Lele Croce – La macchina del tempo

Ospite di Mirella Catena ad Overthewall il polistrumentista e cantante Lele Croce, autore lo scorso febbraio dell’album “Time Machine 1 – 1985/2015” (Musitalia/DomBox Records)

Ciao Lele! E’ un vero piacere averti come ospite in trasmissione. Ci parli dei tuoi primi approcci con la musica? So che hai iniziato con la batteria…
Ciao Mirella! E’ un grande piacere anche per me. Sì, hai detto bene, volevo diventare un batterista, all’età di quattro o cinque anni, ma la situazione condominiale non l’ha permesso! All’epoca (era fra il ’73 e il ’75) non esistevano scuole private di musica dalle mie parti e l’unico modo era arrangiarsi. Io non avevo molto senso della misura, come ora a dire il vero (i miei colleghi musici si sorprendono delle 3 ore di concerto che tendo a fare dal vivo…), e “suonavo”, cioè, sbattevo, per meglio dire i miei tamburi ed il mio unico piatto diverse ore al giorno. Impossibile in condominio! Mio padre era un chitarrista/cantante di un gruppo locale (i Barrakuda, fu suonando in Romagna che conobbe mia madre), ed avendo la chitarra sempre a disposizione in casa, piano piano me ne innamorai. Aveva il pregio di aiutarmi a comporre (meglio della batteria), che era quello che più mi interessava, già da bambino, così approfondii lo strumento. Mio padre non aveva molto tempo a dire il vero, un giorno mi regalò un volumetto di accordi “Chitarristi in 24 ore”… credo ci misi 24 anni per diventare credibile, ma fu un bellissimo regalo lo stesso! Fin dalle elementari ho avuto una particolare predisposizione nello scrivere testi di ogni tipo: poesie, brevi racconti, testi con giochi di parole, mi piaceva, e la musica non ha fatto altro che ampliare le mie possibilità espressive. Per quanto riguarda la batteria, non l’ho abbandonata, ho cominciato a studiarla da dopo i trent’anni ed ora la suono anche in qualche registrazione.

Tu hai collaborato con tantissimi artisti e musicisti e questo dà l’idea che per te la musica è un mezzo di condivisione e aggregazione. E’ così?
Sì, certo, e spero di continuare a collaborare il più possibile! Credo di non esagerare nel dire che la musica sia la forma d’arte più “collaborativa” che esista. Anche se sei un solista, comunque prima o poi devi interagire con qualcun altro per concretizzare la tue opere, che siano altri musicisti, o il tuo produttore, discografico, tecnico del suono o liutaio. Per non parlare del pubblico stesso dei live o della TV quando sei ospite in trasmissioni, anche radio, come qui con te. Un pittore, invece, in genere è un po’ più introspettivo. Ma la condivisione, le jam, i concerti, sono fantastici e non c’è nulla che possa equipararli! C’è uno spettacolo per beneficenza, che si intitola “John Lennon Tribute Concert”, che ho in piedi da qualche anno, che ripercorre vita ed opere dell’ex Beatles, in cui invito sempre un sacco di musicisti e lì nascono collaborazioni musicali di ogni tipo.

Il tuo genere musicale è prettamente rock ma con uno stile unico e molto personale. Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente ispirato?
Intanto grazie per avermelo detto, credo sia l’obbiettivo di molti compositori, se non di tutti, quello di avere, prima o poi, uno stile riconoscibile. Anche qui hai detto bene, sono essenzialmente rock, ma abbraccio molti altri generi, perché credo che la musica abbia qualcosa di vitale da dire anche in altri stili e culture, ma essenzialmente vado dal blues al metal, dal folk all’etnica… ma non mi fermo mai, ho fatto anche brani tango, ed elettronici, per dire. Gli artisti che mi hanno maggiormente ispirato sono essenzialmente i Beatles, gli Zeppelin, Frank Zappa, i Police,… ultimamente apprezzo molto la cantante neozelandese Kimbra.

E’ in uscita il tuo nuovo disco, ci parli di questo lavoro discografico?
Sì, “Time Machine” è un progetto nato da un’idea di Mariella Restuccia di Musitalia (etichetta discografica di Messina), che era dal concorso “Girofestival 2003” che non sentivo più. Quqndo nel 2019 abbiamo ripreso i contatti ha chiaramente ascoltato cos’avevo fatto nel frattempo e da questo ne è uscita una doppia raccolta di brani (36 in tutto) composti fra il 1985 ed il 2015, l’anno in cui ho firmato il mio primo vero contratto con la Nerocromo di Mirco DeFoxGalliazzo. Questo doppio album, quindi raccoglie i brani più rappresentativi dei miei primi 30 anni di carriera, molti dei quali completamente inediti… mi sono imbattuto proprio in una vera e propria impresa di archeologia musicale per rimettere insieme i pezzi di canzoni che non avrei mai pensato di pubblicare! Il primo volume con 18 brani è uscito il 18 febbraio, e contiene un singolo scritto lo scorso luglio: “E’ ancora estate, inoltre anche l’unica cover mai pubblicata da me, una versione blues di “Help!” dei Beatles.

Ovviamente non si potrà per il momento ascoltarlo dal vivo. Quanto questa situazione ha pesato sull’uscita del disco?
Ha pesato molto in termini di tempo e logistica. Ho rinunciato ad andare a Roma a registrare per via della pandemia, ma siccome tutti i concerti sono stati cancellati, mi sono dedicato alla composizione ed alla registrazione. Due anni fa ho anche avuto un incontro con la Rehegoo Music Group, l’etichetta newyorkese sostenuta da Quincy Jones, che mi sta dando ottime opportunità anche oltreoceano. Con loro ho in previsione due album per quest’anno (oltre ai quattro singoli già pubblicati), mentre con Musitalia ne ho altri tre oltre al quello appena uscito. Davvero, sto lavorando tantissimo seppur non dal vivo. E’ come se per me il 2020 fosse stato il medioevo che ha anticipato il rinascimento di quest’anno. Peraltro, ho fondato un gruppo nel 2016, i Moods, con cui mi tenevo in costante allenamento alla batteria (in cui ora suono la chitarra), che ha esordito in “Time Machine” con il brano “Roaming Station” e per il quale sto continuando a scrivere in previsione di un album dedicato.

Quali sono i riferimenti sul web per i nostri ascoltatori?
Mi trovate su Facebook alla pagina: “Lele Croce – Music Page”, costantemente aggiornata negli eventi e nella mia bio ed in Instagram come “Crocelele”.

Andiamo a concludere questa simpatica chiacchierata con il tuo nuovo singolo. Di cosa parla e cosa rappresenta per te?
Il nuovo singolo, come dicevamo si intitola “E’ Ancora Estate” ed è stata composta a luglio. E’ una canzone rock tendente al pop, che ha un testo piuttosto importante per me: parla della situazione che molti di noi viviamo qui, in occidente, nei paesi industrializzati di cui troppo spesso non ci si rende conto, e cioè del fatto che dopotutto siamo fortunati in questa parte del mondo, rispetto a molti altri. Anche qui c’è molta gente che non sa se riuscirà ad avere la cena assicurata ogni giorno, ad esempio… e noi che viviamo in una specie di “estate” della società abbiamo anche la responsabilità un po’ di questo. Invoco anche ad usare questa responsabilità per rispettare sia il nostro unico pianeta, che gli esseri umani meno fortunati che lo popolano. Nella nostra società dove la corsa al denaro ha creato ricchezza per pochi e povertà per molti, credo che la vera “estate” arrivi solamente quando ci sarà, se ci sarà, meno disparità a questo mondo: è un tema importante in una canzone positiva, nonostante l’attuale realtà. Il video è stato girato a Pompei non a caso, ma proprio in riferimento al fatto che dall’oggi al domani può cambiare tutto in poche ore, ed i valori materiali possono cadere e sbriciolarsi come sabbia… dovremmo lavorare di più sul migliorare la nostra società, rendendola più umana.

Grazie di essere stato con noi e a presto!
Grazie Mirella, è stato un vero piacere, a presto!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 8 marzo 2021:

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