Giovanni Verini Supplizi, oltre che prezioso collaboratore de Il Raglio del Mulo, da qualche mese ha pubblicato il suo secondo libro, per la Crac Edizioni (ufficio stampa LC Comunicazione). L’avevamo lasciato qualche anno fa alle prese con le sue (dis)avventure nei panni di proprietario di un negozio di dischi (“Bassa Fedeltà”), oggi lo ritroviamo a ricoprire il ruolo di fan\biografo di Miguel Bosé nel nuovo “Labirinto Bosé”.
Ciao Giovanni, ci eravamo lasciati, nella nostra precedente intervista, con una mezza idea di una parte seconda del tuo primo libro, “Bassa Fedeltà”, invece ci ritroviamo dopo qualche anno a parlare del nuovo libro, “Labirinto Bosé”. Inizierei proprio chiedendoti se quell’idea rimarrà tale oppure hai ancora intenzione di scriverla quella seconda parte…
L’intenzione di scriverne una seconda parte c’è, soprattutto perché richiesta da una parte dei lettori della prima, e questo non può che farmi piacere, però volevo cimentarmi in altro, e questo “altro” mi ha impiegato più tempo del previsto, ma devo ammettere che sono molto soddisfatto per la diversità tra i due libri.
Mentre, come è nata l’idea di un libro su Bosé?
L’idea è nata perché Miguel Bosé è il primo artista che ho seguito da bambino, l’ho scoperto all’età di soli 5 anni e da allora l’ho sempre seguito. Io sono cambiato e cresciuto musicalmente, Bosé lo stesso nel frattempo, parallelamente ognuno è cresciuto a suo modo, ognuno ha passato vari percorsi musicali, Bosé ad esempio dalle prime hit adolescenziali al pop più impegnato passando dalla new wave al synt-pop, e tanti altri generi musicali. Serviva un documento che attestasse tutto ciò, per dare un’idea più completa dell’artista, spesso a mio parere, relegato sempre ai soliti successi più noti da noi in Italia.
Sei il primo in Italia a cimentarti sulla vita dello spagnolo?
No, ci sono stati alcuni libri usciti negli anni 80 sulla scia del grande successo nel nostro Paese, inoltre nel 2013 è uscito un altro libro a cura di Anna Maffei e Maria José Merino, “Aún más” per la Chinaski Edizioni, mentre il mio, vorrei ricordarlo ringraziando la casa editrice, è uscito per la Crac Edizioni.
Leggendo le pagine del tuo libro si ha quasi la sensazione che Miguel fosse un predestinato, papà torero, mamma attrice, una casa frequentata dal fior fiore degli intellettuali dell’epoca…
Probabilmente sì, ma come dico anche nel libro pochi figli d’arte riescono a emergere, lui è riuscito a superare persino la fama dei genitori, infatti curiosamente il padre era ricordato come il “torero più famoso del mondo”, successivamente come il “padre di Miguel Bosé”.
Eppure Bosé, nonostante queste premesse di gavetta ne ha fatta, e anche tanta. C’è stato secondo te un momento in cui lo spagnolo stava per gettare la spugna?
Sì, forse il momento più critico sarà stato tra l’83 e ’84, quando ci fu il passaggio da dischi più “commerciali” a lavori più impegnati ed ostici, vedi il disco della nuova “era Bosé”, “Bandido”, l’album che gli ha probabilmente salvato la carriera (sono parole sue), prodotto da Roberto Colombo e tra i tanti vanta la collaborazione con Peter Hammill dei Van der Graaf Generator, che è uno degli intervistati nel libro, tra l’altro.
L’Italia è stata sempre generosa con Miguel, quale è stato il suo apice di fama nel nostro Paese?
L’apice è stato dal ‘78 all’83, con qualche grossa ripresa a singhiozzo successivamente in particolare nel ‘94 e nel 2007. Molto generosa non direi onestamente, o almeno non moltissimo nella sua seconda parte della carriera, non è stato molto capito il suo cambiamento artistico, anzi, l’Italia è sempre stata molto critica e a volte “ingenerosa” con Bosé, sempre secondo il mio parere. Avrebbe meritato di più, e senza fare nomi invece in Italia si innalzano nomi italiani ed anche internazionali che a volte invece trovo sopravvalutati. Ma si sa, spesso accade. Troppi pregiudizi.
Oggi qual è il rapporto di Bosé con l’Italia?
Difficile dirlo, da quello che è il mio punto di vista (del resto il sottotitolo del libro riporta “secondo me…”) Bosé ha preferito altri mercati sicuramente più ricettivi, se consideriamo che dal ‘98 al 2005 abbiamo un buco in Italia della sua discografia, di ben 4 lavori, uno di cover e tre album inediti di cui alcuni veri e propri capolavori, da noi non sono mai usciti, né promossi. Qui poi è difficile dire se la responsabilità sta anche alle case discografiche più che all’artista.
All’estero invece gode di una fama maggiore o minore rispetto alla nostra Italia?
Dipende dai paesi, in Spagna e Sudamerica, così come in parte degli Stati Uniti, è famosissimo, è ancora amatissimo anche dalle nuove generazioni. In Europa a seconda dei periodi ha avuto molta fama in Francia (registrando anche alcuni dischi in lingua) e in altri paesi, in quasi 45 anni di musica, ne ha fatta di strada, forse concentrandosi maggiormente sull’inglese in alcuni paesi d’Europa avrebbe potuto avere più costanza, credo alla fine abbia fatto delle scelte.
Lasciamo stare per un attimo lui e parliamo di te, dove hai raccolto tutto il materiale e soprattutto quante delle uscite dello spagnolo possiedi?
Delle uscite di Bosé possiedo molto, la maggior parte delle ricerche sono state estrapolate da materiale personale, dischi, libri, riviste, cartelle stampa, e anche il web è stato d’aiuto. Insomma, ogni fonte è stata utilissima.
Finiamo con la domanda carogna, so che ami Bosé ed Helloween, a questo punto vorrei sapere dalla fatidica torre quale delle due discografie butteresti giù?
Cattiva questa domanda. Ti posso rispondere col seguito di “Bassa Fedeltà” se riuscirò a scriverlo?
