Seguiamo sempre con interesse i Tenebra, così a qualche mese di distanza dalla nostra precedente intervista, abbiamo ricontattato la band in occasione della pubblicazione del nuovo EP “What We Do Is Sacred” (New Heavy Sounds \ Metaversus PR).
Ciao ragazzi, un annetto fa ci siamo sentiti perché eravate pronti ad atterrare in Cina con la versione in cassetta “Gen Nero”, come è andata?
Silvia: Duo, il ragazzo che gestisce SloomWeep Productions, l’etichetta che ha realizzato la cassetta, dice molto bene! Sostiene che abbiamo dei fan in Cina. Effettivamente abbiamo anche fatto un’intervista per una fanzine locale, ma onestamente, chi lo sa? Noi vogliamo pensare di essere la next big thing del mercato discografico cinese!
“Gen Nero”, ha avuto una genesi molto veloce, se non erro tre giorni, per “What We Do Is Sacred” quanto ci avete impiagato?
Emilio: Essendo un EP, che peraltro contiene un anticipazione dal disco nuovo, ci abbiamo impiegato davvero pochissimo. Abbiamo registrato i due pezzi che rimanevano in un pomeriggio (come per il disco ho curato io stesso le sessioni) e li abbiamo mixati con Bruno Germano in una mattinata. In tutto, dalla prima nota suonata, all’avere i CD in mano sarà passato un mesetto. Super rapido!
Entriamo nel dettaglio, la prima traccia è “Cracked Path”, un estratto dall’LP che uscirà nel 2022. Avete altri brani pronti dal prossimo disco e perché avete scelto proprio questa canzone per un’anteprima?
Claudio: È stata una decisione presa insieme ai tipi della nostra nuova etichetta, New Heavy Sounds. È uno dei brani più lineari e melodici del nuovo disco, ci è sembrata a tutti una scelta razionale come anticipazione del disco. Come accennava Emilio prima il disco è pronto da molto tempo, il problema principale è stato il fatto che la pandemia ha generato enormi ritardi per quello che riguarda la stampa dei vinili e quindi abbiamo dovuto posticipare l’uscita del nuovo full-lenght. Anche per questo abbiamo deciso di stemperare l’attesa facendo uscire un EP rapidamente in formato CD e digitale.
Nel 2022 ritroveremo “Cracked Path” in questa versione oppure ne comparirà una diversa nella tracklist definitiva?
Mesca: la versione dell’EP è un po’ editata per renderla più gestibile per farne un videoclip. Su disco sarà più lunga.
“Hard Luck” è un altro inedito, resterà una chicca presente solo in questo EP o in futuro verrà riproposta?
Emilio: “Hard Luck” è un pezzo di cui avevamo solo una parziale intelaiatura quando l’abbiamo registrata, si è sviluppata molto in studio. Per dire, non avevo mai sentito la linea vocale definitiva di Silvia e ho costruito molte parti di chitarra dopo essermela studiata un poco. È stata un po’ un esperimento di cui siamo molto soddisfatti. Sicuramente la proporremo dal vivo in futuro.
“What We Do Is Sacred” si chiude con la cover di “Primitive Man degli inglesi Jerusalem, come mai avete scelto questo brano?
Silvia: Io sono una fan dei Jerusalem da sempre e adoro quella canzone. Poi è capitato che quando abbiamo suonato a Parma con i Duel fosse presente Claudio Sorge, firma storica e fondatore di Rumore. Chiacchierando con lui, (che è un mito di adolescenza di Emilio), ci ha proprio detto “dovreste registrare una cover, “Primitive Man” dei Jerusalem sarebbe perfetta!” A quel punto i giochi erano fatti: l’abbiamo provata e riarrangiata nella parte centrale, poi l’abbiamo registrata. È piaciuta anche a Paul Dean, bassista dei Jerusalem e autore del brano. Ne uscirà un video, spero verso Natale.
La l’assolo di flauto in questa canzone è di Giorgio Trombino (Assumption, Becerus, Bottomless, Dolore), come è nata questa collaborazione?
Claudio: Io suono il basso anche negli Assumption e Giorgio è un caro amico sia mio che di Marco Gargiulo (che con Metaversus ci cura le PR e che consideriamo un quinto membro del gruppo a tutti gli effetti). Già nel disco avevamo avuto bisogno di un sax per un pezzo e ci siamo rivolti a Giorgio che è un polistrumentista eccezionale, suona divinamente qualsiasi cosa gli si dia in mano! Quindi, quando ci è balenata l’idea di avere un flauto traverso per l’assolo di “Primitive” abbiamo chiamato subito lui.
Restando in Inghilterra, avete firmato con la New Heavy Sounds, dopo aver prodotto “Gen Nero”. Ora che avete un’etichetta alle spalle, notate sostanziali differenze e vantaggi rispetto all’autoproduzione?
Mesca: Beh, intanto non dobbiamo stamparci più i dischi da soli! Poi Ged e Paul, i ragazzi dell’etichetta, sono davvero entusiasti della band e sono sicuro che con il full-lenght faranno un gran lavoro. Sono una label solida che ha fatto dei gran bei dischi, come quelli dei Black Moth!
Dal punto di vista live si sta muovendo qualcosa?
Silvia: Abbiamo appena finito un mini tour di cinque date e devo dire che sono andate tutte molto bene. Piano piano il pubblico aumenta e anche l’entusiasmo che percepiamo dalla platea durante i live. Io penso che la dimensione live sia quella naturale per i Tenebra, anche per questo registriamo i nostri dischi in diretta senza editing. Questo dovrebbe essere lo spirito del rock and roll: what you see is what you get.
