Ghostly Aerie Coven – Bird of Prey

In arrivo a fine marzo su Vacula Productions l’esordio della black metal band italiana Ghostly Aerie Coven, per l’occasione Setian per scoprire qualcosa in più sul gruppo e su “Bird of Prey” (Vacula Productions / NeeCee Agency).

Benvenuto su Il Raglio, Setian. Il prossimo 31 marzo per Vacula Productions uscirà il vostro primo album, “Bird of Prey”. Vi sentite più vicini al raggiungimento di un traguardo o al compimento di un primo passo?
Sicuramente l’uscita di “Bird of Prey” per noi rappresenta il compimento di un primo passo, essendo già alla rifinitura di altri due album. Purtroppo a causa delle tempistiche imbarazzanti, nonché della mancanza di serietà della precedente casa discografica, la nostra tabella di marcia ha subito un brutale arresto che la Vacula Productions è riuscita a sciogliere in maniera tempestiva e provvidenziale.

Arrivate al primo disco dopo aver fatto un cammino classico che vede la pubblicazione di alcuni demo e poi il primo disco oppure, come avviene sempre più frequentemente oggi, avete deciso di bruciare le tappe incidendo direttamente l’esordio?
No, io in particolare sono molto ostile (anche da ascoltatore) alle demo in quanto le trovo dispersive e controproducenti: quando si realizza qualcosa di artistico – per quanto questo termine oggi sia vittima dei più feroci abusi – è imprescindibile partire dal proposito di realizzarlo al meglio delle proprie possibilità. Una traccia che merita di stare in un album, in una demo sarebbe sprecata (e anticipandola nell’album perderebbe poi impatto); se invece un brano sfigura in album, significa che non è ancora “pronto” e quindi non ha senso produrlo. Da qui la nostra politica è quella di produrre solo album composti solo da brani, secondo noi, “maturi”.

Siete in tre, avete altre esperienze alle spalle o per voi i Ghostly Aerie Coven rappresentano la prima band “seria”?
Gibil (batteria) è un musicista e polistrumentista con una notevole esperienza alle spalle, SadoMaster (chitarra) ha fatto parte dei Fornace ed è membro degli Eroded. Per me è stata invece un esperienza totalmente nuova, nonché una vera e propria scoperta, poiché il mio ruolo come voce nasce pochissimi mesi prima di questo progetto, dal volersi mettere al prova. La qualità della voce nel black metal è importantissima, ma a mio avviso sottovalutata. La voce è lo strumento che più di ogni altro può esprimere la potenza solare.

Come sono nate le tracce, lavoro di squadra oppure frutto dell’iniziativa di un singolo membro?
Gibil ha attinto alla scena finnica ma anche a quella del thrash old school. Per la voce mi ispiro a Jan L. ( X-Fusion ) e BlackGoat Gravedesecrator. Ho comunque presieduto, come mente, alla composizione e alla strutturazione dei riff di chitarra assieme a SadoMaster; mentre lui è un fervente cultore della scena finnica, io io in ambito black prediligo la scena statunitense e svedese. Della scena finnica considero invece dei grandissimi capolavori gli ultimi tre album degli Horna e “The Poisonous Path” dei Behexen. Da qui il risultato di una base finnica con diverse sfumature e una certa complessità nella sua struttura. Il fattore essenziale, per ogni progetto, è stato nel poter realizzare una grande sinergia tra “noi” come monadi distinte e il “noi” come collettivo.

Ciò che è certamente classico è il vostro approccio al black, però cosa credete che ci sia di nuovo e personale in quanto da voi proposto?
Il fattore personale si articola su più livelli. A livello musicale, “sfumando” il sound marcatamente finnico mentre a livello estetico e tematico nella scelta di non seguire passivamente e forzatamente strade già segnate. Il logo esprime, tra le altre cose, il nostro essere tre e uno allo stesso tempo mentre la scelta dell’animale è perfetta per indicare un sound graffiante, maestoso e introspettivo al contempo.

Nelle note promozionali che accompagnano il disco ho letto che vi rifare alla scuola finlandese, Horna, Sargeist e Behexen, come accennato anche da te in precedenza: come mai prediligete questa scena alla più celebre norvegese?
E’ stata sia una scelta artistica personale, come un pittore che sceglie, ascoltando se stesso, a quale stile rifarsi o quali colori utilizzare. Purtroppo anche nel black metal prevale un aspetto incoerente con la natura avanguardista stessa del genere per cui si tende a finire comunque nel “dogma”, nel cliché, nella dittatura del “sì” (per riprendere Heidegger) e venerare ad’ esempio la scena norvegese come un cimelio “perché è venuta prima rispetto alle altre”. Il ” prima e il dopo” sono frutto di una mentalità infantile e stantia che non ha e non deve avere importanza men che meno in un genere avanguardista come questo, slanciato in un impeto di distruzione rigenerativa senza compromessi e condizionamenti esterni. Pochi sono in grado di penetrare nello spirito di questo macro-genere senza fermarsi alla sua esteriorità. In questo l’estetica del genere, assieme ai suoi temi, in un modo o nell’altro fa selezione, respinge come le divinità terrifiche. C’è chi si ferma al cliché e all’infantile idea di “essere old school”, chi invece questo genere lo rifugge per vari motivi legati contenuto, ma in ogni caso pochi riescono a riescono a carpire il significato, a penetrare per raggiungere un livello di “sentire” più fino e nascosto .

Quali sono gli aspetti della realtà che volete svelare attraverso l’uso dei simboli nei vostri testi?
Da unico compositore di ciascun testo posso dirti che ho utilizzato sia il simbolo (che è tautologico, il simbolo parla di sé, rimanda a qualcosa che si può esprimere solo con il simbolo stesso) che l’allegoria per rappresentare la realtà articolata su più livelli che sono in concomitanza con la materia.

Dal vivo qual è il vostro approccio?
Puntiamo al coinvolgimento attraverso il risveglio emotivo prodotto dall’impatto sonoro pur mantenendo il distacco dal pubblico nella forma. Ho apprezzato molto le considerazioni di Kaiser Wodanaz in un’intervista in cui affermava il proprio disappunto per l’atteggiamento da “amiconi” adottato da certe band.

Dovendo utilizzare un brano come vostro biglietto da vista, quale indichereste ai nostri lettori?
Direi “Nychtophilia”, “Ode to the Evening Star” o “Rhyme of the Chrimson Monarch” anche se,e questo lo considero un gran punto di forza, c’è un forte equilibrio tra i brani il che rende difficile dire quale sia adatto come “biglietto da visita” e quale no.

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