Ho fra le mani l’edizione giapponese di “The Walls of Madness” (Spiritual Beast, 2021) degli Ireful, nuova formazione old school thrash metal che sembra uscita direttamente dagli anni ‘80, ma che suona come una ventata d’aria fresca. Abbiamo parlato del loro primo EP insieme al cantante e bassista A. Medusa.
Al primo quesito sulla band mi sono risposto da solo, cercando su internet: il vostro nome si pronuncia “Aierful”, dico bene? Perché avete scelto questo nome?
La pronuncia sembra corretta sì, eheh! Il nome l’ha proposto Vio-Ful (batterista), dopo mesi di diatribe sulla scelta di questo o quel monicker, e deriva da una strofa di “Baptism of Fire” dei Sodom. Essenzialmente è un modo edulcorato per dire “incazzato” in inglese.
Da quanto tempo suonate insieme e come sono nate le canzoni dell’EP “The Walls of Madness”?
Gli Ireful esistono più o meno dalla seconda metà del 2018, io e Vio-Ful avevamo già suonato assieme negli Eraser. Poco tempo dopo la sua uscita dal gruppo, lui aveva iniziato a provare con M. Thunderbolt i pezzi che avrebbero composto “The Walls Of Madness”, e poco tempo dopo sono entrato io al basso e alla voce. Nel corso del 2019 abbiamo infine reclutato F. Mad Pig (ex-Shock Troopers/Close To Collapse, Hellraiders) alla seconda chitarra e finalizzato i pezzi tutti insieme.
Perché avete scelto il titolo di un vostro brano per il vostro esordio, anziché chiamare il disco direttamente Ireful?
Non saprei, probabilmente ci è sembrato il pezzo più rappresentativo sul fronte musicale e tematico del disco.
Come è stato realizzare l’EP, dalla fase iniziale alla produzione finale?
Abbiamo deciso di fare uscire un mini invece che un demo come prima uscita, perché volevamo un disco breve ma con le caratteristiche “complete” di un album. Abbiamo essenzialmente selezionato i pezzi che ci sembravano più rappresentativi, e che avrebbero costituito un disco completo e aggressivo, e ci abbiamo lavorato sopra per diversi mesi dopo la composizione. Le registrazioni sono state curate da Marco Cangelosi presso lo Stratjvari Music Lab, mentre mix e master sono avvenuti all’Audiovolt Studio di Lorenzo Bellia. Siamo molto soddisfatti del risultato, il che non è sempre qualcosa di scontato quando si tratta della prima esperienza in studio di un gruppo.
Quali sono state le vostre maggiori influenze, musicali e non, nella scrittura e nella produzione di “The Walls of Madness”?
Sicuramente sin dall’inizio la direzione è stata quella del thrash metal bay area alla Exodus, Vio-Lence, Slayer e Metallica, ma ognuno di noi penso abbia apportato una nuance in più ai pezzi. Ad esempio Vio-Ful ha un modo di suonare molto hardcore e improntato alla velocità, a me personalmente piace cantare nel modo più sguaiato possibile e mi sono ispirato molto a Paul Baloff degli Exodus e a Cronos dei Venom. La maggior parte dei riff sono stati scritti da M. Thunderbolt e sono spesso basati sull’armonizzazione tra le chitarre, cosa che secondo me manca a molti dei recenti gruppi del revival thrash e che invece era tipica dei gruppi della scuola anni ‘80. Sicuramente suonare thrash nel 2021 non è qualcosa di avanguardistico, ma penso che si possa ancora creare qualcosa di originale se agli ascolti e alle influenze si aggiunge la propria personalità compositiva.
Ci sono tante edizioni e supporti diversi di questo EP, per la gioia dei collezionisti: finora ho contato tre versioni differenti in CD, due in vinile, una in cassetta e tutte stampate in varie parti del mondo! Che effetto fa avere fra le mani la vostra musica in questa vasta gamma di supporti fisici?
Per quanto non fosse affatto premeditato, è molto soddisfacente poter toccare con mano la concretizzazione del nostro feticismo da supporto fisico ahah. Sul fronte pratico poi il buon numero di copie e di versioni in circolazione è una garanzia di distribuzione capillare del disco.
Copertina in tema con il vostro stile, molto anni ‘80. Chi l’ha realizzata? Da dove è nata l’idea per l’immagine?
La copertina è stata disegnata da Francesco Montalbano (Daemonokrat, Deathmongers) che ha lavorato a contatto diretto con noi. La copertina deriva dal testo di “The Walls Of Madness” ed è liberamente ispirata ad un manicomio attivo in Messico negli anni ‘60, noto come El Palacio De La Locura, divenuto famoso per gli abusi e le terapie invasive attuate sugli internati.
Leggendo i commenti multilingue alle vostre canzoni su YouTube, c’è chi le paragona a quelle di band del calibro di Exodus e Testament. Prima di pubblicare “The Walls of Madness”, vi sareste mai aspettati un simile successo internazionale?
Siamo contenti di come “The Walls Of Madness” è stato recepito finora dal pubblico e dalle zine, speriamo di poter presto rendercene conto meglio suonando questi pezzi dal vivo.
Ci sono altri gruppi nell’underground italiano che seguite e segnalereste a chi vuole approfondire l’attuale scena metal old school?
Tra l’anno scorso e questa prima metà del 2021 sono usciti (e continuano ad uscire) una valanga di dischi validi, non saprei se come contraltare dell’assenza di concerti e tour a causa della pandemia, ma sicuramente è uno dei (pochi) risvolti positivi della situazione attuale. A noi direttamente collegati ci sono ll primo full degli Hellraiders (gruppo heavy/speed di F. Mad Pig), il primo LP e il nuovo split su 7” degli Eraser (il mio gruppo grindcore, in cui suonava anche Vio-Ful). Contemporaneamente sono usciti nuovi dischi thrash e speed metal molto validi tra cui il nuovo Bunker 66 (!) e il primo disco degli Hellcrash. Segnalo anche il primo album, uscito da pochissimo, dei Gargoyle di Reggio Calabria, attualmente uno dei gruppi di metal “oscuro” più originali in Italia.
State già lavorando al vostro primo full-length album? Continuerete sul filone del thrash metal più classico o ci stupirete con effetti speciali?
Sì stiamo lavorando a diversi pezzi nuovi, molti sono stati scritti contemporaneamente a quelli di “The Walls Of Madness”, per cui speriamo di finalizzarli molto presto. Riguardo lo stile, sicuramente di thrash si tratterà, ma ciò non esclude gli effetti speciali!
