Il 23 aprile l’etichetta americana Eclipse Records rilascerà “II”, il nuovo album dei Benthos. I due singoli – “Cartesio” e “Debris // Essence” – che hanno anticipato il disco, avranno sicuramente acceso le fantasie degli amanti del prog più sofisticato: “II”, statene certi, renderà quelle fantasie realtà…
Benvenuto Gabriele (Papagni), e complimenti per “II”, un disco dal titolo semplice, ma che poi all’ascolto semplice non è. Tutta l’opera, mi par di capire, si regge su dei contrasti: vita\morte, intuito\razionalità, finito\infinito. Dalla quiete non nasce nulla?
Ciao! Ti ringraziamo innanzitutto per i complimenti. Nel disco vengono affrontati vari aspetti del dualismo, è un continuo flusso di emotività. Come potrai aver sentito, molte sezioni presentano sonorità molto dilatate ed atmosferiche in contrasto con il lato più aggressivo dei Benthos, proprio per dare un climax alla quiete.
Come vengono fuori i vostri brani, ci sono delle sane litigate tra voi o l’intesa nasce in modo immediato e spontaneo?
Il bello di questo progetto è che nonostante veniamo da background musicali diversi, troviamo sempre il nostro punto d’incontro!
Da un punto di vista più pratico, il disco è nato durante la pandemia? Questo in qualche modo vi ha limitato in fase di registrazione?
Siamo riusciti fortunatamente a registrare le tracce di batteria poco prima della prima quarantena. Durante il lockdown, chitarre e bassi sono stati registrati in casa con una semplice scheda audio e una volta ritornati in “zona gialla”, siamo riusciti a incidere in studio le tracce mancanti di voce, mixing e mastering.
Inutile negare che per voi la tecnica ricopre un ruolo fondamentale, ma quanto è importante? Sacrifichereste mai il feeling sull’altare della tecnica?
In tutta onestà, noi facciamo quello che il nostro cervello ci dice in base a quello che riescono a fare le mani. Se mi chiedi di sacrificare il feeling sull’altare della tecnica la risposta è no, credo che ognuno di noi preferisca una nota piazzata al posto giusto, nel momento giusto, che suoni da Dio, piuttosto che una valanga di note, ma sono assolutamente gusti e non critichiamo chi lo fa.
Avete tirato fuori due singoli dal disco, se non erro ne è in arrivo un terzo. Il singolo per antonomasia dovrebbe essere un brano dalla presa immediata, caratteristica che la vostra musica, ben più cerebrale, non ha. Come riuscite a far convivere le vostre esigenze artistiche con quelle del mercato?
Diciamo che noi continueremo a fare quello che ci piace, indipendentemente da ciò che richiede il mercato. Sicuramente per i singoli abbiamo utilizzato le canzoni più catchy costruite su un songwriting più diretto.
Come lo immaginate il vostro ascoltatore tipo?
Un pazzo sicuramente.
Il vostro ambito di riferimento è l’Italia o guardate al resto del mondo? Non mi sembra che il nostro Paese sia particolarmente ricettivo nei confronti di certe sonorità?
Ti dirò, io ho visto una bella svolta negli ultimi anni! Certo per un discorso socio-culturale, il progressive metal non è il genere numero uno in Italia, nonostante la vecchia scena degli anni 70 abbia avuto un forte impatto. In ogni caso noi ci proponiamo a chiunque!
Da questo punto di vista, poter contare su un’etichetta americana può essere un vantaggio?
Non è detto, dipende molto dalla persona che trovi e da come ti aiuta ad emergere.
Attualmente siete concentrati sulla scrittura del nuovo album o vi state preparando in previsione di un’insperata riapertura dell’attività live?
Abbiamo in ballo molte cose, live che non sappiamo ancora se andranno in porto e un album in lavorazione che sta prendendo sempre più forma!
