Nati dalle ceneri degli Alchemy Room, per volontà di Fabio Lamanna, i Geometry of Chaos sono arrivati all’esordio con “Soldiers of the New World Order” (NeeCee Agency), un complesso concept album di progressive metal.
Ciao Fabio (La Manna – chitarrista, bassista e compositore), inizierei facendo un passo indietro: come mai è finita l’avventura targata Alchemy Room, band in cui militavate tu e Davide Cardella?
Dopo l’EP successivo al primo disco come Alchemy Room, la band vide il bassista e la cantante lasciare il gruppo per motivi legati al genere musicale da seguire… ( grande paradosso dato che io ero sempre stato l’unico compositore)… A quel punto, provai a riformare la band con Andy, il batterista, passare alla voce, e Davide, che conobbi in quel periodo, alla batteria. Effettivamente, la band si rivelò completamente snaturata in quel modo, e successivamente io e Andy decidemmo di sciogliere gli Alchemy Room. Decisi di seguire il mio progetto solista più incentrato sulla chitarra, sempre con lui alla batteria; nel contempo, formare un nuovo progetto con Davide con un’impostazione più metal e sperimentale.
Cosa vi portate dietro di quella esperienza e cosa, invece, avete tagliato definitivamente del vostro passato?
Fondamentalmente ci portiamo dietro l’esperienza di tanti live, le tante persone conosciute, i molti luoghi visitati, le tantissime ore di sudore e lavoro in sala prove, di studio sullo strumento, e anche tanto divertimento ovviamente! Chiaramente io e Davide siamo qualcosa di diverso ormai da quella band: siamo maturati, cresciuti, come musicisti e persone.
Il promo in mio possesso non riporta la line-up, fa giusto un riferimento alle varie voci ospiti nel vostro esordio “Soldiers of the New World Order”: come dobbiamo considerare i Geometry of Chaos, una vera band oppure un progetto esclusivamente di voi due nel quale si alternano vari ospiti?
È molto strano che non abbiate riportata la line-up. Il progetto ruota intorno alla mia figura. Io compongo, scrivo la musica e scrivo i testi e mi occupo di chitarre, tastiere e basso. Davide si occupa della batteria e ha collaborato compositivamente con alcuni riff. Gli altri collaboratori sono Marcello Vieira, Elena Lippe e Ethan Cronin. Sono da considerare ospiti molto coinvolti dalle loro parti, ma comunque rimangono dei guest vocalist all’interno dell’album, non membri effettivi della band.
Parliamo di questi ospiti, alla voce troviamo Marcello Vieira, Ethan Cronin e Elena Lippe: come siete entrati in contatto con loro?
Marcello l’ho conosciuto tramite YouTube, in un filmato che mi è capitato di vedere, (una cover band dei Dream Theater). Allo stesso modo, Ethan l’ho contattato dopo averlo ascoltato su YouTube in una cover di una canzone dei Linkin Park. Ho visto questi video delle loro performance in modo casuale, in mezzo alle tante cose che si vedono su internet, e ho provato a contattarli. E’ stato tutto, in realtà, veloce e facile con loro, perché sono delle grandi persone. Sono rimasti subito entusiasti della mia proposta e del mio progetto. Mentre Elena, amica storica torinese che suona nei Feronia, si è rivelata subito contenta di partecipare e collaborare per una traccia, che successivamente abbiamo registrato a Torino insieme negli studi della Rocklab. Marcello si trova in Portogallo, Ethan è inglese. Le cose sono state gestite, come si dice, “a distanza”… è stato un po’ più complicato dell’avere il musicista sempre accanto durante la produzione, ma in realtà tutto ha funzionato perfettamente. La collaborazione è stata molto proficua.
Il disco è un concept, tra un po’ ne approfondiremo i contenuti, per il momento vorrei sapere: le canzoni sono state cucite sulle voci ospiti oppure sono stati gli ospiti a dover adeguarsi ai brani già scritti?
Le canzoni, comprese anche delle parti vocali, oltre a quelle strumentali, erano già complete prima della decisione sulle voci. Quando ho descritto ai vocalist ospiti i pezzi, era già tutto studiato, perfezionato ed editato precedentemente, sulla base della mia voce registrata.
Il concept di cosa parla e chi lo ha scritto?
Il concept è opera mia. L’idea iniziale è partita dall’analisi della situazione attuale del mondo e della società tutta. L’elaborazione di questa analisi è una visione distopica di un futuro non precisato, in cui la situazione attuale si estremizza, il mondo è davvero controllato da una élite ristretta di persone… Una stretta cerchia di governanti che determina ogni parte, ogni aspetto della vita del singolo individuo, fino a privarlo delle libertà principali individuali… rendendo i cittadini quasi alla stregua di soldati, di robot, di macchine… L’ unico scopo esistenziale di queste persone sembra essere quello di svolgere un lavoro, una missione, un compito per conto dei potenti, dei loro capi. Il concept si è sviluppato nell’arco di un lungo periodo. Ho deciso di dare a ogni canzone una diversa storia, con un differente personaggio con compiti e missioni specifiche. Nel disco si affrontano alcuni temi dell’esistenza, come appunto il lavoro, il tempo, la religione, la fede, i disturbi mentali. La tecnologia, la scienza e l’intelligenza artificiale si fondono in tutti questi aspetti della vita. Verso la fine dell’album, nel pezzo “Premonition”, un personaggio del concept, dotato di poteri (nel futuro distopico più persone hanno sviluppato capacità mentali fuori dal comune, con il progredire anche della tecnologia e come parte naturale dell’evoluzione), visualizza un futuro ulteriore oltre la linea temporale del concept. Un futuro in cui avverrà una guerra totale fra le varie persone, i militari, i governanti e i robot. Essi saranno tutti parte in causa di una rivolta che porterà sicuramente dei cambiamenti radicali. Questa rivoluzione farà cadere, non si sa per quanto, il potere del Nuovo Ordine Mondiale.
Come descriveresti, invece, la musica su cui si regge la trama?
Siamo fondamentalmente un duo che suona progressive e metal, ma all’interno di un concept e di diverse storie, atmosfere mutevoli, situazioni, si è sviluppato un percorso quasi cinematografico che segue il flusso degli event descritti. Nello sviluppo delle varie storie, quindi, si delinea una sorta di colonna sonora. Il nostro sound è concepito come un insieme di vari generi e di varie influenze che hanno contraddistinto sicuramente il mio gusto musicale, ma anche quello di Davide, nel corso degli anni. Dall’ hard rock, il vecchio progressive, al metal nei vari suoi sottogeneri, alla musica cinematografica. Il tema è molto drammatico. È stato naturale, nei punti salienti, dare un’atmosfera più cupa, più profonda e claustrofobica, poiché queste atmosfere e tematiche sono parte integrante del mio gusto e del mio “sentire”.
Sarò sincero, quando ho ricevuto il promo, non conoscevo il gruppo, così, guardando la copertina ho pensato a una band estrema, qualcosa tipo i Melechesh. Ovviamente, dopo pochi secondi di ascolto, ho capito di aver preso un abbaglio. Ma come si inserisce la copertina all’interno del concept?
Nella copertina viene ritratto un soldato, i suoi tratti non sono chiaramente distinti, perché volevo rendere questo aspetto della intelligenza artificiale, del soldato e dell’uomo civile, fusi insieme. All’interno del concept, queste figure sono quasi indistinte, sono esclusivamente esecutrici di compiti. Quello che vedi, appunto, è la figura di un personaggio che compie una missione per conto del Nuovo Ordine Mondiale.
Avete intenzione di proporre il disco dal vivo appena sarà possibile?
La natura complessa del disco, la presenza di diversi vocalist, l’auspicabile utilizzo di video e effetti luce, sono elementi che contribuiscono a rendere complicata l’esecuzione dal vivo in questo momento… È molto più probabile, che l’attività live di questa band, per quanto mi riguarda, verrà intrapresa solo nel momento in cui realizzeremo il secondo disco. Dovranno esserci tutte le condizioni ideali, perché valga la pena intraprendere un discorso live ben organizzato. La situazione nei locali, le location in cui esibirsi, la formazione ideale da portare dal vivo in primis, sono punti essenziali. Non voglio lasciare nulla al caso!
