Luca Cocconi (The Modern Age Slavery, Browbeat) e Imer Bigi (Ex-Dark Lunacy) sono tornati a lavorare insieme come ai tempi dei Biotech (un paio di demo e un EP, “New World Disorder”, pubblicati verso al fine del secolo scorso). Un death metal ruvido e aggressivo, quello contenuto in “Self-Inflicted Wounds” (Neecee Agency), una vera e propria di valvola di sfogo per il duo durante la cattività imposta dal Covid.
Benvenuto Luca , verrebbe da dire che avete trasformato un momento di crisi come la pandemia in un’opportunità, dando vita a una nuova band, gli Over a Barrel: ti andrebbe di spiegare nel dettaglio come sono andate le cose?
Gli Over a Barrel sono l’unione di due amici con una grande passione per tutto quello che suona estremo che cercano di trasformare questa passione in musica. Sia io che Imer ci conosciamo da tantissimo tempo e abbiamo suonato insieme nella nostra prima band i Biotech dal 1992 al 2000. Durante l’inizio della pandemia Imer aveva alcune idee registrare e dopo avermele inviate mi ha proposto di formare questo progetto che ho trovato fin da subito interessante, data anche la nostra amicizia. Quindi abbiamo cominciato a scrivere e arrangiare le canzoni e successivamente siamo entrati all’Audiocore Studio per registrare “Self-Inflicted Wounds”.
La band nasce come duo ed esordisce come tale con “Self-Inflicted Wounds”, ma avete mai pensato di coinvolgere altri musicisti nel progetto?
Per il momento non abbiamo intenzione in fase di scrittura di coinvolgere altri musicisti. Abbiamo gusti musicali molto affini e questo ci ha portato ad avere idee molto chiare sulla composizione dei pezzi e sul sound che doveva avere questo progetto. Però non siamo persone con i paraocchi e se ci fosse la possibilità di coinvolgere in futuro musicisti che possano portare nuove idee per far crescere e migliorare la band ben vengano!
Avete ambizioni live per gli Over a Barrel?
Assolutamente sì! E’ nostra intenzione farlo il più possibile perché oltre a divertirsi è un ottimo modo per promuovere la tua musica. Vista la situazione speriamo che si possa ritornare a suonare al più presto e che la gente possa andare ai concerti a divertirsi!
Cosa vi siete portati dietro, dalle vostre band precedenti, negli Over a Barrel?
Grazie alle precedenti e attuali band ci siamo fatti molta esperienza, visto che suoniamo da molti anni e abbiamo fatto numerosi concerti sia in Italia che all’estero. Un altro fattore importante, anzi direi fondamentale, è la nostra amicizia! Ci conosciamo da molto tempo e questo ha creato un ottimo feeling musicale e umano che ci permette di lavorare senza grossi problemi e confrontarci in maniera costruttiva!
Invece, questo duo cosa vi ha permesso di sperimentare di nuovo?
Gli Over A Barrel non sono una band che dice “faccio questo perché adesso va di più una cosa rispetto ad un altra”, ma cerchiamo invece di mantenere la nostra attitudine e portare avanti la nostra idea di musica. Semplicemente suoniamo quello che ci piace cercando di farlo al meglio possibile senza seguire le mode. Il disco è stato concepito così, in maniera naturale, e spero che questa genuinità venga percepita dall’ascoltatore.
C’è un brano che possiamo ritenere il più rappresentativo del vostro sound?
Penso che “Distrused Victims” sia il brano più rappresentativo dell’album perché rispecchia in pieno ciò che sono gli Over A Barrel, ovvero un potente mix di velocità e groove il tutto condito dal sound marcio e crudo dell’Hm2! E’ stato strutturato con una dimensione che parte molto brutale e veloce per poi passare ad una parte più pesante e cadenzata. Piccolo spoiler: tra qualche settimana gireremo il video di “Distrused Victims”!
Qual è invece quel pezzo che ci ha messo un po’ convincervi prima della sua stesura definitiva?
“Over A Barrel” è stata la canzone su cui abbiamo avuto più difficoltà, perché è stata la prima che abbiamo composto. Volevamo capire come sviluppare il nostro stile, sia dal punto di vista del sound che delle lyric! E’ stata cambiata diverse volte, aggiungendo e togliendo riff, arrangiamenti, metriche vocali ecc.. Questo ci ha fatto capire che direzione prendere per comporre gli altri brani.
Mentre, cosa vi ha spinto a proporre, “Cyberwaste”, la cover dei Fear Factory?
I Fear Factory musicalmente sono molto lontani da noi, ma è una band che rispettiamo, che ascoltiamo sin dai loro primi album e cha abbiamo visto live diverse volte. Abbiamo scelto “Cyberwaste” perché ha un riffing che permette essere reinterpretato al meglio con il nostro stile e il nostro sound.
Avete dei brani non utilizzati per “Self-Inflicted Wounds” che potrebbero finire in un secondo album o in un prossimo Ep?
Per questo album sono stati composti una dozzina di brani, successivamente dopo una cernita abbiamo deciso di utilizzare gli otto che ritenevamo i migliori e di forte impatto. Sinceramente non so se I brani scartati possono essere riutilizzati. Nel caso ci fosse la necessità verranno sicuramente rivisti e sistemati. Personalmente preferisco scriverne altri per continuare a migliorare e crescere musicalmente.
E’ tutto, grazie…
Ti ringraziamo per averci dato questo spazio. Il 18 marzo esce il nostro album di debutto “Self-Inflicted Wounds”. Siamo carichi e eccitati ma allo stesso tempo speranzosi che possa piacere. Noi ci abbiamo messo molto impegno, anima e cuore per ottenere il massimo e spero che tutto questo possa essere percepito anche da chi lo ascolta!
