Gli Shrieking Demons sono pronti a tornare in scena con il loro nuovo mefitico album “The Festering Dwellers”, in uscita per Transcending Obscurity Records. A quattro anni di distanza dall’EP “Diabolical Regurgitations”, la band italiana continua il suo percorso nel death metal più oscuro e malsano, con sonorità che richiamano le influenze di Autopsy, Death e Morgue. In questa intervista, Giorgio e Gabri ci raccontano il lungo processo creativo dietro il disco, le sfide legate alla registrazione in presa diretta e, soprattutto, il loro approccio primitivo e viscerale alla musica estrema.
Benvenuti su Il Raglio del Mulo, sta per uscire/è già uscito il vostro nuovo album “The Festering Dwellers” a circa quattro anni di distanza dall’EP “Diabolical Regurgitations”, questa lunga attesa è dovuta ai vostri impegni con le altre vostre band Terror Firmer, Heamophagus e Assumption?
Giorgio: Ciao a tutti e grazie per lo spazio che ci concedete. Sì, in larga parte gli ultimi quattro anni ci hanno visti impegnati con diversi progetti, fra cui anche quelli che hai menzionato. Eccezione fatta per gli Haemophagus che hanno cessato di esistere nel 2019. Per differenziare le uscite è necessario che trascorra del tempo fra l’una e l’altra in modo da poter (si spera) migliorare e mettere a fuoco nuovi spunti.
Gabri: Ciao Giuseppe! Dunque, tra “Diabolical Regurgitations” e il full-length in effetti è passato un po’ di tempo, ma questo è dovuto non tanto agli impegni degli altri nostri progetti (io suono anche nei Cancer Spreading oltre che ai citati Terror Firmer, mentre David e Giorgio hanno anche i Bottomless. Inoltre, Giorgio fa parte anche dei Becerus, Valentina dei Coffin Surfer, ecc.) quanto a vari impedimenti dovuti a cambi di line-up, pandemia Covid nei primi tempi con le relative limitazioni (ebbene sì, l’EP è uscito esattamente in quel periodo!), cambi di sala prove. Ma penso che più di tutto influisca la distanza tra di noi… Siamo praticamente tutti di città diverse! Last but not least, ci siamo impegnati veramente tanto per fare sì che al momento di registrare questo disco fossimo tutti a nostro agio il più possibile nell’eseguire questi pezzi e registrarli nel modo migliore. Parlando per me, devo dire che alla fine tutto ciò ha ripagato, sono più che soddisfatto sia del mio lavoro che quello degli altri ragazzi.
Come riuscite a bilanciare le influenze e le esperienze dei vostri altri progetti all’interno Shrieking Demons?
Giorgio: L’orecchio più attento potrà notare qualche somiglianza, però noi lavoriamo molto “a progetto”, dunque non ci risulta troppo difficile dare a ciascun gruppo un orientamento sonoro preciso. Siamo ascoltatori tanto onnivori quanto attenti a scegliere il materiale da utilizzare per scrivere musica. Abbiamo una base comune di influenze che si rimescolano in modi diversi, con i Sabbath a dettare l’alfa e l’omega di tutto (e, almeno nel mio caso, della mia intera vita, musicale e non).
Gabri: Beh, io in quanto cantante quello che posso fare (e credo di fare per quanto mi è possibile) è cercare di variare l’approccio vocale il più possibile… Non tanto nell’intonazione (sempre di growl e scream si tratta, anche se in ambito Death Metal cerco di rendere il tutto più “estremo”) quanto nella scelta delle metriche, e, soprattutto, nell’approccio alla scrittura dei testi. Le tematiche degli SD le tratto solo con questo gruppo attualmente, con tutti gli altri ho usato (e userò in futuro) un approccio diverso, proprio per non cercare di ripetermi e di fare la stessa cosa in band diverse.
Come per l’EP, il vostro album “The Festering Dwellers” richiama il death metal classico di Autopsy, Death e Morgue: cosa vi affascina di più di questo stile e perché avete deciso di seguirne le orme?
Giorgio: Penso sia un mix di familiarità con il suono e attrazione verso certe atmosfere. Ho cominciato a suonare death e derivati esattamente ventun anni fa. Questo tipo di musica accende la nostra immaginazione anche perché si intreccia a meraviglia con la letteratura gotica e il cinema di area horror che abbiamo assorbito nel corso della nostra vita. Per noi non è solo un genere quanto, piuttosto, un universo concettuale in cui ci troviamo a nostro agio. La malleabilità di questo modo di intendere il death, fra l’altro, ci consente di sterzare talvolta verso il doom classico, almeno sotto il profilo di certi riff. Heavy e doom sono generi che adoriamo a livelli maniacali.
Gabri: Esattamente come dice Giorgio, considero il death metal parte di una sottocultura e di un universo concettuale che mi affascina e in cui sono immerso ormai da una ventina d’anni circa. Il death metal in particolare è uno dei primi generi estremi con cui sono entrato in contatto, ho iniziato ad ascoltare Death, Obituary, Morbid Angel ecc. in prima superiore e da allora non ho mai smesso. Esattamente come i film o la letteratura horror, è qualcosa che mi ha sempre attratto in modo naturale e di cui, pare, non mi sono ancora stancato. E poi il bello di questa band è appunto anche aggiungere qualche altra influenza qua e là, non è 100% death: le influenze thrash, doom, e anche qualcosa di heavy classico e punk, aggiungono varietà alla nostra proposta in modo totalmente spontaneo e naturale visto che sono tutti generi che amiamo e abbiamo ormai assimilato negli anni.
Altra decisione retrò, è stata quella di registrare l’album in presa diretta, con pochi interventi di sovraincisione. Come mai questa scelta, che tipo di atmosfera volevate catturare e, secondo voi, il risultato ottenuto è quello voluto?
Giorgio: Possiamo vederla come una “risposta” alla finzione delle registrazioni metal odierne. Chiunque può registrare qualsiasi cosa e fingere di saper suonare o cantare. Qualsiasi argine, sotto questo profilo, è stato abbattuto. Noi sentivamo il bisogno estremo di esprimere un rifiuto contro tutto ciò e produrre un disco che fosse il risultato del nostro modo di suonare, qualunque esso sia, senza trucco, senza inganno e con tutti gli errori che un gruppo fa a forza di suonare a tutto volume per giorni e giorni fino a farsi esplodere il cervello. Siamo giunti alla fine dell’unica settimana trascorsa insieme in studio davvero esausti ma con la netta sensazione di aver creato qualcosa di organico e onesto.
Gabri: Per me, questo modo di concepire il death metal e la musica in generale, è la dimensione in cui mi ritrovo più a mio agio e che si adatta di più senza ombra di dubbio al nostro modo di intendere il genere. Da questo genere di cose si vede la differenza fra i gruppi “costruiti” in studio e quelli che suonano davvero in modo “reale”, anche perché dal vivo la cosa viene fuori e se il gruppo suona peggio che su disco la cosa diventa abbastanza imbarazzante a mio avviso. Inoltre non mi interessa fare 1000 take infiniti per rifare ogni singolo dettaglio alla perfezione… Per quale motivo poi? Le registrazioni che ho ascoltato di più sono demo marcissimi, registrati alla cazzo e con budget infimi, e la cosa non mi ha mai infastidito, anzi… Per questo trovo una cagata pazzesca questa moda degli ultimi anni di molte band storiche che ri-registrano i loro vecchi album per presentarli, secondo loro, meglio al pubblico attuale… Vi prego: smettetela. Stop the madness.
In questo senso, l’aver lavorato direttamente sul mixaggio e mastering immagino che vi abbia permesso di mantenere il controllo creativo sul vostro lavoro. Quanto è importante per voi il poter mantenere questo controllo?
Giorgio: È essenziale. Questo non è un genere destinato a darti fama, soldi e successo, dunque il punto focale è avere piena libertà di espressione su ogni aspetto della produzione.
Il vostro percorso è iniziato come trio e siete ora un quintetto stabile. In che modo l’aggiunta di Valentina e Nino ha arricchito il sound della band?
Giorgio: Valentina e Nino ci hanno consentito di trasporre il materiale che hai ascoltato in sede live. Prima del loro ingresso eravamo uno progetto da studio e io registravo anche le parti di basso solo perché non avevamo un bassista. Grazie a loro abbiamo potuto avviare anche questa parte essenziale della nostra vita di gruppo. Buona parte degli arrangiamenti, fra l’altro, richiede l’uso di armonie a doppia chitarra, abbastanza frequenti nei nostri pezzi in virtù della nostra adorazione per varie grandi coppie di chitarristi, su tutte Tipton/Downing, Franklin/Wartell, Cutler/Coralles, Gorham/Moore e Hanneman/King.
Gabri: Ce lo dirai tu non appena verrai a vederci dal vivo, Eheh.
Il titolo dell’album evoca immagini cupe e macabre. Quali sono i significato dietro il titolo e al tema generale del disco? E come la copertina dell’album, realizzata da Roberto Toderico, si ricollega alle atmosfere del disco?
Giorgio: Roberto Toderico è un artista metal straordinario. Averci a che fare è un piacere e si è sintonizzato all’istante sulle nostre frequenze. Lo conoscevo perché aveva lavorato all’artwork di un EP di un gruppo di cui facevo parte quando stavo a Palermo, i Grevia, e già allora il suo portfolio mi aveva entusiasmato parecchio. Non c’è troppo da dire sulla copertina: è una visione orribile e morbosa di un abisso in cui sentiamo di stare vagando come musicisti e appassionati di questo genere. In un certo senso, i “festering dwellers” siamo noi. Continuiamo a decomporci nelle nostre fantasie malate.
Gabri: Penso che il lavoro di Roberto su questa copertina sia qualcosa di incredibile, è riuscito veramente a catturare l’essenza di questo disco e al tempo stesso riproporla in un modo che ricordi e renda tributo anche a livello visivo al genere e alle bands con cui siamo cresciuti, e che vogliamo omaggiare con questo disco. Mi ricorda in parte i lavori di Dan Seagrave, artista che ho sempre adorato e considero uno dei non plus ultra per quanto riguarda gli artwork estremi (specialmente del periodo fine anni 80/ primi 90). Le atmosfere del disco sono morbose, inquietanti, tetre, malsane e blasfeme, e sicuramente continueremo su questa strada in futuro… anzi: aspettatevi qualcosa di sempre più malato, morboso e maleodorante.
Abbiamo già detto che siete impegnati sul altri front con altre band, questo vi permetterà di svolgere una attività live? E in caso affermativo, avete già delle date in programma?
Giorgio: Sì, suoneremo live senz’altro e, spero, il più possibile. Avevamo ricevuto due proposte per febbraio ma abbiamo dovuto declinare perché prima vogliamo ricevere le copie del disco dalla Transcending Obscurity e non c’era certezza di averle in tempo per le date in questione.
Gabri: Al momento in cui rispondo, abbiamo appena ricevuto le copie materiali del disco… per cui sicuramente a breve organizzeremo qualcosa. Stay tuned…
A voi la conclusione…
Giorgio: Grazie mille a te, Giuseppe, ai vostri lettori e a Raglio del Mulo per averci concesso questo spazio. Adoro il vostro nome!
Gabri: Grazie mille, Keep on Rotting!
