Lemmerde – Il pop è violento

Il gruppo de Lemmerde non si limita a riprodurre i classici della canzone italiana in chiave metal e hard core. Arrangiamenti ricercati ed una spiccata propensione al divertimento li hanno portati fino alla corte dei Sick Tamburo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Manuel, frontman della band.

“Violent Pop” (Autoproduzione, 2018) è un album che denota uno sforzo produttivo notevole. Quanto tempo c’è voluto per farlo uscire?
Uno sforzo da mmerde, di pochi mesi in realtà ma di buona consistenza e dall’aroma pungente.

Con il vostro repertorio spaziate in scioltezza dagli anni ’40 ai ’90 della canzone italiana. Preferite riarrangiare le hit del passato o date lustro anche a brani meno noti?
Dare lustro a brani meno noti comporta una nobiltà d’animo che non è da mmerde.

Mi piacciono i gruppi aperti alle partecipazioni. Andrea Venor e Gianfranco di Matteo, entrambi vocalist di estrazione metal, cantano rispettivamente in “Dadaismo Umpacchiano” e “Robot Blood”. Come sono nate queste collaborazioni?
Non sono collaboratori, sono le nostre coriste che sfruttiamo per le nostre esigenze corporali.

Sulla copertina dell’album ci siete voi quattro incappucciati a torso nudo. Perché ritrarvi così?
Perché la nostra musica è come un sacchetto da asporto: non sai mai quello che ti capita (cit.).

Avete realizzato tre videoclip per altrettante canzoni estratte da “Violent Pop”. Mi raccontate un retroscena di uno dei video?
Nel video “La Solitudine” ci siamo trovati alla stazione di Palermo Notarbartolo. Il capotreno, incuriosito dai costumi e dalla videocamera, ci ha chiesto quando poteva partire per girare in sincro la scena.

Una volta ad un vostro concerto ho visto un pubblico talmente costipato, che molta gente è stata costretta ad evacuare fuori dal locale. Come ricambiate dal palco l’affetto di chi vi segue?
Capita ai concerti delle mmerde un pubblico costipato costretto ad uscire per evacuare, noi ricambiamo con sudore e fiumi di carta igienica.

Dal logo ai videoclip, dai costumi di scena alle locandine, anche la parte visuale del gruppo è particolarmente curata. Quanto ha influito questo aspetto nei risultati raggiunti finora?
Ha influito in maniera determinante alla diffusione del virus marrone.

I vostri sforzi sono stati premiati con l’inserimento di una versione del brano “Intossicata” nella compilation “Parlami per Sempre”, un tributo ai Sick Tamburo in onore di Elisabetta Imelio. Come è nata questa esperienza?
Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a questa compilation dedicata alla grande Elisabetta Imelio grazie alla fanzine All You Need Is Punk che ci supporta da sempre.

So che a breve uscirà un 7″ autoprodotto, di cosa si tratta?
Questo 7″ è la collaborazione con una band emiliana, i Divarikator. Noi mmerde usciremo con due brani inediti, “Ragazzo di Minchia” e “Iron Tiziano”. Uscita prevista per gennaio 2021.

Dove trovate gli stimoli giusti per andare avanti?
Riuscire a merdizzare la musica italiana è un grosso stimolo… Peace and shit!

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