The Ossuary – Devils in the night sky

Venerdì, 23 dicembre, all’Extreme Academy di Bari si terrà il concerto degli The Ossuary, una delle realtà più importanti che la nostra città abbia partorito in ambito musicale prettamente metal. Gli Ossuary, giunti al loro terzo lavoro discografico, “Oltretomba”, ottengo sin dai loro esordi ottimi riscontri anche a livello internazionale, proponendo un personalissimo heavy occult rock, come loro stessi definiscono il loro sound. Abbiamo intervistato il loro batterista, Max Marzocca, già noto agli appassionati del genere, per la sua lunga militanza nella band altrettanto storica, i Natron.

Max, con gli Ossuary siete arrivati al terzo album, quali sono le differenze che avete trovato nel modo di concepire questo lavoro rispetto ai due precedenti?
Abbiamo diretto il nostro sound “doom and gloom” ulteriormente verso territori psichedelici ma il processo compositivo è rimasto sempre lo stesso. Per “Oltretomba” è cambiato il modo di registrare un album, stavolta abbiamo deciso di incidere tutti gli strumenti separatamente per avere un risultato più definito e per questo ci siamo presi più tempo rispetto ai due dischi precedenti.

Ci sono stati cambi di formazione recentemente?
All’inizio dell’estate del 2021 ci siamo separati da Dario e Domenico che hanno deciso di intraprendere altri percorsi personali e musicali. Alex era il nostro chitarrista session e video maker con cui collaboriamo sin dal 2017 ed ora è in pianta stabile da giugno 2021. Dal vivo abbiamo ripreso a suonare con un bassista session, dopodiché Francesco si è unito a noi ad agosto di quest’anno.

State portando il vostro tour in diverse città in tutta Italia, ci sono secondo te, delle città più “ricettive” dal punto di vista musicale o il pubblico metal o rock generalmente ha lo stesso tipo di impatto ovunque?
Il feedback verso la nostra musica in genere è sempre uguale, abbiamo un manipolo di follower un po’ dappertutto nelle principali città in Italia e all’estero, poi molto dipende dal lavoro di promozione delle serate. Se i promoter lavorano bene allora ci sono buone possibilità che la gente venga a vederci dal vivo. Ad ogni modo non vediamo l’ora di tornare ad esibirci nella nostra città dove non suoniamo dalla fine del 2019.

Tu suoni metal da tantissimi anni, nota la tua carriera con i Natron, è ancora difficile suonare questo genere in Italia?
Per quanto possa essere appetibile ad una fascia di pubblico più ampia rispetto a quella dei Natron, gli Ossuary sono comunque una band che suona un genere di nicchia. Questo significa che avremo sempre difficoltà qui in Italia dove l’interesse verso un certo tipo di sonorità è un fenomeno relegato all’ underground. Non abbiamo accesso ad un circuito che ci permetta di suonare in club più grossi o di ricevere supporto dalle strutture preposte al supporto della cultura e della musica. Così come per Natron, gli Ossuary sono degli outsider che hanno feedback maggiore fuori dai confini patrii, la nostra casa discografica è tedesca, il nostro distributore è internazionale e la maggior parte del pubblico che ci segue è in U.S.A e in Europa. La pandemia e la crisi economica hanno avuto un impatto pesante sull’economia e di conseguenza su tutto il settore dell’industria discografica e della musica dal vivo, quindi ovunque è diventato difficile portare in giro la propria musica. Noi comunque ci riteniamo sodisfatti di aver suonato nell’arco di circa un anno diciotto concerti in giro per l’Italia.

Che tipo di set ci aspetteremo il 23?
Sarà il nostro show speciale di fine anno! La setlist sarà la stessa che portiamo dal vivo da un po’ di tempo: tutto “Oltretomba” e un paio di brani per ognuno dei due dischi precedenti ma avremo come ospiti sul palco le Scarlet Mandrake, un trio di danzatrici di tribal fusion di Bari che per l’occasione allestiranno uno show teatrale in tema con le nostre sonorità e danzeranno durante il nostro live set. In più avremo l’onore di ospitare gli amici Grendel, la storica prima heavy metal band di Bari fondata verso la fine degli anni ’70”.

E proprio la voce dei baresi Grendel, Gennaro Verni, ci racconta:
La band nasce nel 1980, ma è nel 1981 che prende forma con Vito Milella alla chitarra, Oliviero Spinelli al basso, Gaetano Pierno alla batteria, sostituito da Onofrio Mantuano in seguito al suo abbandono per motivi di studio, e me alla voce. A cavallo tra il 1981-1982 i Grendel si sono esibititi in circoli culturali baresi e della provincia e proprio dopo in un’esibizione a Capurso, nel cinema cittadino, la band si sciolse e io con Vito Milella insieme ai fratelli Bruno di Castellaneta formiamo gli Hellbound band che ha partecipato all’Italian Massacre nel 1983, evento che viene considerato il come il primo festival metal italiano. La nuova formazione dei Grendel vede solo me alla voce della formazione originale, gli altri due purtroppo non sono più tra noi, e si completa con Angelo Errico alla batteria, Michele Langiulli (Mitch Allen) alla chitarra, Gino Gentile (Ataniel) al basso. Proprio grazie al lavoro incredibile di Langiulli che da una registrazione telefonica ritrovata su una cassetta dispersa è riuscito a rievocare i pezzi di quel repertorio inedito in pieno stile metal anni 80, e nel risuonare questo repertorio sembra quasi che si materializzino sia Oliviero che Vito. L’invito degli Ossuary ad aprire l’ultima data del loro incredibile tour finale del 2022 è una specie di magia e rende tutto eccezionale.

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA SU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 21 DICEMBRE 2022

The Ossuary – Voci dell’Oltretomba

I The Ossuary tornano dal loro personale Oltretomba con album, “Oltretomba” (Supreme Chaos Records), che, stando alle parole del sempre disponibilissimo Max Marzocca, si avvicina più che mai al sound che i pugliesi avevano in mente al momento della creazione della band.

Ciao Max, c’è voluto un po’, ma finalmente è arrivato il momento di “Oltretomba”, il vostro terzo disco la cui data di pubblicazione è slittata più volte. Da cosa sono dipesi questi ritardi?I I ritardi sono dipesi principalmente dalla pubblicazione della versione in vinile che, come credo tu sappia, al momento è il formato fisico più venduto a causa di un aumento notevole delle richieste da parte del pubblico. Da qualche anno a questa parte l’industria musicale si è buttata a capofitto su questo formato fisico con la conseguenza che le major hanno assunto il controllo della produzione creando ovviamente un sacco di problemi alle piccole label. La release date del disco era annunciata inizialmente per il 28 Maggio, poi è slittata alla fine di settembre, ora è finalmente fuori da circa due settimane e di questo chiaramente non posso che esserne contento visto che ha dato un senso a questi ultimi due anni davvero difficili.

Questi slittamenti hanno portato alla pubblicazione di “Oltretomba” in periodo in cui l’attività live pare possa riprendere finalmente con una certa continuità e con numeri di presenze ben più corposi. Quanto è importante quando si ha un disco fuori poter girare per promuoverlo?
Al momento la promozione da parte della nostra label va avanti col contagocce, inoltre la gente è parecchio distratta da altre cose sui social quindi manca lo stimolo di andarsi a leggere una recensione o un’ intervista su una webzine, o a recarsi in edicola per comprare una rivista. Tutto sembra muoversi più lentamente del solito quindi è importante ora fare dei concerti per poter promuovere un disco adeguatamente. Gli Ossuary non suonano dal vivo dal primo febbraio 2020, sono passati quasi due anni dall’ultimo concerto ma da qualche giorno abbiamo annunciato il nostro ritorno a Dicembre con 6 date nel Sud Italia, giusto per ripartire. C’è stato un minimo di richiesta da parte dei promoter e ora speriamo che la gente abbia avvero voglia di muoversi per andare a vedere musica dal vivo. Nonostante l’assenza di due anni dai palchi a causa del Covid abbiamo un pubblico fedele che si è rafforzato acquistando i vecchi dischi e il merchandising e dimostrando supporto nei confronti della band quindi tornare on the road è diventato di importanza primaria. Speriamo solo che le cose migliorino definitivamente il prossimo anno.

“Oltretomba” è il fatidico terzo album, quello che nella tradizione del rock dovrebbe sancire la definitiva maturazione di una band: credi che effettivamente sia il vostro apice compositivo questo lavoro oppure non si distacca molto dai precedenti dal punto di vista del valore qualitativo?
Per me è l’ideale prosecuzione dei due album precedenti. Alla fine suoniamo sempre la stessa musica solo che cerchiamo di farlo nel modo migliore e allo stesso tempo cerchiamo di espandere il nostro vocabolario a disposizione allargandoci in altri territori. Motivo per cui in questo album i synth e le chitarre acustiche sono diventi parti fondamentali degli arrangiamenti di alcuni brani allargando la gamma di soluzioni. Almeno per quello che mi riguarda, quando scrivo non penso molto a quello che vorrei fare, vado d’istinto cercando però di utilizzare mezzi diversi per esprimermi perché mi stanco presto delle cose e voglio sempre fare qualcosa di diverso e che mi stimoli.

Se dovessi indicarmi alcune peculiarità di “Oltretomba” che lo distinguono dai primi due lavori, quali sarebbero?
Probabilmente è un album più oscuro, più prog e psichedelico, e soprattutto più lungo. Siamo soddisfatti di come sia venuto fuori, forse è la cosa che maggiormente si avvicina a quello che avevamo in mente agli inizi della band.

Siete usciti allo scoperto con il primo singolo “Serpent Magic”, probabilmente il brano più lisergico e allucinato che avete mai composto: come è nata questa canzone?
“Serpent Magic” è tra gli ultimi tre brani che abbiamo tirato fuori in ordine cronologico. Si trattava di un riff che avevamo scartato quando anni fa abbiamo scritto il primissimo materiale della band, lo abbiamo modificato in modo tale che suonasse pesante ed ossessivo. Il phaser sulla chitarra, gli arrangiamenti tribali di batteria e le divagazioni di basso in apertura e chiusura hanno fatto il resto. E’ un brano che mi piace particolarmente, per quello che mi riguarda è perfetto per quanto riguarda struttura, riff, mood lisergico e liriche. Anche il video è venuto fuori molto bene nonostante il budget ultra risicato.

Dopo “Devils In The Night Sky” avete pubblicato addirittura un terzo singolo di nome “Ratking”, canzone accompagnata dalle splendide illustrazioni di Costin Chioreanu, che in passato ha lavorato con nomi del calibro di Opeth, Katatonia, Ghost, Mayhem, Diamond Head, Corrosion Of Conformity, Voivod, Carcass e atri. Chi vi ha messo in contatto con questo incredibile artista?
Conosco Costin personalmente. Ci siamo beccati qualche anno fa in Olanda al Graveland Fest. Era l’ultima data del tour con Marduk e quel giorno dovevo lavorare anche per Immolation quando ad un certo punto ricevo una telefonata dai ragazzi degli Entombed – anche loro presenti nel bill del festival – che mi chiedevano se potevo dargli una mano a fornirgli la backline perché avrebbero dovuto girare un video prima del loro live set. Costin era lì con la band per filmare il tutto quindi abbiamo lavorato insieme. Per me è stata una giornata di lavoro intensa con tre band importanti da seguire ma alla fine io e Costin abbiamo lavorato bene insieme e siamo diventati amici, quindi sapendo che a lui piacevano gli Ossuary quando si è presentata l’occasione l’ho contattato per la realizzazione del video di “Ratking”. E’ un lavoro eccezionale, Costin lavora con un sacco di artisti importanti e spero di continuare questa collaborazione con lui perché adoro il suo stile che si integra alla grande con il concept della band. Ho davvero un bel ricordo di quella giornata, erano tutti ubriachi tranne me che dovevo lavorare come un mulo, il classico gran finale alla fine di un mese di tour. E’ stata anche l’ultima volta che ho visto LG degli Entombed. E’ stata una vera mazzata per me apprendere della sua dipartita e ancora mi risulta difficile realizzare che non c’è più. Ci eravamo sentiti l’ultima volta per il mio compleanno lo scorso anno. Scusami la divagazione ma LG era uno delle persone migliori che io abbia mai incontrato nel music business. Long live LG!

Oltra ai 3 brani citati, quali sono gli altri che potrebbero essere i più rappresentativi di “Oltretomba”?
E’ una domanda difficile, al momento potrei dirti che forse in “Orbits” , “Crucifer” e “Oltretomba” c’è un po’ tutto il nostro sound e il nostro concept ma magari tra qualche tempo potrei pensarla diversamente. Oggi comunque ascolto l’album tutto di un fiato dall’inizio fino alla fine e credo che ad un anno dalla sua realizzazione sia un buon segno.

Video e musica diffusa nelle playlist stanno diventando uno strumento sempre più comune di promozione, ma ne cosa pensi della musica liquida?
Come hai detto tu, da un punto di vista della promozione sono un ottimo mezzo ma non aiutano le band da un punto di vista finanziario. Le royalties che ricevi dalle vendite della musica liquida sono ridicole quindi preferisco i supporti fisici, anche per una ragione affettiva. Sono cresciuto negli anni 70 e 80, quella era l’era del vinile, quando è uscito il CD a metà degli anni 80 non mi ha mai entusiasmato molto, non l’ho mai sopportato realmente.

Al di là della musica liquida, “Oltretomba” è disponibile in un formato limitato in una scatola di legno, ti va di descrivere questa confezione particolare?
Oltre alle normali copie in vinile, CD e cassetta “Oltretomba” riceverà anche la versione boxset limitata. Si tratta uno slipcase di legno con il logo e parte della copertina incise sul fronte, contiene una versione splatter esclusiva dell’album, il digipack del CD, la cassetta e una spilletta in metallo col logo della band ed è limitato a 100 copie. Il box in questione viene prodotto e assemblato in un’azienda artigianale da persone disabili, il che significa che con l’acquisto di questa versione si supporta un progetto sociale dando lavoro a queste persone. Tutto il ricavato – tolte le spese di spedizione ed i costi di produzione – andrà devoluto alla fondazione disabili “Ledder Werkstätten” di Tecklenburg Ledde in Germania. Spero di averne qualche copia al più presto!

In conclusione, ti chiederei cosa c’è dopo l’Oltretomba per i The Ossuary?
La rinascita. Nulla si distrugge completamente, o almeno credo le cose stiano in questo modo… al di là della mera metafora si dovrebbe sempre rinascere dalle proprie ceneri e ricominciare di nuovo.

The Ossuary – Il blues dell’oltretomba

Da alcune settimane tra gli addetti ai lavori circola un album, la cui versione Cd verrà pubblicata ufficialmente il 17 febbraio, che riporta in auge le sonorità crepuscolari e maestose di Black Sabbath, Pentagram, Rush, Rainbow, Thin Lizzy, Angel Witch, Witchfynde e Witchfinder General: ‘Post Mortem Blues’ dei baresi The Ossuary è un’oscura passeggiata nei territori stilistici dove è nato il movimento metal. A farci da cicerone in questo tour è Max Marzocca, che, da dietro le pelli della sua batteria, conduce con orgoglio il lugubre carrozzone pugliese.

“Il nostro modo di comporre è senz’altro old school” mette subito in chiaro le cose il leader dei neoformati The Ossuary “la genesi di questo album coincide in pratica con la nascita di questa band. Nell’estate del 2014 io e Domenico (chitarra) avevamo del materiale che volevamo registrare con un nuovo progetto, cosicché’ abbiamo chiesto a Stefano (voce) e a Dario (basso) se a loro andava di darci una mano. Dopo qualche prova, tra fine ottobre e inizio novembre del 2014, siamo entrati in studio per registrare un demo di ‘The Crowning Stone’, ‘Blood on the Hill’ e ‘Witch fire’. La maggior parte del lavoro e’ stato svolto in sala prove – non abbiamo fatto più di dieci concerti con questa band sinora – l’album è stato registrato in due riprese perché inizialmente doveva trattarsi soltanto di un promo per le label e, in generale, per farci conoscere un po’ in giro. Poi, però, il risultato ci è piaciuto così tanto che abbiamo aggiunto dell’altro materiale per completare il disco.” Solo una decina di concerti che però hanno confermato che “sala prove e palco sono due momenti diversi ma ugualmente importanti: in studio dai sfogo al tuo lato creativo, ed è un iter affascinante. In pratica elabori, costruisci e poi lasci ai posteri una traccia definitiva di questo processo. Crei in pratica quello che poi suonerai dal vivo, per questo motivo li vedo ugualmente importanti. La dimensione live chiaramente è quella che prediligiamo maggiormente, è lì che tangibilmente raccogli i feedback di quello che hai creato in studio! E in fin dei conti è molto più divertente.” Il primo approccio con l’album è sicuramente positivo, grazie a una copertina senz’altro d’effetto “rappresenta la nostra personale versione del “Trionfo della Morte”, sono un amante della pittura e in generale dell’arte medievale, ma non disponendo, ovviamente, di un’opera originale di un incisore del 1349, abbiamo chiesto a Rossella “Roxhell” Battista, tatuatrice, artworker e nostra cara amica di riprodurre uno completamente da zero. Personalmente sono molto soddisfatto del risultato, è come me l’ero immaginato!”. Anche il titolo dell’album, ‘Post Mortem Blues’, conferma la vena oscura della copertina “è tratto dalla title track, che è semplicemente un blues a tinte nere, quello che io chiamo “Blues dell’Oltretomba”. Trattasi di una sorta di filastrocca su un uomo che riflette e si interroga sul suo destino dopo la morte e nel frattempo “se la canta e se la suona”. Un classico concept doom & gloom!”. Il sound dell’album pone i The Ossuary idealmente a metà strada tra le band che hanno riportato in voga un certo sound rétro di matrice hard e prog e chi ha rilanciato l’heavy metal più classico “sicuramente ci sono un sacco di riferimenti nel nostro sound che vanno dalle band protometal anni 70 fino ai primissimi anni 80, hard prog, classic doom metal, heavy rock! Mi sta bene tutto, alla fine ognuno può trovarci i paragoni che vuole, per noi non è importante l’etichetta o il genere. Per noi conta il riff memorabile, l’atmosfera oscura o il cantato epico.” Una ricetta che potrebbe godere di maggiori favori oltre confine più che in patria “è ancora un po’ presto per dirlo, senz’altro un certo tipo di ascolti è più diffuso all’estero, ma non mi dispiacerebbe avere un buon seguito anche in casa.” Faccio notare che ‘Witch Fire’ e ‘Graves Underwater’ sono i due brani che preferisco “rappresentano due aspetti che convivono nel sound di The Ossuary. ll primo più melodico, quasi folk, d’ispirazione british heavy rock o NWOBHM, è il genere di brano che ti permette di spingere un po’ acceleratore soprattutto dal vivo. ‘Graves’ è il classico brano oscuro, epico e con un finale a tratti progressivo. Entrambi si rifanno a eventi della storia locale accaduti tra il 500 ed il 600 , il primo al periodo dell’Inquisizione, mentre l’altro è un tema legato alla seconda ondata di pestilenza in Puglia”. Difficile, invece, dover scegliere tra le proprie creature “in generale mi piace un po’ tutto l’album, poi vado a periodi: ultimamente prediligo ‘Black Curse’ col riff killer e pesante come un pachiderma!”. Chi invece pare crederci parecchio nell’album – oltre all’edizione in cd, ne usciranno un bel po’ in vinile – è l’etichetta “stando al piano della Supreme Chaos Records, il 17 aprile verranno pubblicate ben tre versioni differenti. La cover sarà sempre la stessa, cambierà’ il colore del vinile: nero, trasparente e “splatter”. La label ha definito così la terza versione, ma io la vedo più psichedelica che sanguinolenta!”. Poi il consiglio per poter godere a pieno di tutte le sfumature di “Post Mortem Blues’ durante l’ascolto “presumo il vinile perché, in teoria la produzione dovrebbe acquistare più calore: aspetto, appunto, l’uscita dell’ LP per scoprirlo…”. In attesa di individuare quale supporto rende maggior giustizia all’opera, la macchina The Ossuary di certo non rimane ferma “siamo già a lavoro sul nuovo materiale e, in tuta sincerità, abbiamo già un paio di brani inediti che portiamo dal vivo da qualche mese, ‘Sleep Demon’ e ‘Southern Funeral’”. Attività live che tra un po’ dovrebbe andare a pieno regime “Nessuna data confermata al momento, ci sono anche delle proposte dall’estero, ma per ora non abbiamo fretta di andarcene in giro, quindi non stiamo esattamente pianificando un tour, anche se ci piacerebbe moltissimo. Vediamo prima come va con questo primo passo discografico!” Però la voglia di palco non può essere nascosta, così Max si lascia sfuggire, proprio in conclusione, un ben augurante “see you on around, rock on!”.

Intervista pubblicata originariamente su Metal Hammer Italia in occasione dell’uscita di “Postmortem Blues”.
http://www.metalhammer.it/interviste/2017/02/15/the-ossuary-il-blues-delloltretomba/