Paolo Tofani – Indicazioni

A 44 anni di distanza dalla pubblicazione di “Indicazioni”, album studio sulla chitarra edito dalla Cramps, Paolo Tofani torna con “Indicazioni Vol. 2” (Aventino Music / ufficio stampa Qalt). Il nuovo album raccoglie delle improvvisazioni  registrate con la Shyama Trikanta, una speciale chitarra progettata dallo stesso chitarrista degli Area.

Ciao Paolo, ai tempi della pubblicazione di “Indicazioni” nel 1977 avresti mai immaginato di dare un seguito a quel disco dopo ben 44 anni?
Il passare del tempo è soltanto una espressione della dualità in cui viviamo. Il principio che io seguo è quello dell’Utilità, quindi, fino a quando potrò continuare a stimolare i giovani musicisti a sviluppare una visione più ampia fuori dalla banalità della cultura musicale dominante, potrò considerarmi soddisfatto.

I fattori che ti hanno spinto a pubblicare solo oggi il volume due sono di natura endogena o esogena? Mi spiego meglio: hai avvertito dentro di te che hai acquisito una nuova conoscenza del tuo strumento tale da poter dare nuove indicazioni oppure hai sentito che il mondo esterno era così cambiato che era necessario dare delle nuove indicazioni più vicine a quelli che sono i canoni odierni?
L’esperienza della vita ti regala grandi spostamenti di coscienza. Di conseguenza, la consapevolezza acquisita modifica il tuo piano di intervento creativo, lo arricchisce e l’espande (grazie anche alle nuove tecnologie), e il desiderio di condividere diventa forte. Ovviamente, c’è da considerare lo squallore creativo del presente, e quindi i due aspetti da te menzionati sono presenti in eguale misura.

I brani nascono tutti da improvvisazioni, ma come hai capito quale di queste improvvisazioni inserire nel disco e quali no?
La musica spontanea nasce, cresce e muore in maniera naturale; occorre, soltanto, un raffinato udito e una grande umiltà.

Hai del materiale scartato che in futuro potrebbe finire in un “Indicazioni Vol. 3”?
Ho realizzato moltissimo materiale, che può essere ascoltato su https://paolotofani.bandcamp.com/, da potere regalare centinaia di indicazioni.

Il mercato musicale dagli anni 70 ad oggi è molto cambiato, così come anche l’approccio allo strumento. Credi che l’impatto che il volume 2 possa avere sull’ascoltare sia in qualche modo paragonabile a quello avuto a suo tempo dal volume 1 o ci troviamo innanzi a due tipologie di pubblico con sensibilità e interessi totalmente diversi?
Questa indicazione, paradossalmente, è meno tecnologica, e la chitarra è la vera protagonista; ma dipende sempre dall’interesse dell’uomo.

Il disco è stato registrato con una chitarra ideata da te, Shyama Trikanta. Quanto tempo ti ha portato via la progettazione di questo strumento e quali sono le caratteristiche che lo rendono unico?
La Shyama trikanta soddisfa li mie esigenze sonore più aggressive. È uno strumento molto tecnico, con soluzioni stimolanti e insolite. I tre manici producono suoni molto diversi fra loro (questo è il significo della definizione Trikanta, tre voci). Si passa dall’arpa a 20 corde, con accordature custom, alle 7 corde del manico centrale e 3 corde sul terzo manico senza tasti, quindi interessanti opzioni per scivolare in fraseggi atonali, e una coppia di corde doppie (tipo bouzouki), anche esse con accordature custom. Ci sono resonator speciali e pickup esafonici, per controllare synths via computer, ecc… Essendo uno strumento elettrico, si possono generare feedback molto interessanti e giocare con armonici di grande ampiezza. Senza dubbio uno strumento fantastico, unico al mondo, molto stimolante da utilizzare.

Quanto tempo dedichi ancora allo studio della chitarra giornalmente?
Nessun tempo.

Con gli Area vi fregiavate del titolo di POPular Group, ma si può ancora parlare di musica popolare e musica colta? Il confine è veramente così netto?
La musica, oggi (a parte alcune anime libere), non è più popolare, ma commerciale di basso livello e, francamente, non ho nessun interesse per essa.

Quali progetti hai in serbo per il futuro?
Continuare a essere utile, se Krsna vuole. Hare Krsna.

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