completo del disco, quale traccia di “She – The Void” consigliereste?
“Mirror”. E’ il brano che più ci rappresenta, all’interno ci sono tutti i Moonoises: melodia, atmosfera oscura, black metal e brevi incursioni doom.

“She – The Void” è un titolo criptico, cosa significa? Lascia quasi presagire un concept…
“She – The Void” è un titolo bicefalo nato contestualmente alla copertina realizzata da Marco. Inizialmente, James aveva proposto come possibile titolo “And So Speaks The Void”, Tony ha poi corretto il tiro, collegandosi alla figura rosso incappucciata dell’artwork, così è nato “She-The Void”. Il titolo è un chiaro riferimento alla morte/vuoto, la donna che indica l’inevitabile direzione da seguire. In effetti c’è un concept tematico dietro il titolo. Tony è un estimatore dei concept-album, e seppur “She – The Void” non si possa definire propriamente tale, diciamo che ci va vicino. La figura della morte è protagonista dell’artwork e dei testi, ma non solo come fine del tutto, ma anche come tramite, come compagna nel/verso il vuoto. Tony ha giocato su questa dicotomia per “raccontare” di quali colori la morte è composta, cercando di interpretarne più punti di vista e magari fornirne diverse chiavi di lettura interessanti.  

C’è un nesso tra titolo e l’immagine di copertina?
L’artwork ritrae la morte/vuoto nell’atto di chiamare a raccolta le anime destinate all’ultimo viaggio. La natura antropomorfa rappresenta l’ineluttabile meta che accomuna ogni essere vivente, la cui fine è scritta nell’atto stesso della nascita. 

Passiamo all’aspetto live: il disco è ormai uscito da qualche mese, come sta procedendo la sua promozione dal vivo?
Attualmente siamo alla ricerca di nuove date ma è difficile proporre la nostra musica nel nostro territorio. Siamo perfettamente consapevoli di suonare un genere “molto periferico”, che non incontra i gusti della maggioranza. 

Prossimi passi?
Ci stiamo dedicando alla stesura dei nuovi brani, galvanizzati dalle nuove opportunità compositive che Ivan ci ha spalancato. Sicuramente daremo continuità alla fase di scrittura in studio. L’ obiettivo è scrivere nuovo materiale che andrà a comporre il nuovo album. Nuovi brani in continua evoluzione tra passato, presente e futuro.

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