Duncan Petterson – Walking between worlds

ENGLISH VERSION BELOW: PLEASE, SCROLL DOWN!

Duncan Patterson ha composto e registrato album con Anathema, Íon e Alternative 4. Il suo debutto da solista, “The Eternity Suite”, è stato pubblicato nel 2015, quest’anno il musicista di Liverpool è tornato con la sua nuova opera lofi gothic “Grace Road” (Strangelight Records).

Ciao Duncan, vivi in ​​Messico da alcuni anni, pensi che questa esperienza abbia in qualche modo influenzato le canzoni del tuo nuovo album, “Grace Road”?
Non credo che vivere in Messico abbia avuto una grande influenza. Le basi di molte canzoni risalgono ad anni fa. E la strumentazione e gli arrangiamenti provenivano sostanzialmente da quel periodo. La maggior parte delle canzoni sono state scritte a penna sulla carta di alcuni quaderni che ho portato con me per anni.

Rilasciare e promuovere un disco avendo la propria base in Messico è molto più difficile che farlo da Liverpool o le moderne tecnologie hanno cancellato tutte le distanze fisiche?
Al giorno d’oggi è praticamente tutto online. Sono sicuro che se fossi stato nel Regno Unito avrei avuto più opportunità di incontrare persone faccia a faccia, ma di recente ho fatto alcune interviste video. Non c’è molto da fare qui, in realtà, non esiste una vera e propria scena musicale indipendente.

In questa fase della tua vita stai percorrendo la tua “strada della grazia”?
Questo capitolo della mia vita parla dei miei figli piccoli e riflette molto sul passato. Ho smesso di bere più di tre anni fa e ho affrontato i problemi che avevo scansato ed evitato per anni. È fantastico avere questo tipo di onestà, apertura e chiarezza al giorno d’oggi, ma non è sempre facile. Tuttavia, ci sono stati molti progressi ed è mio compito assicurarmi che i miei figli non commettano errori nella vita simili a quelli che ho fatto io.

Come e quando sono nate le canzoni contenute nell’album?
Ho scritto la title track quando ho scoperto che mio padre era morto nel 2013. L’avrei inclusa in “The Eternity Suite” ma ho deciso che aveva bisogno di un posto tutto suo. Non avrei mai immaginato che ci sarebbe voluto così tanto tempo per il rilascio, ma così è la vita. Avevo anche qualche altro pezzo scritto anni fa, ma ho avuto una lunga pausa dalla musica dopo l’uscita di “The Eternity Suite”, ma ho tenuto i miei taccuini con me per tutto quel tempo. Ho deciso di riaprirli e ho finito di scrivere e arrangiare l’album poco prima dell’inizio della pandemia.

Perché definisci il tuo sound “lo-fi gothic”?
E’ così che suona per me. Come descrizione accurata del suono, però, non come etichetta per definire un nuovo genere.

Invece, come è iniziata la tua collaborazione con la cantante palestinese Enas Al-Said?
Mi sono imbattuto in una cover degli Antimatter, “Flowers”, che Enas aveva caricato su Youtube. L’ho commentata ed è così che ci siamo incontrati. Poi abbiamo chiacchierato e le ho chiesto se era interessata a cantare un brano su “Grace Road”. Poi un altro, e poi le altre persone che avrebbero dovuto cantare nell’album mi hanno abbandonato, quindi ha finito per cantare in ogni traccia, insieme ad Alicia Mitchell che ha fatto i cori nella maggior parte delle canzoni. Sono contento di cosa è venuto fuori. È stato un piacere lavorare con loro e non ci sono stati problemi e cazzate di ego. È tonificante.

“Grace Road” è il tuo secondo album sotto il nome di Duncan Patterson, ne hai registrati altri con Antimatter, Íon e Alternative 4, ma sei spesso etichettato come “Duncan Patterson ex membro degli Anathema”: ti dà fastidio un po’ questa cosa?
Il marchio Anathema, anche se mi ha garantito una buona attenzione da parte dei fan degli Anathema, è stato probabilmente la rovina della mia carriera musicale. È come una maledizione e un’enorme quantità di persone non riesce a vedere oltre. La base di fan degli Anathema è diventata quasi una setta negli anni successivi al mio abbandono e ho ricevuto molte attenzioni malsane da loro. D’altra parte ci sono anche molte persone che non daranno nemmeno una possibilità alla mia musica a causa della connessione con gli Anathema, quindi sto ottenendo il peggio da entrambi i mondi. Mi piace l’atmosfera degli ultimi tempi, però, da quando è stato rilasciato “Grace Road”. Tutto è indipendente e sto ricevendo molti feedback positivi da persone genuinamente interessate alla musica. Spero che la morte della mia ex band significhi che la maledizione stia finalmente finendo.

Il 2022 vedrà anche l’uscita del debutto degli Antifear, frutto della tua collaborazione con l’ex cantante degli Anathema Darren White. Puoi dirmi qualcosa su questo album?
Abbiamo una grande quantità di materiale su cui lavorare. Finora oltre trenta canzoni. Tuttavia, dobbiamo essere nello stesso paese per poterci mettere mano e speriamo che accada presto ora che la pandemia sembra destinata a finire. È più influenzato dal punk e più guitar oriented di qualsiasi altra cosa che io abbia fatto in questi ultimi anni. L’album “Eternity” è stato fortemente influenzato dal punk, ma non è così lamapante nel modo in cui è stato suonato. La roba degli Antifear contiene accenni ad Hellhammer, The Cure, Fugazi e del buon vecchio doom metal, ma penso che le persone che conoscono la mia musica riconosceranno il mio stile di scrittura. Darren sta scrivendo la maggior parte dei testi ed è fantastico potersi rilassare e non preoccuparsi di questo aspetto, dato che sono abituato a scrivere tutto. Abbiamo lavorato insieme anche sugli arrangiamenti, il che è un bel cambiamento.

Tornando a “Grace Road”, pensi che in futuro potresti proporre queste canzoni dal vivo?
Sarebbe fantastico. Ma chi lo sa cosa riserva il futuro?

Duncan Patterson composed and recorded albums with Anathema, Íon and Alternative 4. His solo debut, “The Eternity Suite”, was release in 2015, this year the Liverpool born songwriter is back with the new lofi gothic opus “Grace Road” (Strangelight Records).

Hi Duncan, you have been living in Mexico for some years, do you think this experience has somehow influenced the songs on your new album “Grace Road”?
I dont think being in Mexico has had an influence really. The basis of a lot of the songs come from years ago. And the instrumentation and arrangements really came from within this time around. Most of the songs were written on pen and paper in notebooks that I have had with me for years.

Releasing and promoting a record having your base in Mexico is much more difficult than doing it from Liverpool or have modern technologies canceled all physical distances?
Its pretty much all online these days. Im sure if I was in the UK I would have more opportunies to meet people face to face, but I’ve done quite a few video interviews recently. Theres not much going on here though really, not much of an independent music scene.

In this phase of your life are you walking your own “grace road”?
This chapter in my life is about my young children really and a lot of reflecting on the past. I quit drinking over three years ago and I have been dealing with issues that I had numbed and avoided for years. Its great to have this kind of honest, openness and clarity nowadays, but its not always easy. Theres a lot of progress though and its my job to make sure that my kids dont have to make similar mistakes in life that I have made.

How and when were the songs contained in the album born?
I wrote the title track when I found out that my father had died in 2013. I was going to include it on “The Eternity Suite” but I decided that it needed its own place. I never imagined that it would take so long to release, but such is life. I had a few other bits written years ago too but I had a long break away from music after “The Eternity Suite” was released, but I kept my notebooks with me all that time. I decided to open them again and finished writing and arranging the album just before the pandemic kicked off.

Why do you define your sound as “lo-fi gothic”?
Thats how it sounds to me. As an accurate description of the sound though, not modern genre names.

Instead, how did your collaboration with the Palestinian singer Enas Al-Said start?
I came across a cover version of Antimatter, “Flowers”, that Enas had uploaded to Youtube. I commented on it and thats how we met. Then we got chatting and I asked her if she was interested in singing a track on “Grace Road”. Then another, and then the other people who were due to sing on the album dropped out so she ended up singing on every track, along with Alicia Mitchell who did backing vocals on most songs. Im pleased with the way it turned out. They have been a pleasure to work with and theres been no ego bullshit involved. Its refreshing.

“Grace Road” is your second album under the name of Duncan Patterson, you have recorded others with Antimatter, Íon and Alternative 4, but you are often labeled as “Duncan Patterson former member of Anathema”: does it bother you a bit?
The Anathema tag, although it has brought me some kind of attention from Anathema fans, it has probably been the bane of my musical career. It is like a curse and a huge amount of people cant see past it. The Anathema fanbase became almost cultish in the years after I quit the band and I received a lot of unhealthy attention from them. On the other hand there are also a lot of people who wont even give my music a chance because of the Anathema connection, so I was getting the worst of both worlds. I like the vibe these days though, since Grace Road was released. Everything is independent and Im receiving a lot of positive feedback from genuinely musical people. Hopefully the death of my ex-band will mean that the curse is finally ending.

2022 will also see the debut release of Antifear, a collaboration with former Anathema singer Darren White. Can you tell me something about this album?
We have a large amount of material to work on. Over thirty songs so far. We need to be in the same country to work on them though and hopefully that will be soon now that the pandemic seems to be dying off. Its more punk influenced and guitar-based than anything that I have done for years. “The Eternity” album was hugely influenced by punk, but its not obvious in the way it was played. The Antifear stuff has hints of Hellhammer, The Cure, Fugazi and some good old doom metal in there, but I think people that know my music will recognise my style of writing. Darren is writing most of the lyrics for it and its great to be able to sit back and not worry about that, as Im used to writing everything. We have been working together on the arrangements too which is a nice change.

Going back to “Grace Road”, do you think that in the future you could propose these songs live?
This would be great. Who knows what the future holds?

Damno – Forgotten in the oven

Ospite di Mirella Catena su Overthewall, in occasione della pubblicazione dell’Ep d’esordio del progetto Damno, “Bugaboo Alley” (Frantic Mule), Danilo Teti.

Benvenuto Danilo
Ciao e grazie per l’intervista che mi state concedendo.

Ci parli delle tue precedenti esperienze musicali e come nasce l’idea del progetto Damno?
Ho iniziato a suonare la batteria all’età di 15 anni e canto da quando ne ho 17. Ho militato in molte band e frequentato contesti musicali differenti, sia metal che non. Negli anni, dopo aver acquisito una certa esperienza e sicurezza, ho avvertito l’esigenza di far nascere una band heavy metal dove potermi esprimere in totale libertà, senza dovermi inserire obbligatoriamente in un determinato filone musicale. Purtroppo, dopo ben quattro tentativi falliti, ho pensato di accantonare l’idea e di non volerne più sapere. All’inizio del 2020 però, poco prima del lockdown, parlando con un amico che conosco da tantissimo tempo, uscì fuori da parte sua questa domanda: “Come mai dopo tanti anni che fai musica, non hai mai inciso un qualcosa che ti rappresenti?”. Quella domanda fece scattare in me l’idea di creare una one-man band che mi potesse raffigurare musicalmente al 100%: così sono nati i Damno!

Ascoltandoti, parlo a nome oltre che mio ma anche di Giuseppe e Fulvio, vengono in mente i Voivod e i Faith no More. Ispirazione allo stato puro, nessuna regola musicale se non quella di infrangerla. Come definiresti il tuo genere musicale e quali sono le band a cui ti sei maggiormente ispirato?
Sono contentissimo che accosti “Bugaboo Alley” ai Voivod e ai Faith no More poiché, essendo due band che amo alla follia, la cosa mi inorgoglisce. Per quanto riguarda il genere, non ho mai pensato come definirlo… forse “Varie ed Eventuali Metal”? Ovviamente scherzo, però se ci pensi potrebbe funzionare! Ahahahahah! Probabilmente potrebbe andar bene la definizione che ha utilizzato la stampa: “Avantgarde Metal”. Più che un genere lo vedo come una sorta di contenitore dove vengono inserite tutte quelle band, e artisti, che fondono la musica heavy metal ad elementi fuori dagli schemi tradizionali, appunto definiti avanguardistici. Ascolto tantissimi generi musicali dentro e fuori dal metal, ed ovviamente ne rimango influenzato in qualche modo. Posso dire di essere molto attratto da gruppi e solisti che tendono a mutare il loro sound non solo nell’arco degli anni, ma anche all’interno di una singola canzone. Sicuramente tra le band più famose che si pongono in tal maniera posso citarti: Voivod, Celtic Frost, Quintorigo e Mr. Bungle. Altri gruppi forse meno conosciuti ma che sicuramente mi hanno influenzato sono: Naked City, Carnival In Coal, Crotchduster, Flatistick, Hesus Attor, Darth Vegas, Spazztic Blurr, Liquid God, Clown Core e molti altri ancora.

“Bugaboo Alley” ha la particolarità che, a parte le linee vocali, tutta la base strumentale è stata composta e registrata in Virtual Studio Technology. Come ha preso vita questa idea e quanto è stato fondamentale il supporto tecnico di Alex Di Nunzio?
Ho tentato molte volte di creare una band che potesse supportare la filosofia che c’è dietro questo progetto, ma a causa dei miei quattro fallimenti ho deciso di smettere e di non pensarci più. Dopo qualche anno, però, parlando con quel mio amico di cui ti ho detto prima, ho pensato che, essendo ormai il 2020, forse la tecnologia avrebbe potuto aiutarmi. Per questo mi è venuta la folle idea di realizzare un EP completamente da solo, utilizzando i VST per tutte le parti strumentali. Partendo da queste premesse, la realizzazione di “Bugaboo Alley” è stata frutto di un lavoro molto lungo e faticoso. Partiamo col dire che i brani sono vecchie idee composte da me e dal mio amico di nome Luca Franco. Con questo ragazzo in passato avevamo un gruppo insieme, nel quale io cantavo e lui suonava la chitarra. Successivamente ho chiamato un altro mio caro amico che conosco ormai da più di vent’anni: Fabio Mariani. Con Fabio abbiamo riarrangiato queste vecchie idee sviluppandone di nuove. Queste mie aggiunte hanno stravolto completamente il tutto fino a far diventare queste idee delle vere e proprie canzoni. Una volta terminate le quattro tracce mi sono occupato di realizzare i suoni in VST: anche in questo caso mi ha aiutato un altro amico di nome Valerio Lucantoni: esperto nella programmazione in VST, nonché eccellente musicista. Infine ho registrato le voci ed effettuato mix e master ai NMG Recording Studio da Alex di Nunzio. Il supporto di Alex è stato estremamente determinante poiché, attraverso la sua professionalità ed esperienza, è riuscito ad “umanizzare” il lavoro complessivo, dandogli un sound potente, godibile e molto realistico. Ci tengo a precisare che, nonostante l’EP sia stato interamente ideato e visionato da me, in quanto unico elemento della band, ho preferito farmi affiancare perché, essendo principalmente un batterista, volevo avere una visione dei brani da altre prospettive musicali, oltre ad un approccio più professionale verso il progetto. È stato veramente un lavoro massacrante riuscire a concretizzare e concatenare il tutto, ma alla fine sono pienamente soddisfatto del risultato finale!

“Spanking-core” abbina in maniera magistrale le intuizioni compositive espresse da un genio assoluto come Mike Patton con sfuriate grind-core e death-metal alla Pestilence! Quali sono secondo te i punti di contatto tra generi musicali cosi differenti?
Ti ringrazio nuovamente per i paragoni che fai. Aver accostato il brano “Spanking-core” alla genialità di Mike Patton e all’aggressività tecnica dei Pestilence mi lusinga! Io credo che ogni band, o musicista, debba possedere un sound personale che faccia da filo conduttore a tutta la propria proposta musicale presente e futura. Questo, secondo me, è il punto di contatto che lega varie influenze e differenti contaminazioni artistiche all’interno di un progetto musicale!

Damno resterà un progetto in studio o ci sarà possibilità di vederti suonare dal vivo?
Adesso non so dirti neanche io quale strada percorrerà in futuro Damno. Non mi pongo nessun limite, quindi posso dire di lasciare uno spiraglio aperto ad ogni possibilità!

Stai già preparando qualcosa di nuovo e quali sono i contatti per seguirti sul web?
Attualmente mi sto occupando esclusivamente di promuovere l’EP “Bugaboo Alley”… poi chissà! Per seguire Damno nel web mi trovate su quasi tutte le piattaforme: Facebook, Instagram, Bandcamp, YouTube, YouTube Music, Spotify, Deezer, Tidal, Amazon, Amazon Music, iTunes, Apple Music e molti altri ancora. È praticamente Impossibile ma, se proprio non riusciste a trovare Damno e voleste acquistare l’EP in supporto rigido o in digitale (oppure farvi semplicemente quattro chiacchiere con il sottoscritto), potete contattarmi privatamente all’email: danilo.teti@damno.net.

Grazie di essere stato con noi!
Grazie a voi!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 31 gennaio 2022.

L’Omino e i Suoi Palmipedoni – Storie di caldaie e stantuffi!

Ospite di Mirella Catena a Zona Rock, Riccardo Pusateri de L’Omino e i suoi Palmipedoni, band autrice dell’EP Caldaie Stantuffi” (Frantic Mule).

Benvenuto a Riccardo de L’Omino e i suoi Palmipedoni. 
Ciao, il piacere è mio!

Per prima cosa ti chiedo: come mai hai scelto questo nome per la band?
L’Omino” è il soprannome che mi è stato appioppato fin dall’adolescenza, perciò mi è sembrato naturale proporlo alla band. Dario, il batterista, ha poi aggiunto “e i suoi Palmipedoni”.

Ci parli delle tue esperienze musicali?
Ho imparato a suonare la chitarra alle scuole medie e seguito corsi con lettura del pentagramma ed esibizioni in gruppi sinfonici, poi ho preso in mano un basso elettrico e cominciato a suonare i Nirvana!

Come vi formate e da chi è composta la line up attuale?
Ci siamo formati molto spontaneamente. All’inizio Dario alla batteria ed io al basso abbiamo suonato insieme per qualche mese, facevamo una sorta di doom metal. Parallelamente avevo iniziato a suonare alla chitarra le mie canzoni con Andrea alla tromba, sono stato contento quando Dario ha deciso di abbracciare questo progetto più cantautoriale. La line up attuale è la stessa degli inizi, ma in cinque anni si sono succeduti diversi altri amici musicisti.

“Caldaie Stantuffi” è l’EP pubblicato a giugno e che contiene tre brani, risalenti alla prima sessione di registrazione del nucleo fondante, riproposti ufficialmente con un nuovo mix a cinque anni dalla loro incisione. Ci parli di questa nuova uscita discografica?
Questa nuova uscita nasce dal tempo che il lockdown ci ha dato per guardare al nostro passato. I primi brani registrati da noi erano stati divulgati soltanto in una manciata di CD autoprodotti, a riascoltarli adesso ci ho trovato molti spunti interessanti. Le tre canzoni di questo EP le considero come un nuovo inizio per la band.

Vista la riapertura dei locali negli ultimi giorni, sono previste date per ascoltarvi dal vivo?
Qui a Palermo siamo in zona gialla da poche settimane appena, fortunatamente qualcosa già comincia a muoversi perché la città è molto attiva da questo punto di vista. Ancora non sappiamo dove e quando, ma speriamo di tornare a suonare dal vivo al più presto.

State già lavorando a qualcosa di nuovo?
Stiamo lavorando alle canzoni “nuove” lasciate in sospeso prima che scoppiasse la pandemia. Non abbiamo deciso se il prossimo lavoro sarà un EP o un album, ma qualcosa bolle in pentola.

Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?
Ci trovate su Facebook e Instagram per gli aggiornamenti, su YouTube per i video e su Bandcamp per le canzoni. Il nostro primo album “Escoriazioni”, uscito nel 2019 per Qanat Records, è anche su Spotify.

Grazie di essere stati qui con noi.
Grazie a voi, rock ‘n’ roll!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 12 giugno 2021