Questa volta la nostra collaborazione con Metal Underground Music Machine ci ha fatto incontrare i Madvice, autori di recente del secondo album della loro carriera, “Under the Burning Sky” (Nova Era Records).
Benvenuti, vi ho scoperto qualche anno fa in occasione del vostro esordio discografico, “Everything Comes to an End”. Come è stato accolto quel disco da addetti ai lavori e ascoltatori?
Asator: Il nostro “Everything Comes to an End” ha ricevuto molti apprezzamenti da parte dei recensori (recensioni tutte molto positive tranne una). Abbiamo avuto anche un buon incremento di numero di fan, segno che il disco è stato apprezzato anche dal pubblico.
Devo dire che, durante i live di promozione dell’album, abbiamo avuto sempre ottimi riscontri.
Mentre, voi siete ancora soddisfatti di quel disco?
Maddalena: Come tutti i dischi “precedenti” e, soprattutto, come tutti i primi dischi, ci sarebbero mille cose che non faresti più, o che faresti in un altro modo, o che avresti voluto suonare meglio, o che avresti voluto produrre meglio. Ma poi ti rituffi nel contesto e nel periodo nel quale hai fatto quel disco, e ti convinci che non avresti potuto far meglio, semplicemente perché in quel momento era così che doveva venir fuori, per tutta una serie di motivi. Abbiamo voluto fortemente quel disco, nonostante le nostre disillusioni musicali e la stanchezza nei confronti delle attuali dinamiche del mondo underground, contornate da una serie di difficoltà nel portarlo a termine, vogliamo particolarmente bene ad “Everything Comes to an End” e sì, ne siamo ancora molto soddisfatti!
Quanto siete cambiati voi come persone in questi anni, non proprio semplici, e quanto questo ha influito sulla band?
Maddalena: Purtroppo, situazioni come quella che abbiamo vissuto e che ancora stiamo in parte vivendo, non possono non lasciare tracce negative. Volendo rimanere in tema musicale, tanti gruppi non hanno resistito e si sono sbriciolati, ma fortunatamente noi siamo riusciti a non farci scalfire troppo da questa cosa, e abbiamo portato avanti lo stesso i nostri programmi, seppur con ovvio ritardo. Non aveva senso pubblicare un disco quando si aveva la certezza di non poter suonare dal vivo, e quindi abbiamo aspettato pazientemente.
“Under the Burning Sky” è il titolo scelto per il vostro ritorno: che significato date a queste parole?
Asator: “Under the Burning Sky” è un album incentrato sulla ribellione di Lucifero e sul fallimento della razza umana e la sua conseguente estinzione. Il cielo che arde è il preludio della guerra per detronizzare Dio e annientare la sua creazione preferita. L’uomo è visto come un parassita di madre Terra, per questo deve sparire.
Come sono nati i nuovi brani?
Asator: Le idee principali vengono da Maddalena, che è in tutto e per tutto la nostra mastermind. Oltre a scrivere i riff portanti, pensa già ad una struttura e ha sempre ben chiaro come deve suonare il pezzo. Generalmente ci propone già una base strumentale strutturata e comprensiva di batteria, per darci un’idea di ciò che ha in mente. Dopodiché io mi occupo delle voci e delle lyric e ognuno pensa all’arrangiamento del proprio strumento.
La copertina, disegnata da Toderico, ha dei toni molto oscuri, quasi in contrasto con il bianco dominate del predecessore. Ha un significato particolare questa scelta oppure avete lasciato libera scelta a Roberto?
Asator: Quando è stato il momento di pensare a una copertina, mi sono fatto una bella chiacchierata con Roberto per spiegargli di cosa parlavano le lyric e per fargli capire l’atmosfera che volevamo ottenere. Tutto il resto è farina del suo sacco, noi gli abbiamo dato carta bianca e lui non ci ha deluso!
“Quelli uguali non contano” salta all’occhio nella tracklist per il titolo in italiano, che mi dite di questo brano?
Maddalena: “La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano”, citazione dell’immenso Luciano De Crescenzo. Cercavamo un titolo insolito, per un brano insolito; quel pezzo è uno strumentale di circa due minuti partorito da Raffaele (Lanzuise, bassista), e proprio a lui è venuta l’idea di omaggiare De Crescenzo dedicandogli il titolo.
Ci sono dei pezzi che avete escluso, invece, dalla tracklist definitiva?
Maddalena: No, nella nostra fase compositiva, ad un certo punto, abbiamo deciso di fermarci e di concentrarci sulla produzione vera e propria dei pezzi. Abbiamo pensato che fosse meglio fare un disco più breve, più leggero e digeribile (termini poco adatti ad un disco death metal, ma rendono l’idea). Meglio lasciare l’ascoltatore con la voglia di averne ancora un po’ che rischiare una ridondanza.
Promuoverete il disco dal vivo?
Asator: In realtà abbiamo già iniziato a promuovere il disco suonando dal vivo. Non abbiamo la palla di cristallo e non possiamo sapere cosa succederà nel prossimo futuro tra guerra e pandemia, quello che posso dirti è che, situazione mondiale permettendo, abbiamo intenzione di fare tutti i concerti che possiamo nei prossimi mesi!
