Prehistoric Pigs – La quarta luna

Messe da parte le divagazione stilistiche del terzo album “Dai”, i Prehistoric Pigs sono tornati con “The Fourth Moon” (Go Down Records \ Metaversus Pr) a rimestare il fango stoner più ortodosso dei primi due dischi.

Ciao Juri (Tirelli, chitarra), ai tempi della pubblicazione di “Dai”, il vostro terzo album, scrissi: “anche i maiali, nonostante le dalle zampette sporche di fango, di tanto in tanto alzano il grugno per ammirare le stelle”. Mi sa che non avete ancora smesso di guardare il cielo, no?
Ciao! Come per molti, il tempo passato durante le restrizioni causate dal Covid, è stato dal punto di vista creativo abbastanza fruttuoso. Proprio durante il lockdown abbiamo scritto molti riff e abbozzato molte strutture delle future canzoni che abbiamo assemblato appena ci siamo potuti vedere di persona.

Stilisticamente questo “The Fourth Moon” mi pare più vicino ai primi due che a “Dai”: è così?
Esattamente. Abbiamo deciso di tornare alle origini. Ci siamo focalizzati sullo stoner rock puro. Negli ultimi album c’è stata addirittura sperimentazione jazz/progressive, ma con questo ultimo lavoro siamo stati attenti a non uscire dagli stilemi del genere.

Ecco, cosa non deve mai mancare in un vostro disco e in cosa invece vi lasciate ogni libertà compositiva?
Non devono mai mancare i riff ossessivi. Penso siano uno una prerogativa e caratteristica nostra e del genere che suoniamo. per quanto riguarda parti solistiche e momenti psichedelici non scriviamo mai le parti, nemmeno quando stiamo per entrare in studio. Tutto improvvisato.

Continuiamo con le citazioni, questa volta riprendo quello che è scritto: La quarta luna era una schiera di condannati. Lugubre carovana di destini spezzati, uomini scimmia dai volti d’osso, in marcia verso la fine del cosmo. L’occhio di pietra vigila sul convoglio e lo attira verso il baratro. Otto fermate prima del colpo di martello, del triplice fischio, dell’ultimo fulmine. Ratti stanchi accompagnano l’orda fra urla ataviche e arti penzolanti. Le schiene piegate scavano buche verso nuovi continenti che non esistono. Il frastuono del diluvio universale preannuncia la venuta delle 700 meteore dell’apocalisse”. Me la piegate sta frase?
E’ il riassunto di ciò che abbiamo immaginato mentre riascoltavamo le canzoni registrate. E’ la traslazione di ciò che la copertina del disco raffigura. Prova anche tu! Ascolta tutte le canzoni e prova ad immergerti in una landa desolata di un qualsiasi pianeta o satellite di una qualsiasi galassia: aspetta che le cose accadano.

Un disco che genera immagini forti e che svela delle storie fantastiche, ma come mai preferite raccontarle attraverso le note non con l’ausilio della voce?
Ci piacerebbe che durante l’ascolto ognuno possa riuscire a proiettare nella propria stanza ciò che la mente lo porta ad immaginare. Senza quindi essere condizionato ed indirizzato dalle parole.

Qualche anno fa ci siamo conosciuti dal vivo in occasione di un concerto organizzato a Barletta dalla mia associazione. Non vi chiedo cosa ricordate di quella sera, perché immagino poco, visti e considerati gli sviluppi del post live, ma vorrei sapere come sono andati per voi questi quasi due anni senza concerti?
Invece ci ricordiamo benissimo tutto. E’ stato un evento bellissimo. Eravamo molto gratificati dalla presenza del folto pubblico. ancor più dopo aver saputo della presenza di molti giunti dalle province limitrofe appositamente per venirci ad ascoltare. il post-concerto è stato impegnativo ma ne è valsa la pena. Torneremo in Puglia sempre volentieri.

Barletta a parte, qual è il ricordo più bello che avete dal vivo? In questi anni avete suonato anche in giro per l’Europa.
Abbiamo suonato in quasi tutta Europa. Ci sarebbero molte date da ricordare. Uno dei più memorabili concerti a cui abbiamo suonato è stato il “Tides of Youth” festival. La location era un parco naturale nell’isola di Krk in Croazia. Cinque palchi dislocati a un chilomentro di distanza dall’altro, ognuno dei quali ospitava altrettanti generi musicali. Una marea di gente. Poi l’altro concerto che ci piace ricordare è quello suonato allo “Stonerhead” festival di Salisburgo dove abbiamo potuto conoscere di persona i Karma To Burn.

“The Fourth Moon” mi sembra un disco adatto per la dimensione live, sarebbe quasi un peccato non proporlo dal vivo per intero. Ci state pensando ne estrarrete solo dei brani?
Mi piace ti sia arrivato questo aspetto del nostro lavoro. Abbiamo pensato proprio a quello mentre scrivevamo le canzoni. Proporre brani su disco che potessero essere suonati dal vivo con la stessa energia. L’abbiamo scritto come il primo album. Sala prove, senza limiti mentali. Qualche riff. Strumenti in mano e jammare.

Le vostre prossime mosse?
Sarebbe bello suonare il disco live ma visto il periodo non penso si possano fare tanti progetti. Aspettiamo e vediamo cosa ci propone la vita!

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