Husqwarnah non è un nome facile da scrivere e da pronunciare, ma siamo certi che diventerà in breve familiare a tutti coloro i quali amano le sonorità death metal old school che strizzano l’occhio soprattutto, ma non solo, alla scuola svedese. Abbiamo contattato il cantante Maurizio Caverzan e il bassista Lorenzo Corno per farci raccontare qualcosa sull’album d’esordio “Front: Toward Enemy” (Fuel Records / Reborn Through Tapes Records / Anubi Press / DNR Music Agency).
Ciao ragazzi, direi di partire dalla parte più complicata: il vostro nome! Cosa significa Husqwarnah?
Stavamo cercando qualcosa che richiamasse il nostro amore per il death svedese (anche se la composizione non è incentrata sulla mera scena scandinava) il famoso “chainsaw sound” e subito ci è venuta in mente la nota marca di motoseghe, moto cross, ecc… Abbiamo poi scoperto che la nota marca in passato costruiva i moschetti per l’esercito svedese. Penso non ci sia bisogno di aggiungere altro.
Il vostro amore per la Svezia è facilmente intuibile ascoltandovi, ma perché avete scelto proprio l’old school swedish death metal come forma di espressione? C’è un qualcosa nel vostro sound che non è riconducibile alla scuola svedese o vi siete attenuti in modo fedele a quei dettami?
In realtà le influenze non sono solo svedesi e legate esclusivamente alla scena nordica e all’abuso di HM2. Molti riff richiamano anche la scena americana più marcia, quella floridiana a cui siamo molto legati e quella olandese. Il disco è stato inizialmente concepito per un abuso estremo di HM2 sulle chitarre e un basso fretless molto ritmico, più su in stile Blood Incantation che scuola Obscura, Beyond Creation. Successivamente in fase di produzione abbiamo svoltato per sonorità più canoniche ma non esclusivamente riconducibili allo swedish death metal.
Domanda a bruciapelo: Stoccolma o Göteborg?
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Passiamo al vostro album di debutto, “Front: Toward Enemy”, come e quando è nato il disco?
Il disco è stato scritto nel periodo precovid. Alcune tracce sono state suonate in alcuni show selezionati, tra cui il concerto di debutto, in apertura agli Asphyx, nostri personali idoli. Poi è successo quello che tutti sappiamo e siamo stati costretti a registrare una parte degli strumenti in studio e una parte in casa, a causa delle restrizioni dovute al lockdown. La fase di mix, master e produzione è stata affidata a Carlo Altobelli del Toxic Basement Studio nell’estate del 2020.
Al momento avete realizzato due singoli – “Vigo” e “Screams From The Cellar” – che, guardando la tracklist, rappresentano il centro dell’album. E’ un caso che siano stati estratti quei due brani piazzati in quella posizione o effettivamente possiamo considerali il cuore del disco e pertanto quelli più rappresentativi da utilizzare come biglietto da visita?
Assolutamente sì, pensiamo che siano due ottime anticipazioni e racchiudono ciò che è l’essenza, la semplicità e la genuinità del progetto.
I due singoli sono accompagnati dalle illustrazioni di Roberto Toderico, mentre la copertina dell’album è stata firmata da Luca Solomacello. Come mai avete optato per un approccio visivo differente per singoli e album?
Per la copertina abbiamo pensato a qualcosa di più visionario e dettagliato e più ispirato alle tematiche e sonorità del disco mentre per quanto riguarda invece i singoli volevamo una grafica molto più cruda ma altrettanto efficace che rappresentasse il concept di ogni singolo brano. Entrambi sono due artisti italiani notevoli, siamo fieri e grati di averli avuti in squadra.
Da grande fan dei Rush non ho potuto che apprezzare la vostra versione di “Dreamline”, brano estratto da uno dei dischi dei canadesi, a mio avviso, più sottovalutati. Come è nata questa cover?
Il nostro bassista oltre ad essere un fanatico del trio canadese è anche un addetto ai lavori nell’ambito musicale. Un giorno durante una giornata promozionale ha avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Mikael e uno dei primi discorsi è stato appunto in merito ai Rush. L’idea di omaggiare la band è sempre stato un sogno per lui e dopo la scomparsa di Neil Peart abbiamo scelto di realizzare questo tributo e di contattare Mikael Stanne, il quale ha subito accettato la proposta.
Nel pezzo,xappunto, compare Mikael Stanne (Dark Tranquillity, In Flames, Hammerfall), come è stato lavorare con lui?
Mikael ha accettato immediatamente la proposta inviandoci immediatamente le tracce vocali della cover: è uno degli artisti più gentili con cui siamo entrati in contatto.
Avete in programma un release show e delle date a supporto del disco?
Al momento abbiamo un release party fissato per il 10 dicembre al Legend Club di Milano. Assieme a noi ci saranno Cocaine Kamikaze e Ural. Per il futuro stiamo pianificando qualcosa di interessante che sveleremo nei prossimi mesi…
