Trevor – Racconti di sangue

Quante volte un’opera letteraria è diventata uno spunto per un album se non il concept su cui costruire l’intero platter? Ma se provassimo a ribaltare questo iter creativo, probabilmente otterremo qualcosa di molto simile ad “Assetati di sangue. 45 serial killer allo specchio” (Shatter Edizioni), l’esordio come scrittore di Trevor. Perché, alla fine, Trevor queste storie le ha sempre raccontate nei Sadist sin dai tempi di “Crust”, ora le ha semplicemente messe su carta, ottenendone un’agghiacciante parata di personaggi che non vorremmo mai incontrare, soprattutto quando incrociamo il nostro sguardo nello specchio…

Ciao Trevor, l’avresti mai detto che un giorno ti saresti ritrovato a rispondere a delle interviste non nei panni di cantante ma in quelli di scrittore?
Sono una persona che ama porsi degli obiettivi, mi piace inseguire i sogni e quello di scrivere un libro era uno di questi. Da sempre mi occupo delle liriche Sadist, mi piace molto buttare giù idee, sono un fiume in piena, per questo motivo mi sono appassionato molto nella scrittura di “Assetati di Sangue”.

Fermo restando che lo scrivere un libro e buttar giù il testo di una canzone sono attività differenti con finalità diverse, credi che ci siano dei punti in comune tra i due iter?
Hai detto bene si tratta di attività differenti, ma certamente con alcuni punti in comune. Penso che avere una buona immaginazione e memoria fotografica sia molto importante per entrambe. Come credo hai avuto modo di vedere, al termine di ogni capitolo segue una sorta di poesia, qualcosa che ha avvicinato le liriche musicali alla fatica letteraria.

In fin dei conti, queste tematiche le hai trattate anche in alcuni dei tuoi testi, ma cosa ti ha spinto ad approfondire il  discorso scrivendo addirittura un libro?
Con Sadist ho scritto diverse liriche sul tema dei serial killer, vedi “Christmas Beat”, “Evil Birds”, “I Want it” e altre. Senza considerare che nel 2003 con il side project The Famili ho scritto un concept album sui serial killer.

Quando è nato il tuo interesse per questo argomento così delicato?
E’ un argomento di cui mi occupo da circa 30 anni, uno strano interesse, che se da una parte spaventa, dall’altra entra di prepotenza a far parte del fascino del male, come gli horror movies. Tuttavia è sbagliato mitizzare questi personaggi deviati, non bisogna mai dimenticare che sono persone malvagie, che hanno ucciso tanti innocenti. Quando si parla di serial killer bisogna farlo sempre nel rispetto delle vittime e delle loro famiglie.

Come ti spieghi  il fascino sprigionato da questi criminali? C’è gente che addirittura ne ha fatto degli eroi…
La cronaca nera non è un mistero attrae molto, per anni e ancora oggi fa la fortuna dei quotidiani e non solo. Negli ultimi anni sono molte le rubriche televisive che trattano argomenti forti e questo è assolutamente indicativo. Trovare affascinante un serial killer è qualcosa di contorto. Credo nasca nelle persone, specie nelle donne, quasi una sorta di sfida, che va ad alimentare il fascino, è come se volessero sfidare la morte. Sono molti gli assassini seriali che hanno collezionato in carcere lettere con dichiarazioni d’amore e addirittura in alcuni casi hanno persino trovato moglie. E’ strana la mente umana!

Dal punto di vista operativo, come hai proceduto alla scelta dei nomi da trattare?
Avevo obiettivi ben precisi sulla scelta dei nomi. La mia intenzione era da una parte dimostrare che questa vera e propria piaga sociale è da sempre sparsa a macchia d’olio, dall’altra portare a conoscenza il lettore del fatto che geograficamente parlando non c’è posto al mondo, dove tu possa ritenerti davvero al sicuro.

Siamo tutti portati a pensare che il fenomeno dei serial killer sia abbastanza recente, invece tu sei partito da un passato remoto…
Il fenomeno dei serial killer non è da attribuire a un periodo storico ben preciso, la storia ci racconta che gli omicidi seriali e la deviazione nell’uomo esistono dalla notte dei tempi. Nonostante il racconto di Thomas Harris alias “Il Silenzio degli Innocenti” ha contribuito e non poco alla notorietà del pluriomicida. Tuttavia la realtà è un’altra, con “Assetati di Sangue” avrete la conferma di quanto detto, ci sposteremo dagli Stai Uniti all’Europa, dalla Russia all’Australia, dall’Africa al Giappone, in un ordine cronologico ben preciso, partendo dal 1400 ai giorni d’oggi.

Quindi oltra al cliché temporale ne hai abbattuto anche uno geografico, il fenomeno non è limitato agli Stati Uniti ma è diffuso un po’ ovunque, quindi le situazioni ambientali che portano a sviluppare determinati istinti non sono univoche?
Proprio così, è sbagliato pensare che questo fenomeno abbia messo radici solo negli States. Il termine serial killer è stato coniato dall’FBI a inizio anni settanta proprio negli Stati Uniti d’America, tutto vero. Tuttavia questi tristi racconti di spaccato sociale e di disagio sono da sempre teatro di orrore in ogni angolo del mondo. Innata propensione a uccidere, infliggere male, narcisimo, onnipotenza, infanzie turbolente, genitori assenti o violenti, madri autoritarie, hanno contribuito a generare la parte più feroce e perversa dell’essere umano.

Uno degli elementi che mi ha fatto più riflettere è quanto sia sottile il confine tra “loro” e “noi”: soprattutto nei capitoli che trattano i periodi storici più remoti, quindi quelli con impianti legislativi più deboli e una minore coscienza sociale, la popolazione ha reagito in modo altrettanto violento quando si è scoperta l’identità dell’assassino. Secondo te, dentro di noi c’è comunque un animale che oggi viene tenuto a freno solo dalle leggi o dalle convenzioni sociali ma che in assenza di queste  probabilmente lascerebbe esplodere  il proprio lato più sanguinario?
Giusta riflessione. In realtà ho pensato a questo diverse volte e la cosa non ti nascondo che mi suscita ansia. E’ davvero spaventoso, la linea tra pensare e agire è sottile. Quante volte i vicini di casa intervistati dopo un brutale omicidio rispondono “era una brava persona, non avremmo mai pensato che…. “. L’istinto criminale da sempre è dentro di noi, anche se: convenzione sociale, repressione degli impulsi primordiali, crescita culturale, fortunatamente ci ordinano di agire pragmaticamente e allontanare i cattivi pensieri.

In chiusura, ti chiederei di nominare due album, uno tuo e l’altro di una band che a te piace, che potrebbero rappresentare l’ideale colonna sonora del tuo libro…
Non ho assolutamente dubbi. “Crust” dei Sadist è l’album che rappresenta maggiormente: violenza sonora, claustrofobia, soffocamento, quanto all’altra band ti direi gli Slayer di “Divine Intervention”, una colonna sonora perfetta per “Assetati di Sangue”!

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