Nati come tribute band dei Judas Priest, gli Evilizers ormai paiono del tutto a proprio agio nel creare musica propria. La Punishment 18 Records \ NeeCee Agency pubblicherà il secondo album in studio “Solar Quake” dei piemontesi il 26 marzo 2021, ne abbiamo parlato con il cantante Fabio Attacco.
Benvenuti su Il Raglio, tra pochi giorni il vostro secondo lavoro sarà fuori, come vi sentite?
Ciao e grazie per lo spazio Raglio, ci sentiamo un po’ strani, diciamo tanto elettrizzati per l’uscita di questa nostra ultima fatica, quanto dispiaciuti per non poter avere l’occasione di portarla dal vivo a causa delle restrizioni dovute al Covid-19.
Ritenete di essere arrivati a questa seconda prova con un songwriting superiore rispetto a quello dell’esordio?
Certamente, l’esperienza in studio del precedente disco “Center of the Grave”, ed il successivo tour ci hanno maturato artisticamente, ci hanno fatto capire meglio cosa funziona dal vivo, e ci hanno consentito di intraprendere questo percorso alla ricerca di un nostro modo di essere musicale più definito.
Rimanendo in tema di primi giorni della band, quanto è rimasto in voi della tribute band dei Judas?
Siamo partiti dai Priestkillers per omaggiare i nostri idoli, poi con gli anni e l’affiatamento acquisito, abbiamo deciso di tributarli in un’altra maniera, creando il progetto Evilizers. Purtroppo però la richiesta dei locali cadeva quasi sempre su tribute e cover band, quindi, per non ricorrere a crowdfunding o a investimenti a fondo perduto, e non pesare economicamente sulle nostre famiglie, abbiamo deciso di mantenere il tributo attivo ed autofinanziarci.
Vi andrebbe di fare una carrellata veloce sulle singole tracce?
Diciamo che sono pezzi che richiederebbero più che qualche parola, ma ci provo: “Solar Quake” e “U.T.B.” sono pezzi veloci e potenti con testi di introspezione interiore; “Call of Doom” è l’intro di “Chaos Control” che è un brano doom, che, come il successivo “Earth Die Screaming”, che invece è heavy metal con sfumature folk, affronta la tematica del rapporto uomo-natura; “Shiver ofThy Fate” è una classica ballad, con un’intro di chitarra acustica ed un utilizzo un po’ particolare delle distorsioni vocali. Si riparte con una trilogia di pezzi tirati, potenti e cazzuti, “Terror Dream” più heavy speed, “Disobey the Pain” con accenni allo swedish death, “Holy Shit” più trash e power metal, quest’ultima è il primo singolo e parla dell’inutilità del fanatismo religioso. Si torna su ritmi più tradizionali con “Time to Be Ourselves”, puro heavy metal classico; “Ghost” si chiama così perché inizialmente doveva essere una ghost track, è un rock ‘n’ roll divertente e veloce che chiude il disco.
Qual è tra questi il brano che vi descrive meglio oggi e ce n’è uno che invece per voi rappresenta una scommessa?
Sicuramente il pezzo che più ci rappresenta adesso è “Solar Quake”, che parla del come tramutare le avversità in energia vitale e come, credendo in sé stessi, si possa migliorare il proprio essere. C’è voglia di creare un fottuto terremoto sul primo palco che ci ospiterà. La scommessa in realtà c’è e non c’è, perché riteniamo che in ogni brano ci sia un tentativo di provare qualche soluzione nuova, ma tutti i brani sono legati da un filo conduttore.
A proposito di scommesse, comunque avete puntato su sonorità e immagine molto classiche, vi chiederei, allora, qual è lo stato di salute dell’old school heavy metal oggi?
“Metal is Undead” è il titolo di una canzone del nostro primo album e descrive alla perfezione lo stato in cui versa il nostro genere negli ultimi anni. I grandi nomi esistono ancora, ma sono oramai l’ombra di quel che erano. Però esiste un folto sottobosco di band valide, da tutto il mondo, basta andare in rete e si trova veramente di tutto, quel che manca è qualcuno che abbia veramente intenzione di investire su questo genere, purtroppo, spesso è il gruppo stesso a doversi sobbarcare spese che non permettono alla band di promuoversi nella maniera corretta.
Quanto c’è della scuola italiana heavy metal nel vostro suono?
Apprezziamo davvero tanto la scena musicale italiana, in particolare quella che parte dalla fine degli anni ‘80. Penso che le nostre influenze, come è stato per i primi gruppi heavy metal italiani, derivino però principalmente dall’heavy metal inglese.
Torniamo al disco, avete intenzione di pubblicare dei singoli?
Uscirà sicuramente il singolo di “Holy Shit”, con relativo lyric video. Stiamo preparando il video vero e proprio di “Solar Quake”, ma per le restrizioni attuali, e la necessità di fare riprese esterne, chissà quando potremo ultimarlo. Sicuramente ci faremo venire in mente qualche idea per non lasciare i nostri seguaci a bocca asciutta troppo a lungo.
Avete già scelto quali brani proporre dal vivo quando ci sarà la possibilità di tornare a suonare con il pubblico?
Essendo il nostro secondo album, ed essendo noi abituati a scalette molto lunghe per via dell’attività live con il tributo, penso proprio che, salvo motivi tecnici di tempo le porteremo tutte.
