Midryasi’s Kult – Mountain devil

Abbiamo avuto il piacere di intervistare i Midryasi’s Kult, la band che sta per rilasciare su Caligari Records il proprio debutto ufficiale Mountain Devil, A rispondere alle nostre domande sono stati The Kult, Gabri “The Way” e Avenir, che ci hanno raccontato la genesi del progetto, le influenze che hanno plasmato il suono della band e le sfide e soddisfazioni che hanno accompagnato la creazione del demo-tape.

Benvenuti su Il Raglio del Mulo! Come è nata l’idea di formare i Midryasi’s Kult e quale obiettivo vi siete prefissati all’inizio?
K: Lavoravo molto in macchina e avevo quindi tempo per ascoltare musica. Mentre ascoltavo i Bedemon mi resi conto che, dopo più di 30 anni di metal, adoravo ancora le registrazioni grezze. Così pensai che, pur non avendo tempo, avrei potuto chiedere agli amici musicisti di collaborare a registrare materiale anche solo col telefono, poi avrei assemblato tutto in qualche modo. Il lockdown diede a molti il tempo e riuscii a trovare musicisti disposti a registrare a distanza. L’obiettivo era quello di scrivere canzoni anche solo per soddisfazione personale o da pubblicare su YouTube giusto per condivisione tra appassionati!
A: Il mio obiettivo in questo progetto, come in tutti quelli in cui partecipo, è di cercare di sviluppare nuove sonorità e idee alternative, che per me sono la prerogativa dell’arte in generale.

“Mountain Devil” è il vostro debutto ufficiale. Come descrivereste il suono di questo demo rispetto ad altri progetti a cui avete partecipato in passato?
G: Istintivo e crudo.
A: Bello marcio, ho sempre voluto un suono di chitarra così sporco ma allo stesso tempo nitido e marcato.
K: “Mountain Devil” in realtà è il completamento sonoro di “Black, Blue & Violet”, ultimo disco della mia precedente band Midryasi. Ho già suonato musica grezza e oscura, ma rispetto alle produzioni precedenti l’intento è più minimalista, con canzoni più dirette che cercano di portare l’ascoltatore “dentro e fuori” in minor tempo.

Le vostre influenze vanno da Pentagram a Celtic Frost e al sound più oscuro del panorama storico italiano. C’è un artista o un album in particolare che vi ha ispirato nella creazione di questo demo?
K: Sicuramente l’influenza più presente è quella degli Hellhammer e dei Death SS. Per la voce, senza dubbio i Pentagram!
A: Nel panorama italiano, Death SS. Poi cerco di pensare solo a ciò che mi viene più spontaneo, senza rifarmi a qualcuno.
G: Se dovessi creare una macro famiglia che più mi ha ispirato nella vita in generale, direi Black Sabbath (“Never Say Die”), Depeche Mode (“Black Celebration”) e Cypress Hill (“Temple of Boom 3”), ma la lista è lunga.

Qual è stato il processo di scrittura dei brani di “Mountain Devil”? Ci sono stati momenti particolarmente difficili o particolarmente soddisfacenti?
K: La distanza è sempre stata lo scoglio da superare. Per anni questi brani hanno stazionato completamente nella mia mente, quindi dormire è stata la difficoltà maggiore! Penso che un artista sia come una donna incinta che a un certo punto vuole naturalmente partorire. È stato difficile dover aspettare per dare alla luce l’EP, ma la soddisfazione del sentire i brani suscitare un interesse istantaneo è stata una spinta totale!

L’album è disponibile in formato musicassetta, un formato che sta tornando di moda. Che significato ha per voi il ritorno di questo supporto fisico e cosa significa per voi rilasciare l’album in questo formato?
G: Sono del 1971, quando ho saputo che saremmo usciti in musicassetta mi si è illuminato il viso. Nell’epoca dell’AI, uscire con un supporto super analogico e “ignorante” lo vivo come un onore.
K: Sono sempre stato maniacale nell’osservazione dei dettagli di foto e copertine. L’esperienza tattile e visiva durante l’ascolto è stata importantissima. Per me il supporto fisico è sempre stato la gratificazione concreta del mio sforzo di musicista. Ho addirittura in mente di realizzare opere d’arte di cui la musica sia un completamento. Non posso che salutare con entusiasmo il ritorno di qualsiasi supporto fisico!

Lo definite demo, però la produzione è di altissimo livello e sembra molto professionale. Com’è nata la collaborazione con Gabry “The Way” Strada e RDF Studio?
K: Gabry Strada era inizialmente un fan dei Midryasi e, grazie alle sue competenze, ci ha sempre dato una mano per registrazioni, live e produzione in generale. Senza la sua passione, Midryasi’s Kult non esisterebbe. Il suo supporto è talmente fondamentale che penso siamo la prima band che ha effettivamente in formazione il produttore!

Avete intenzione di esplorare nuovi temi e sonorità nei prossimi lavori? Come pensate che si evolverà il suono di Midryasi’s Kult? Avete in mente altri progetti musicali o collaborazioni con altri artisti nei prossimi album?
K: Sono convinto che il doom e il black Metal siano generi molto versatili e che possano generare ancora soluzioni originali. Noi stiamo mescolando in maniera nuova gli ingredienti di questa ricetta, probabilmente nei prossimi lavori l’elemento black metal sarà ancora più evidente. Ci saranno infatti diverse collaborazioni con artisti da questi ambiti, ma non solo. Per certi versi Midryasi’s Kult è come una band aperta, gli artisti possono entrare e uscire a piacimento.
A: Io sicuramente mi comprerò i fantastici pedalini trovati all’RDF studio.

È prevista un’attività live o resterete un progetto da studio?
K: Al momento siamo riusciti a costruire una formazione di ottimi musicisti che può consentirci di uscire dal vivo, ma il nostro focus è ultimare la scrittura del full-length. Siamo tutti affamati di live, ma vogliamo spaccare, per cui non penso entreremo nei circuiti prima di fine estate o autunno.

A voi il finale…
K: Innanzitutto vogliamo ringraziare Caligari Records per l’interesse in noi. È impressionante, dopo decenni di esperienza, quanto vogliamo suonare, produrre, sorprendere, spaccare! Essere di nuovo nella mischia è un sogno fattosi reale. Quindi un grazie a te, Giuseppe, per l’intervista e a tutti i lettori. Keep the Flame!

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